Capitolo 57.

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Appena mi asciugo il volto, Pietro esce dal bagno.

<<Tutto bene?>> chiede sorridendo, vedendomi davanti al lavandino.

Annuisco, seguendo poi il ragazzo fino al nostro tavolo. Mi siedo al mio posto e riprendo a chiacchierare e ridere, dimenticando per qualche istante quello che è accaduto poco fa. Spero vivamente che il dolore sia solo dovuto allo sforzo, non ho la minima intenzione di rovinare questa magnifica giornata.

Per circa mezz'ora tutto va alla perfezione, senza altri imprevisti. Quando ormai mi convinco di star bene, il dolore si presenta di nuovo.
Inizia da un semplice fastidio, tramutandosi poi in una vera e propria tortura.

In pochi secondi, sento la testa andare letteralmente a fuoco e il mio stomaco in subbuglio. Cerco di resistere il più possibile, ma il dolore diviene talmente intenso da togliermi il respiro.

Tento di apparire il più naturale possibile agli occhi degli altri, ma sento la febbre aumentare a dismisura.

Nessuno si accorge di quello che sta succedendo, neanche Andrea e Maia.
Comincio lentamente a perdere le forze, fino a sentirmi svenire. Non riuscendo più a resistere, mi volto dolorante verso Andrea.

Il mio amcio sta tranquillamente chiacchierando con gli altri, sensa neanche accorgersi del mio sguardo su di lui. È così bello vederlo finalmente felice, non posso rovinare tutto questo. Con una mano stringo la tovaglia del tavolo, mentre sento delle gocce di sudore scorrere lungo la mia fronte. Esito per qualche minuto, poi però prendo coraggio. Mi dispiace davvero, ma devo avvertirlo prima che la situazione peggiori ulteriormente.

<<Andrea...>> sussurro con un filo di voce, sperando di essere sentito solo da lui.

La confusione del locale e, sopratutto, del nostro tavolo, sembra coprire la mia voce. Andrea, però, fortunatamente riesce a sentirla lo stesso.

<<Dimmi Giova.>> risponde a voce bassa, voltandosi nella mia direzione e sporgendosi lievemente verso di me.

Prendo un grande respiro, portandomi poi una mano alla fronte e strizzando le palpebre.

<<M-mi sento male...>>

Il viso di Andrea cambia improvvisamente, trasformandosi in un espressione colma di paura e preoccupazione.

<<Cosa?>> chiede con voce tremante il ragazzo, alzando un po' la voce, sperando di aver capito male.

<<La testa...mi sta scoppiando...>> mi lamento con voce strozzata per colpa del dolore, trattenenedo un gemito e respirando affannosamente.

Il ragazzo al mio fianco sembra non sapere cosa fare, osservandomi con gli occhi spalancati e la bocca lievemente aperta.

Mentre mi concentro per scacciare la terribile emicrania, sento improvvisamente un forte senso di nausea. Poggio una mano sulla mia bocca, piegandomi in avanti con la schiena. Mi viene da rimettere.

<<Andre, accompagnami in bagno...mi vien da vomitare...>> lo avverto, poggiando una mano sul mio stomaco e continuando a premere l'altra sulla mia bocca.

Il mio amico si salza di scatto dalla sedia e mi aiuta a fare lo stesso. Tutti i ragazzi si accorgono di noi e restano in silenzio, capendo che ci sia qualcosa che non vada.

<<Che succede?>> chiede Maia preoccupata, alzandosi dalla tavolata.

<<Giovanni. Si sente male.>>

La voce di Andrea e fredda, distaccata. Nel suo tono si può sentire tutta la sua paura.

Mentre ci dirigiamo verso il bagno, tutti iniziano a parlottare tra di loro.
La ragazza ci segue insieme a Giorgio, anche lui preoccupato.

Appena entriamo nella stanza, mi inginocchio davanti al water e vomito. Sento la gola bruciare e leacrime scendere lungo le guance per quanto sforzo sto impiegando per rimettere.

Andrea si abbassa alla mia altezza e mi sorregge la testa, poggiandomi una mano sulla fronte in un gesto istintivo. Intanto Maia e Giorgio ci raggiungono.

<<Dovremmo chiamare un ambulanza?>> domanda il ragazzo ad Andrea, osservando la scena dalla porta.

Lui, appena finisco, si alza in piedi.
<<No, aspettiamo.>>

<<Aspettiamo cosa? Che la situazione si aggravi ancora di più?>> esclama Maia, aiutandomi a tirarmi su.

Io non commento, non ne ho le forze. La mia voce sembra non riuscire ad uscire dalla gola, come se qualcosa la blocchi. Nel frattempo, la testa mi sta esplodendo, non riesco neanche a ragionare. Gli altri continuano a discutere sul da farsi, lasciandomi poggiato ad un muro, in balia del dolore.

Mentre le loro voci cominciando ad alzarsi di tono, diventando quasi urla, una fitta più forte delle altre mi fa contorcere dal dolore. Gridando, afferro i miei capelli con forza e mi lascio scivolare a terra, poggiando la schiena a un muro.

Tutti e tre vengono velocemente verso di me, preoccupati più che mai. Continuo a gridare, non ce la faccio più.

Andrea si inginocchia accanto a me e poggia una mano sulla mia fronte. Impallidisce quando si rende conto della effettiva temperatura.

<<Chiamo un ambulanza, voi cercate di tranquillizzarlo.>> dice poi, prendendo il cellulare.

<<Giova...andrà tutto bene.>> sussurra prima di alzarsi in piedi.

Esce dal bagno. Fuori dalla porta ci sono tutti gli altri.
Maia e Giorgio cercano di farmi tranquillizzare, invano.

Ho paura.

Paura che questa serata debba essere l'ultima.

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