Capitolo 23.

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<<Scusate ragazzi, devo andare.>> dice Giovanni prendendo lo zaino e dirigendosi verso l'uscita.

<<Come mai tutta questa fretta?>> chiedo stupita.

Senza rispondere continua a camminare.

<<Giova...>> lo chiama Andrea, raggiungendolo.

<<Devi parlarne anche con lei...>> aggiunge poi sussurrando.

<<No...non ora...>> risponde il ragazzo allo stesso modo.

Andre si volta verso di me, sospirando. Lo guardo perplessa e preoccupata.

Giovanni, poco prima di uscire, poggia una mano sullo stipite della porta e abbassa il capo, inarcando leggermente la schiena. Scuote la testa come per riprendersi e, senza aggiungere altro esce dall'aula.

Perchè ho l'impressione  che Giovanni non voglia parlarmi?

Dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio esco dalla classe insieme ad Andrea.

...


<<No Maia, ti ho già detto di no...>> esclama Andrea mentre cerco di convincerlo a dirmi quello di cui parlava con Giovanni.

<<Perfavore...voglio saperlo!>> lo imploro.

Mi guarda infastidito. Continuo a pregarlo di parlare, invano.

<<Domani ne parlerà anche con te.>>

Mi rassegno all'idea di dover aspettare.

Percorriamo il corridoio e usciamo fuori dall'edificio. Mentre chiacchieriamo, ci avviciniamo al mio scooter e noto Giovanni, poco distante, accanto al suo motorino.
È poggiato ad un auto vicino a lui con una mano sulla fronte. Quando mi vede sorride, mi saluta con un gesto della capo e sale sul suo mezzo. Mette in moto.

<<Hey... Maia ci sei?>> chiede Andrea sventolandomi una mano davanti agli occhi e non notando l'amico.

<<Si si, andiamo.>> rispondo sorridendo.

Mentre stiamo ancora parlando, le nostre voci vengono sovrastate da un fortissimo boato. Alcuni ragazzi davanti alla scuola corrono verso la strada e noi, incuriositi, ci avviciniamo per capire cosa sia successo.
Da quel poco che riusciamo a vedere da dietro la folla che si è creata, capiamo che sia un incidente.

<<Andiamo Andrea, è solo un incidente...>> dico impressionandomi e non volendo vedere la scena.
Non ho mai amato la vista del sangue e il forte frastuono fa intuire che l'impatto sia stato davvero disastroso.
Faccio per allontanarmi, ma mi accorgo che Andre non mi stia seguendo, è ancora li. Torno da lui.

Entrambi cerchiamo di vedere in qualche spiraglio, tra le persone, ma è tutto inutile.

<<Oh Dio ma quello non è lo scooter di Giovanni!?>> esclama improvvisamente una ragazza accanto a noi, alzandosi sulle punte.

Andrea si paralizza, sussurrando una bestemmia sottovoce. Inizia a farsi strada tra la folla sgomitando e spingendo chi lo circonda. Io lo seguo tremando, sperando con tutto il cuore che non sia il nostro amico.

Non è detto che sia quel Giovanni, certamente non sarà l'unico dell'istituto ad avere questo nome...

Sulla strada c'è una macchina ammaccata con il parabrezza distrutto e un motorino a terra.
Qualche metro distante dal mezzo c'è un ragazzo, sdraiato sull'asfalto, con attorno altri tre o quattro ragazzi.
Andiamo verso di loro.
Più mi avvicino e più mi sembra Giova.

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