Capitolo 12.

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Sorridendo mi porge il mio zaino, che riempio con i libri su cui stavamo studiando prima di essere interrotti.

Usciamo di casa e torniamo sul mio scooter, ma questa volta lascio guidare lui. Ha giurato di conoscere un posto perfetto per starsene tranquilli.

Viaggiamo per circa venti minuti, attraversando l'intero paese e dirigendoci verso le campagne.

<<Manca poco, siamo quasi arrivati.) Mi informa voltandosi lievemente verso di me, mentre attraversiamo una strada costeggiata da alti pini.

Pochi minuti dopo parcheggia il motorino accanto ad un muretto, aspettando che scenda e bloccandolo con il cavalletto.

Davanti ai nostri occhi si estende un enorme prato, con al centro di esso un unico albero.

<<Più tranquillo di così non si può...>> commento osservando il paesaggio e sorridendo, mentre Giovanni mi si affianca.

<<Da ragazzino venivo qui con i miei amici per giocare a calcio. Certo, a quel tempo era un posto più curato, ma tutt'ora resta comunque affascinante.>> mi racconta, malinconico.

Ci sediamo sull'erba, all'ombra della quercia. Con questo totale silenzio, riusciamo a studiare tutto, senza interruzioni o problemi vari.
Per la prima volta mi sento pronta per una verifica, Giovanni sa spiegare la matematica alla perfezione. Probabilmente sono stata anche agevolata dal fatto che io sono bravissima ad ascoltarlo parlare, ma questi son dettagli.

<<Fatto! Visto che non era poi così tanto da studiare?>> afferma, sorridendomi e chiudendo il libro .

<<Avevi ragione.>> ammetto annuendo <<Grazie Giovanni.>> aggiungo. Se non fosse stato per lui non sarei mai riuscita a studiare tutto, avrei preso l'ennesima insufficienza. Gli devo molto.

Il ragazzo mi risponde con un gesto della mano, seguito da un "non c'è di che".

Soddisfatti, ci sdraiamo sotto quel grande albero, godendoci la quiete.

Un suo profondo sospiro attira la mia attenzione, facendomi voltare verso di lui. Resto immobile ad osservarlo per molti istanti, visto che il ragazzo ha gli occhi chiusi e non può comunque notarmi. Non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi lineamenti perfetti e dai suoi capelli scompigliati. Le ragazze avevano ufficialmente ragione, è stupendo.

In quel momento, la mia contemplazione viene interrotta da un trillo. Mi squilla il cellulare e Giovanni, sentendo il suono, si volta verso di me. Per qualche istante restiamo a guardarci negli occhi, imbarazzati, a pochi centimetri l'uno dall'altro. Rossa dalla vergogna, prendo il telefono dalla tasca dei pantaloni e lo avvicino all'orecchio.

<<Mamma, cosa c'è?>> chiedo sbuffando.
Ha interrotto un momento perfetto. 

<<Anna...è con voi?>> domanda preoccupata, con un filo di voce.

Corrugo la fronte, confusa dalla domanda.

<<No, credevo fosse a casa.>> rispondo sollevandomi dall'erba e restando seduta.

<<Io e tuo padre la stiamo cercando da un' ora, non è da nessuna parte!>> esclama lei disperatamente, con chiara ansia nella voce.

<<Calmati, deve essere per forza nei dintorni... avete controllato in giardino?>>

Sentendo quelle parole, anche Giovanni si solleva da terra e ascolta la mia telefonata, capendo che ci sia qualcosa che non va.

<<Ovvio, abbiamo anche chiamato le mamme di tutte le sue amiche più strette...>> mi informa.

Mi passo una mano sul viso, riflettendo su dove si possa essere cacciata. Perché mai sarebbe dovuta uscire?

<<Vuoi che torno a casa?>> chiedo.

<<Aspet...>>
Mia madre non riesce a finire la frase che mio padre grida che è scappata e che ha trovato un biglietto sulla scrivania.

<<Mamma, noi la cerchiamo in città, voi controllate vicino casa. Per caso ricordi cosa indossava?>>

<<Si, se non sbaglio portava una maglietta rossa. Oltretutto manca anche il suo zainetto, quindi credo che lo abbia con lei.>>

<<Va bene, a tra poco.>> rispondo chiudendo la chiamata.

<<Cos'è successo?>> chiede Giovanni preoccupato.

<<Mia sorella è scappata di casa, probabilmente per colpa dei litigi dei miei genitori.>> racconto al ragazzo, guardandolo negli occhi.

<<Dobbiamo cercarla!>> esclama subito lui, balzando in piedi.

<<E dove vorresti andare? Il paese non è poi così piccolo, potrebbe essere ovunque!>> rispondo poggiando la testa contro il tronco dell'albero e sospirando.

<<Non vorrai già arrenderti!>>

<<No, ovvio che no!>>

<<Allora cosa stiamo aspettando, andiamo!>> esclama tendendomi la mano. La afferro poco convinta. Sarà molto difficile trovarla.

Riprendiamo il motorino e torniamo al paese, guardando ovunque.
Mentre ripercorriamo per la centesima volta la strada principale, inizia a piovere.
Dalla giornata più soleggiata del mese,  oggi è passata ad essere la più fredda.

Notando un gruppo di ragazzi che chiacchierano davanti ad un parco decidiamo di chiedere un aiuto. Parcheggio lo scooter e ci avviciniamo correndo.

<<Scusate. Avete per caso notato in giro una bimba mora con una maglietta rossa e uno zainetto blu?>> chiedo parlando velocemente per colpa della preoccupazione.

Tutti si guardano tra di loro ma nessuno dice nulla.

<<Vi prego è da più di un ora che la cerchiamo, siamo molto preoccupati!>> dice Giovanni alzando la voce.

Una ragazza esclama: <<Io ho visto una bambina così, camminava da sola lungo i vialetti del parco.>>

...

Corriamo lungo le stradine brecciate, cercandola da ogni parte. Mentre rallentiamo per riprendere fiato, sento la pioggia aumentare e indosso immediatamente il cappuccio. Io fortunatamente porto una felpa, ma lui ha solo una maglietta a maniche corte.

<<Giovà torna a casa, la cerco io. Con questa pioggia finirai con l'ammalarti!>> cerco di congedarlo, fermando la nostra corsa sfrenata.

<<Non importa, voglio aiutarti!>>

Non insisto e continuo a osservare tutte le panchine e tutte le persone che passano.

Dopo circa mezz'ora, notiamo in lontananza una bimba sdraiata sotto un albero con accanto uno zainetto blu e ci catapultiamo da lei. Appena arrivo li davanti la riconosco e la stringo fortissimo a me.

<<Ciao sorellina! Perché piangi?>> domanda lei preoccupata.

<<Anna! Non lo fare mai più!>> esclamo continuando ad abbracciarla e asciugandomi le lacrime.

<<Eravamo preoccupati! Perchè sei uscita da sola?>> chiede Giovanni avvicinandosi e inginocchiandosi a terra.

<<Perchè mamma e papà litigavano e non mi ascoltavano!>>

<<Le persone che si vogliono tanto bene litigano spesso, più urlano e più si amano.>> dice lui accarezzandole i capelli.

Nel mentre io chiamo immediatamente mia madre e le do la buona notizia.

Buongiornissimo!!! Kaffèèèè????
Oggi pubblico presto (per modo di dire) visto che più tardi non posso.
A questo pomeriggio con il prossimo capitolo!

-Silvy

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