Capitolo 28.

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Mi sporgo materasso e lo abbraccio, cercando di essere più delicata possibile. È difficile stringerlo mentre è sul questo letto, ma avevo troppo bisogno di averlo tra le mie braccia. Sorridendo mi accarezza i capelli e si poggia a me.

<<Mi sei mancato da morire!>> esclamo senza staccarmi da lui.

<<Anche tu, era da tantissimo tempo che aspettavo questo giorno.>> risponde allo stesso modo, abbracciandomi ancora più forte.

Sorridendo lo lascio e mi siedo sul materasso, accanto a lui.
Andrea prende una sedia e si avvicia a noi.

<<Allora...alcuni tuoi compagni mi hanno detto che va meglio e che ti stai riprendendo!>> esclama Andre entusiasta, sorridendo all'amico.

Sa bene che non è così, ma di certo quello di cui ha bisogno ora Giova è un po di ottimismo.

Il ragazzo sorride debolmente e scuote la testa lentamente, abbassando lo sguardo.

<<Non cambia un cazzo...>> sussurra.

<<Cioè?>> chiedo, perplessa.

<<Da quando sono qui non fanno altro che riempirmi di medicine e cose simili, ormai non riesco neanche a stare in piedi sulle mie gambe...>> risponde con gli occhi lucidi e osservando i palmi delle sue mani, tremanti.

<<Ma non per questo perdo le speranze. La meningite è una malattia grave, è vero. La mia, oltretutto, è di tipologia batterica e non è stata diagnosticata immediatamente, ma esistono cose molto peggiori e, credetemi, qui ne ho viste tante...>> aggiunge poi stringendo le dita in pugni e guardandoci sorridendo, cercando di nascondere il luccichio nei suoi occhi.

<<Di questo non avevamo dubbi, sei sempre stato forte e di certo non sarà una stupida malattia a fermarti!...>> afferma Andrea poggiando una mano sulla sua spalla.

Trascorriamo il resto della serata a  parlare del più e del meno: scuola, amici...
Alle sette in punto la madre di Giovanni torna nella stanza con due pizze e ci offre la cena.

<<Non conoscendo i vostri gusti ho preso due semplici margherite, spero vadano bene.>> dice sorridendo e poggiando i due cartoni su un tavolino accanto al letto di Giovanni.

<<Vanno benissimo. Grazie mille.>> ringrazia Andrea, seguito subito dopo da me.

Lei sorride ancora, aprendo le confezioni.
<<Figuratevi ragazzi, nessun problema.>>

Iniziamo a mangiare, continuando a parlare del più e del meno.

<<A che ora avete il treno?>> domanda improvvisamente Giova, voltandosi verso me e Andre.

<<Alle dieci. Speriamo solo di beccare subito un taxi qui fuori.>>

<<Ci sono comunque autobus praticamente ogni minuto e i biglietti possono essere fatti a bordo. Non preoccupatevi, non lo perderete sicuramente.>> ci rassicura la donna, sorridendo.

Ricambiando il gesto, mi volto ancora verso Giovanni.
Il ragazzo osserva la pizza con aria quasi disgustata...eppure devo ammettere che sia molto buona.

<<Andrea puoi finirla tu per me? Non mi va...>> chiede all'amico, porgendogli la sua fetta.

La madre subito lo fulmina con lo sguardo, cercando di non farsi notare da me e da Andre.

<<Ehm...ok...>>

Andrea ovviamente non rifiuta, sorridendo all'amico e non notando lo sguardo della donna.

Lei non dice nulla, continuando a mangiare la sua pizza in silenzio.
Probabilmente Giovanni ha chiesto di proposito ad Andrea di mangiarla, sapendo che la madre non glielo avrebbe impedito.

Mi chiedo solo perché non l'abbia apprezzata...

Alle otto un'infermiera ci informa che l'orario delle visite è finito e che dobbiamo andare via.

<<Torneremo il prima possibile.>> lo saluto sorridendo e abbracciandolo.

<<Ciao, alla prossima!>> aggiunge Andrea sorridendo e seguendomi fuori dalla stanza.

Giovanni ci saluta con un gesto della mano, osservandoci con sguardo triste. Come vorrei poter restare molto più tempo con lui...Deve sentirsi così solo...

<<Ciao ragazzi! Grazie ancora per essere venuti!>> ringrazia la madre del ragazzo, al posto del figlio.

Entrambi usciamo, chiudendo la porta alle nostre spalle.

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