Capitolo 62.

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Giovanni's pov

Andrea inizia a piangere e mi abbraccia. Piango anch'io, più che altro perchè desideravo regalarglielo subito dopo essere uscito dall'ospedale...magari in quel prato, sotto quell'albero in cui ridemmo e studiammo per un intero pomeriggio.

Maia's pov

Torno nella stanza dopo qualche minuto e li vedo mentre si abbracciano. Appena si dividono, faccio cenno agli altri di venire. Tutti entrano e si precipitano subito da Giovanni, salutandolo e abbracciandolo.
Cercano di sdrammatizzare, ridendo e scherzando. Questa probabilmente sarà l'ultima volta in cui vedremo Giova ridere. È così bello, e il suo sorriso è stupendo.
Come può un ragazzo essere stroncato a soli diciotto anni da una malattia?
Come si può accettare di dover morire?
E poi, come farò senza poterlo vedere ogni giorno? Come farò a non sentire più la sua voce? Come faro senza poter sentire il sapore delle sue labbra e vedere i suoi splendidi occhi? Io ho bisogno di lui, come anche tutti gli altri, soprattutto Andrea. Chissà come starà male i primi giorni senza lui, non riesco e non voglio neanche immaginarlo.

Per circa un ora i ragazzi restano dentro la camera, ma verso le tre decidono di tornare in hotel. Si, hanno affittato delle stanze per poter passare la notte qui a Milano. Ci hanno pregati di chiamarli, qualunque cosa accada. Prima di andar via, tutti ci abbracciano. Giorgio si sofferma più degli altri con Giovanni, dopo tutto è il suo vecchio compagno di stanza. Ha paura di perderlo, tanto quanto me e Andrea.
<<Ti voglio bene, Giova.>> sussurra mentre è ancora stretto a lui.
<<Non dimenticarti mai di me.>> risponde Giovanni, stringendolo più forte e sorridendo.
<<Come potrei.>> risponde l'altro, dividendosi e asciugandosi una lacrima.
Tutti i ragazzi escono dalla stanza, consapevoli del fatto che questa sia l'ultima volta in cui lo vedranno.
Io, Andre e Giova siamo di nuovo soli, in questa maledetta camera d'ospedale. Nessuno osa parlare, ognuno è immerso nei suoi pensieri.
<<Resterete qui per tutta la notte?>> domanda Giovanni rompendo il silenzio, con voce tremante.
Ha paura di ciò che gli accadrà e per quanto si sforzi di non darlo a vedere gli è impossibile.
<<Certo, non ti lasceremo solo neanche per un secondo.>> risponde Andrea avvicinandosi all'amico e accarezzandogli la schiena.
Il ragazzo sorride, senza però sollevare lo sguardo.
<<Ragazzi...davvero non so come ringraziarvi..>> inizia con un filo di voce, palesemente in difficoltà.
<<Giovanni, non serve ringraziarci ancora.>> lo rassicuro, non riuscendo a vederlo cosí in difficoltà.
Lui mi tranquillizza con un gesto della mano, riprendendo fiato e facendomi capire di potercela fare.
Non lo interrompo.
<<Vi ho costretto a viaggiare e stare lontani dalle vostre famiglie per giornate intere, solo per colpa di questa maledetta malattia. L'unico favore che vi chiedo è quello di...godervi tutti i giorni successivi alla mia morte, voglio vedervi felici. Io non ho potuto godermi i miei diciotto anni, ma voi siete ancora in tempo. Mi sento un idiota a fare questo discorso da vecchietto ultra novantenne...ma io ho solo bisogno di vedervi allegri. Tutto qui.>>
Pronuncia questa frase ansimando e interrompendo il discorso più e più volte, quasi come se non avesse più aria nei polmoni per proseguire.

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