Capitolo 14.

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Apro la porta senza far rumore e mi avvicino al suo letto. Sta ancora dormendo, accoccolata sotto le coperte. Sorridendo dolcemente, le do un bacio sulla fronte, cercando di non svegliarla.

Improvvisamente sento dei rumori alle mie spalle e mi voltò verso il corridoio, vedendo mia madre che mi sorride e mi fa cenno di uscire dalla camera.

<<Oggi Anna non va a scuola, ieri era stanca e ho deciso di farla riposare...>> mi informa, osservando mia sorella e richiudendo la porta della sua cameretta.

<<D'accordo... devo andare ci vediamo questo pomeriggio!>> la saluto, scendendo le scale e andando verso la porta di casa.

<<Ciao! E buona fortuna per la verifica!>> mi risponde lei, senza però scendere al piano sottostante.

Esco velocemente dall'appartanento e mi catapulto a scuola con il motorino.
Non sono mai stata così entusiasta di andare al liceo, ma l'idea di vedere Giovanni mi rende allegra.

Parcheggio davanti all'istituto, guardandomi poi attorno e notando il mio amico seduto sui gradini davanti all'edificio. Scorre velocemente lo sguardo tra le parole di un libro di scuola, senza curarsi minimamente di ciò che gli accade attorno.
Mi avvicino per salutarlo, sorridendo.

<<Buongiorno. Cosa studi di bello?>> chiedo sedendomi accanto a lui e guardando il libro che ha tra le mani, poggiato sulle ginocchia.

<<Ripasso inglese...>> mi risponde freddamente, senza alzare lo sguardo e continuando a leggere.

Nel sentire il suo tono di voce corrugo la fronte, confusa. È completamente diversa da quella gioiosa di ieri, sembra appartenere ad un'altra persona.

<<Tutto ok?>> domando, non vedendolo come al solito. C'è qualcosa che non va.

Il ragazzo sembra risquotersi, sollevando lo sguardo verso di me e rivolgendomi un sorriso triste.

<<Certo. Sto benissimo.>> risponde, provando a sembrare normale.
No, non ci siamo. Ha una voce troppo strana.

<<Sicuro di stare bene?>>chiedo ancora.

Anniusce e torna a sfogliare le pagine.

La nostra conversazione viene interrotta dal suono della campanella. Tutti gli alunni si precipitano davanti all'entrata, ammassandosi nell'atrio.
Io e Giovanni saliamo insieme fino al secondo piano, senza rivolgerci neanche una parola.
La mia mente viene torturata da centinaia di domande, mentre più volte mi volto ad osservare il viso del ragazzo, che mi appare sempre più insolito.

Ci fermiamo davanti alla mia classe, esitando entrambi dal salutarci.

<<Buona fortuna con il compito! ci vediamo a ricreazione, ok?>> mi sorride, sfregando una mano contro il mio braccio.

<<Mh mh, a dopo!>> esclamo salutandolo e entrando nell'aula.

Mi siedo al mio banco, osservando i miei compagni completamente nel panico. La mia mente però viaggia in un altra corsia dalla loro, troppo presa dalla curiosità di sapere cos'abbia Giovanni. Sinceramente non so se sia giusto preoccuparsi così tanto, dopotutto lo conosco solo da un giorno. Magari l'eccezione è avvenuta ieri e non oggi. Forse, solitamente, lui è sempre così distaccato e serio.

<<Forza ragazzi, separate i banchi.>> ci ordina la prof mentre consegna i fogli.

L'ora, stranamente, trascorre molto rapidamente. Fortunatamente riesco a finire tutti gli esercizi della verifica senza troppi problemi, suggerendo anche qualcosa ai miei compagni.

Le ore successive passano molto più lentamente, pur se io ho solo e unicamente pensato ai cavoli miei.

Finalmente, terminate le due ore, suona la ricreazione. Mi precipito immediatamente fuori dall'aula per cercare Giovanni e informarlo che la verifica è andata benone, ma non lo trovo da nessuna parte. Nella sua classe non c'è e neanche nei dintorni della mia. Speravo che almeno mi aspettasse invece di andarsene in giro per la scuola.

Poco dopo, mentre scendo le scale verso il piano terra, incrocio un ragazzo moro che mi sembra di aver già conosciuto. Dopo istanti di riflessione, ricordo di averlo visto spesso chiacchierare proprio con Giovanni. Non so se frequenti la sua classe, ma magari puoi aiutarmi. Mi avvicino a lui, domandogli se sappia dove sia il mio amico.

<<Non so, credo sia in giardino.>> risponde lui vagamente, alzando le spalle e proseguendo per la sua strada.

Lo ringrazio e ricomincio a scendere velocemente i gradini.
Perché mai Giovanni è andato in giardino? Come si aspettava che lo trovassi li?

E se volesse proprio stare lontano da me?

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