Capitolo 10.

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<<Ma buonasera!>> 

Mentre sto ancora osservando la mia amica, sento alle mie spalle una voce che già conosco molto bene. Sorridendo mi volto verso di lui, trovandomi il suo smagliante sorriso a pochi centimetri di distanza.

<<Ci incontriamo proprio ovunque! Cosa fai, mi stalkeri?>> chiedo ridendo, tirandogli un pugnetto su una spalla.

Anche lui ride, cercando di evitare il mio colpo.

<<Bhe, in realtà credevo che tu oggi dovessi studiare per una verifica...>> risponde poi, scrollando le spalle.

Subito dopo quella frase, tutta la mia gioia sbiadisce. Possibile che l'unico suo pensiero sia la scuola? Quanta gente dovrà ancora ricordarmi del compito di domani?

<<Ma porco il cazzo! Voi non pensate ad altro che alla scuola!?>> sbotto, alzando gli occhi al cielo e sbuffando.

Sul volto di Giovanni compare una espressione più seria, pensierosa. Storce leggermente la bocca, mentre annuisce .

<<Effettivamente in questo periodo penso solo a questo, mancano meno di due mesi all'esame.>> risponde, sempre con un tono incredibilmente calmo. Più ci parlo e più ne resto affascinata: sembra davvero un bambino. Tanto ingenuo quanto dolce, con quello sguardo sempre innocente e sereno. Lui, vedendomi incantata, sorride e inclina leggermente il capo in avanti, muovendo una mano davanti ai miei occhi.

<<Si...hai ragione! Che palle!>> affermo riscuotendomi e sedendomi su una panchina alle mie spalle, poggiando la testa sullo schienale. Giovanni si siede accanto a me, continuando ad ossevarmi.

<<Ti piacciono le sorprese?>> esordisce improvvisamente, dopo avermi guardato per molti istanti senza parlare.

<<Bhe, si...certo.>> rispondo ovviamente, sorridendo confusa.

<<E i regali?>> chiede, voltandosi ancora di più verso di me e mostrandomi ancora quel suo splendido sorriso.

<<A chi non piacciono i regali!>> affermo ridacchiando, con aria esasperata, cercando di capire a cosa voglia arrivare.

<<Bene, allora sappi che se prenderai la sufficienza nel compito di domani ti farò un regalo... a sorpresa!>> promette, poggiandosi una mano sul petto.

<<...un regalo a sorpresa...?>> domando perplessa. Ora sono ancora più convinta che nel suo animo si nasconda quello di un'undicenne.

<<Si, insomma un regalo che non ti aspetti...a sorpresa!>> spiega gesticolando animatamente come solo lui sa fare.

<<Perchè, quando ti fanno un regalo tu sai già cosa sia?>> provo a metterlo in difficoltà, trattenendo le risate.

<<In realtà no...dai hai capito il senso, stai solo cercando di mettermi a disagio!>> risponde Giovanni ridendo. Rido anch'io, contagiata da lui.

<<Quindi...ci stai?>> continua poi porgendomi la mano, come per stringere un patto.

Torno seria, pensando a quanto realmente sia fottuta per domani.
Esito qualche istante, poi scrollo il capo e la spingo indietro.

<<No...sono già le cinque non riuscirei mai a studiare in tempo.>> rispondo, sconsolata.

Il ragazzo sorride ancora, prendendo la mia frase come una sfida.

<<Allora ti aiuto io! Sono o non sono il "Signor Genio della Matematica"?>> si esalta, riallungando il braccio verso di me.

Ci fissiamo per un po', senza dire nulla. Sorrido, non so bene se per il fatto che abbia trovato davvero carino il fatto che si sia offerto per aiutarmi o perchè vedere il suo viso mi faccia quest'effetto. Lui annuisce, spostando gli occhi sulla sua mano per qualche istante, come per incitarmi ad accettare.

<<Va bene, ci sto!>> esclamo allora convincendomi, stringendogli la mano e sorridendo.
Anche lui sorride, soddisfatto. Ha vinto.

<<Conosci un posto tranquillo dove studiare?>> chiede poi, lasciandomi la mano e guardandosi intorno.

<<Si...a casa mia non dovrebbe esserci nessuno...>> rifletto, pur non trovandola un'idea poi così buona. Sembra davvero che io ci stia provando con lui.

<<A c-casa tua? Va bene dai, andiamo.>> accetta, alzandosi in piedi, un po' in imbarazzo.

Subito ci incamminiamo verso il parcheggio in cui ho lasciato lo scooter e, quando ormai siamo li davanti, vengo colta da un dubbio.

<<Ma tu sei venuto a piedi o con il furgone?>> chiedo

<<A piedi...>> risponde, corrugando lievemente la fronte.

<<Perfetto!>> esclamo prima che possa chiedere qualsiasi cosa, salendo sul motorino e porgendogli un casco.

Lui resta immobile a guardarmi e balbetta qualcosa di incomprensibile, abbassando poi lo sguardo sul casco. Poverino, lo sto davvero mettendo troppo in imbarazzo.

<<Cosa fai, non vieni?>> domando ridendo, osservando l'espressione buffa che gli si è dipinta sul volto.

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