Capitolo 21.

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Appena entro nella mia classe, la prima cosa che noto sono le mie compagne sedute vicino al mio banco, che parlottano tra di loro. Nel vedermi varcare la porta, si voltano tutte ad osservarmi.

<<Hey Maia!>> mi chiama Erica, facendomi un cenno con la mano per dirmi di avvicinarmi. 

Tentennante, mi incammino nella loro direzione. Chissà cosa vorranno ora...
Poggio lo zaino a terra e il mio giubbino sulla sedia, ascoltando poi cosa abbiano da dire le ragazze.

<<Ma cosa è successo ieri con il ragazzo del 5^H? Dicono che un prof vi abbia trovati appartati nel bagno...>> indaga Federica, ammiccando e guardandomi con sguardo malizioso.

Strabuzzo gli occhi, mentre tutta la mia insicurezza si tramuta in sconvolgimento.

Chi ha sparso questa voce!? 

<<Ma che stai dicendo!?>> esclamo sconcertata <<Non è successo assolutamente nulla tra me e Giovanni!>>

<<Ah no? E come mai ne tu ne lui siete usciti da scuola al suono della campanella?>> mi chiede un'altra del gruppo, ridendo insieme alle sue amiche.

Sbuffo nervosamente, passandomi una mano sul volto e pensando a quanta altre gente nella scuola possa aver sentito questa versione storpiata di cosa sia successo ieri.

<<Se davvero quello che sappiamo noi no è vero, allora ci dici cosa è successo?>> domanda Silvia, incuriosita di sapere la verità.

Non vorrei che tutta la scuola sapesse quello che è accaduto, ma non voglio neanche che si spargano strane voci su di me e Giovanni. Sono costretta a dire la verità, sperando che al mio amico non dia fastidio.

Mi siedo al mio banco, sospirando ancora.

<<Giovanni ieri si è sentito male e, visto che io lo stavo aspettando per uscire insieme da scuola, sono stata l'unica che se ne sia accorta. Un altro ragazzo ci ha aiutati, ed è stato lui ha chiamare il professore di italiano.>> spiego assumendo un tono estremamente serio, riassumendo brevemente la nostra "avventura".

Le mie compagne mi osservano stupite, probabilmente non aspettandosi minimamente che la verità fosse questa. 

<<Abbiamo dovuto chiamare un'ambulanza, ma sembra che ora lui stia bene.>> concludo <<E' questa l'unica verità, tutto qui. Se proprio dovete spettegolare fatelo, ma almeno evitate di spargere cazzate.>> 

Detto questo, allontano tutte le ragazze dal mio banco, senza aggiungere altro. Hanno già sentito troppo a parer mio.

Dopo neanche un minuto, la professoressa entra in classe e comincia a fare lezione.
Le prime ore passano tranquille, nessuna interrogazione o verifica fortunatamente.

A ricreazione, appena esco in corridoio, incrocio Giovanni e Andrea. Tutti e tre, insieme, ci sediamo sulle scale.

<<Non ne posso più con lo studio, finirà prima o poi tutto questo!?>> sbotta Giova, poggiando un gomito su un ginocchio e sorreggendosi la testa con una mano.

<<Certo caro Giovanni, ma dopo arriverà il vero inferno...la maturità!>> rispondo io, stringendo la testa tra le mani e sospirando.

L'esame di stato si fa sempre più vicino, molti dei miei coetanei sono già sommersi dalle paranoie e dall'ansia. Giovanni è uno di questi, al contrario mio.

Mentre io e lui ci disperiamo, tra sospiri e lamentele, Andrea ride e si gusta la sua merenda.
Almeno l'anno prossimo toccherà anche a lui.

Mentre sono intenta a parlare con i miei amici, vedo Silvia uscire dalla mia classe.
La ragazza, notandomi, si avvicina a noi.

<<Hey Maia, vieni fuori con noi?>> chiede lei insieme ad un gruppetto di ragazze, osservando Andrea e Giovanni con la coda dell'occhio.

Non ho molta voglia di andare il cortile con loro, quanto meno dopo l'episodio di qualche ora fa.
Per non essere scortese, però, sono costretta ad accettare.

<<Si, arrivo subito.>> rispondo, voltandomi verso i miei due amici  e vedendo Giovanni che mi fa cenno di andare.

Andrea, invece, ha gli occhi puntati su Silvia. Sembra starla studiando con lo sguardo.

Saluto entrambi i ragazzi e raggiungo le mie compagne, che stanno già scendendo le scale.

Per tutta la ricreazione restiamo sedute su una panchina del giardino, a chiacchierare del più e del meno. Come avevo previsto, trascorro tutto il tempo ad ascoltare le loro inutili lamentele su qualsiasi cosa.
Mi sarei divertita molto di più se fossi restata con Andrea e Giovanni, loro si che sono simpaticissimi.

Andrea's pov

Osserviamo Maia allontanarsi e scendere le scale. Quando ormai è al piano sottostante al nostro, Giovanni sospira e si passa una mano tra i capelli con fare esasperato.
Ho notato già da prima che oggi ha un comportamento strano, sembrerebbe in ansia per qualcosa.

Sarà solo l'esame che lo preoccupa?

<<Perchè mi fissi?>> chiede il mio amico, perplesso, mentre io addento il panino.

Alzo le spalle e ingoio il boccone.
<<Nulla, pensavo...>>

<<Oggi sembri...strano. Sicuro che vada tutto bene?>> domando poi, lievemente preoccupato.

Dopo quello che è successo ieri...

Giovanni esita un momento e sospira.

<<No...>> mugula, alzandosi dai gradini e salendo le scale.

<<Dove vai?>>

<<In classe, non ho più fame.>> dice gettando il resto della sua focaccia nel cestino.

Come pensavo, c'è qualcosa che non va.

Lo seguo velocemente, cercando di raggiungerlo.

<<Si puó sapere cos'hai?>>

<<Niente...>> risponde senza voltarsi e continuando a camminare.

<<Non credere di cavartela con una risposta del genere.>> affermo bloccandolo, prima che entri in classe.

<<Ora non voglio parlarne...te lo diró dopo...>>.

Ha lo sguardo serio, quasi triste.
Non insisto, non voglio assillarlo. Aspetteró la fine della scuola per chiedergli spiegazioni.

Maia pov

Mentre sono in classe, aspettando l'arrivo del professore, vedo Andrea in corridoio che mi fa cenno di uscire.

<<Più tardi devo parlarti...>> sussurra quando mi avvicino.

Inizialmente lo guardo perplessa, poi annuisco e torno nella mia aula.

Quando qualcuno ti dice "ti devo parlare" ti vengono in testa le idee più strane. Dovró resistere alla curiosità per due ore.

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