Capitolo 58.

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<<Amore...ti prego, resisti.>> mi supplica Maia, prendendomi per mano e posando l'altra sul mio viso.
Pulisce le mie guance dalle lacrime, spostando poi un palmo sulla mia fronte e controllando ancora la temperatura. Non riesco ad interpretare la sua espressione, ma sento la testa scoppiare. La temperatura si sta alzando sempre di più.
Nonostante questo, vorrei poterla tranquillizzare, ma non ci riesco.
Quando provo a schiudere le labbra sento solo la gola secca, riuscendo ad emettere solo qualche lamento.

<<Giorgio, va dagli altri e vedi cosa decidono di fare. Dobbiamo agire in fretta, stare entrambi qui non serve a niente.>> ordina Maia con estrema fredezza, senza mai lasciare il mio volto.

Il ragazzino annuisce e esce fuori dal bagno, ma sull'uscio viene travolto da Andrea.

Andrea's pov

Prendo il telefono e esco dal bagno, chiamando subito l'ospedale. Sento tutta la responsabilità della situazione sulle mie spalle, come se io sia l'unico a poter risolvere il problema.

"Manderemo un ambulanza appena potremo, non possiamo prometterle che arriverà immediatamente. Ci dispiace." si scusa una voce gentile e calma dall'altra parte del telefono, mentre sento la rabbia esplodere dentro di me.

Batto un piede contro il pavimento, ringhiando contro la donna.

"Cosa?! No! Non possiamo aspettare!"

"Immagino signore" sussurra la vocina "ma c'è stato un terribile incidente su una autostrada in cui sono state coinvolte molte persone. La maggior parte delle nostre ambulanze sono occupate e qui al pronto soccorso c'è il caos totale."

Bestemmiando, torno verso il bagno, scontrandomi sbadatamente con Giorgio.

"Abbiamo bisogno di un'ambluanza ora, tra poco sarà troppo tardi!" dico praticamente gridando e aiutando il ragazzo a rialzarsi.

"Mi dispiace, non possiamo fare nulla ora come ora." ribadisce ancora l'infermiera.

"Senta, vaffanculo!" esclamo chiudendo la chiamata.

Con le mani tra i capelli, bestemmio ancora. Siamo tutti fuori dal locale, a parte Maia e Giovanni.

<<Giovanni sta sempre peggio. La febbre sale sempre di più, ormai non ragiona neanche più.>> ci informa Giorgio, con voce tremante. <<Che si fa?>>

<<Andiamo in macchina, è l'unico modo.>> risponde Matteo, attendendo i consensi degli altri.

<<Ma non riusciremo mai ad arrivare in tempo!>> dice Federico.

<<Voi avete alternative?>> chiede Mauricio prendendo le chiavi della sua auto.

Nessuno apre bocca.
Hanno ragione, la nostra unica possibilità è di arrivare in tempo in ospedale. Giovanni non resisterà ancora a lungo.

Dopo aver deciso come dividerci nelle macchine, torno velocemente nel ristorante.
Entro nel bagno sotto gli sguardi confusi del resto dei clienti, avvicinandomi a Giovanni.

Maia, appena si accorge della mia presenza, lascia la mano del ragazzo e indietreggia, dandomi spazio.
Avvolgo le spalle di Giovanni con un braccio, posizionando l'altro sotto le sue ginocchia. Lo sollevo delicatamente dal pavimento, prendendolo in braccio. Sento il suo peso scaricarsi su tutto il mio corpo, senza però provocarmi nemmeno una minima difficoltà nel trasportarlo.
È sempre stato molto leggero, ma solo ora che è tra le mie braccia noto quanto il suo corpo sia più esile rispetto a prima della malattia. Tutto questo l'ha distrutto, consumato dall'interno.
Nessuno dovrebbe mai vivere una cosa simile, quanto meno un ragazzo di soli diciott'anni.

Mentre esco dal bagno, lo sento lamentarsi e singhiozzare. Mugola qualcosa di incomprensibile, probabilmente sta delirando per colpa del dolore.

<<A-andrea...>> sussurra con voce piangente, osservandomi con gli occhi socchiusi e stringendo i denti.

Dio, non riesco a vederlo così!

<<Tranquillo Giova, presto starai meglio.>> rispondo sforzando un sorriso, stringendolo con più forza contro di me.

Non riesco neanche ad immaginare quanto male stia provando. Il suo cuore batte all'impazzata, ma il suo respiro sembra ormai quasi inesistente.

Poco dopo perde definitivamente le forze, poggiando pesantemente la testa contro il mio petto.

<<Giova!>> sussulto, spaventato che possa essere già troppo tardi <<Ti prego... ti prego, devi resistere ancora qualche minuto...>> sussurro, mentre sento le lacrime formarsi nei miei occhi e il respiro farsi molto più affannato.

Per quanto possibile, accellero il passo. Mi precipito fuori dal locale, osservando gli altri ragazzi e incitandoli a sbrigarsi.
Mauricio apre subito lo sportello posteriore della sua auto e mi aiuta a posare Giovanni.

<<Poverino...è così pallido...>>

Delicatamente passa una mano nei suoi capelli bagnati dal sudore, osservandolo con sguardo colmo di tenerezza.

Appena Maia ci raggiunge all'esterno, si siede vicino a Giova, sollevandogli la nuca con cura e poggiandola sulle sue gambe. Piangendo sipenziosamente gli accarezza i capelli, ignorando tutto ciò che accade intorno.

Dopo aver velocemente spiegato quello che sta succedendo a dei dipendenti del risorante accorsi all'esterno, tutti saliamo nelle auto: io, Maurizio, Maia e Giova in una macchina e Pietro, Luca, Giorgio, Federico e Matteo nell'altra.

Per tutto il tragitto mi volto più volte verso i miei due amici, seduti sui sedili posteriori. Maia è disperata e Giova sembra non farcela più. La ragazza continua a ripetergli parole dolci, di conforto, ma che sembrano non arrivare alle orecchie di Giovanni, il quale ha ripreso a lamentarsi e gridare.

Non so cosa fare, sono nel panico.
Non posso fare niente per aiutarlo, posso solo restare ad osservare la scena, senza agire.
Mi poggio al sedile con le mani allacciate dietro il collo, sospirando sonoramente.

Perdonami Giovanni, ti avevo promesso che sarebbe andato tutto bene.

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