Capitolo 64.

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Mentre osservo il paesaggio mi distraggo, isolandomi dal resto del mondo. La vista è stupenda.
Gli alti palazzi di Milano risplendono alla luce del primo sole del mattino, mentre le strade cominciano a popolari di persone.
Tutti sono impegnati in qualcosa di importante, che non è importante per niente. Chi si sta recando a lavoro, chi magari a prendere un treno...
Tutti immersi nei propri pensieri; rivolti a genitori, figli, amici, parenti...
Tutti hanno quella persona a cui, appena svegli, rivolgono il primo pensiero.

Ora come ora, quella persona per me è Giovanni.
La stessa persona che ho accanto a me in questo momento, ma che non ho il coraggio di guardare.
La paura mi sta divorando. Il terrore di ciò che potrei vedere mi ha paralizzato davanti a questo vetro.

A riportarmi alla realtà è la voce di Maia, fredda e spaventata.

<<Andrea...>> sussurra con un filo di voce.

Mi volto lentamente verso di lei, sospirando e chiudendo gli occhi. So cosa sta per dirmi, lo sento.

<<G-giovanni...n-non si sveglia...>> aggiunge mentre una lacrima le riga il viso.

Purtroppo avevo ragione.

Lei si allontana di qualche passo e io mi avvicino velocemente al letto.

<<Giova...non ora, ti prego!>> esclamo sollevandogli la testa, mentre le lacrime scorrono silenziose sulle mie guance.

Giovanni resta immobile, non da segni di vita.

<<Andrea...non respira! Giovanni non respira!>> aggiunge lei impanicandosi, singhiozzando e coprendosi il volto con le mani.

Correndo esco dalla stanza e chiamo un dottore, che si precipita nella camera con altri tre medici.
Mentre due di loro vanno verso il letto, gli altri ci trascinano fuori dalla porta.

<<Dovete uscire, non potete restare qui dentro.>> dice uno cercando di convincerci.

Ovviamente noi due non ci spostiamo di un millimetro, avevamo detto che non l'avremmo mai lasciato solo e cosi sarà.

Maia però, vedendo che il ragazzo non si sveglia, cede e si accascia a terra, in preda alla disperazione.
Uno dei due medici l'aiuta ad alzarsi e l'accompagna fuori.

Le lacrime scorrono lungo il mio viso, mente mi divincolo dalla presa di uno dei medici.

Io non mi do per vinto. Avevo promesso a Giovanni che non sarebbe morto, gli avevo promesso che non glielo avrei permesso.

Riesco ad avvicinarmi di qualche passo, paralizzandomi quando vedo il medico premere il polso di Giovanni per alcuni secondi e scrollare il capo.

<<Battito?>> domanda un dottore all'altro, insieme a molte altre domande che non giungono alle mie orecchie.

<<Assente.>> risponde l'uomo, poggiano il braccio del mio migliore amico sul materasso.

<<Non possiamo fare nulla...>> afferma ancora voltandosi verso di me <<È deceduto da circa un ora.>> aggiunge scuotendo ancora il capo e allontanandosi dal letto.

Spalanco gli occhi e indietreggio incredulo, poggiandomi al muro e scivolando contro di esso fino a finire a terra. Il dottore che prima cercava di mandarmi via si avvicina a me e, gentilmente, cerca di convincermi ad uscire. Non lo ascolto, restando con lo sguardo nel vuoto. Da quel momento tutte le voci e i suoni arrivano alle mie orecchie come dei ruomori ovattati, mentre nella mia testa si ripete la frase " è deceduto".

E' finita.

Giovanni è morto.

...

I dottori staccano tutte le spine dei macchinari e si allontanano dal letto. Io esco dalla camera, ancora incredulo.

Maia's pov

Lo vedo uscire dalla stanza in quelle condizioni e mi avvicino a lui tremando e singhiozzando.

<<È finita?>> sussurro, con la voce rotta dal pianto.

Andrea non risponde. Inizia a piangere disperatamente, singhiozzando e annuendo. Anch'io comincio a piangere, stringendomi a lui.

Perché!? Perché, tra tante persone, proprio Giovanni!?

Nel mentre mi torna in mente quello che è accaduto poche ore prima.
Quando mi sono svegliata alle quattro, lui stava morendo. Ecco perché avevo quella strana sensazione. Se solo l'avessi capito prima. Avrei potuto aiutarlo e magari ora sarebbe ancora in vita. È colpa mia.

Con le mani tremanti afferro il telefono e compongo il numero di Giorgio. Risponde quasi immediatamente.

<<Hey Maia, dimmi.>> dice con voce assonnata.

<<G-giovanni...è morto...>> sussurro singhiozzando.

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