Capitolo 60.

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Ancora sconvolto, torno a sedere sulla sedia. Stringo le palpebre e passo una mano tra i miei capelli, sospirando e trattenendo le lacrime che si stanno formando all'interno dei miei occhi.

Non voglio perderlo!
Ho bisogno di lui! Dei suoi sorrisi, dei suoi abbracci e della sua voce!
È il mio migliore amico, l'unica persona che ho sempre avuto accanto, in tutti questi anni.

Come posso anche solo concepire una vita senza di lui?

Luigi si avvicina a me e si ferma a pochi metri di distanza, poggiando una mano dietro il suo collo e spingendo il gomito in avanti.

<<Andrea...>> sussurra con voce chiaramente tremolante, attirando la mia attenzione.

Prende ancora qualche istante, prima di continuare a parlare.

<<Non so cosa sia successo, davvero... da alcuni giorni aveva cominciato a star meglio e a recuperare le forze, contro ogni aspettativa. Avevamo programmato un'altra visita per domani, in modo da capire se la situazione fosse in qualche modo migliorata. Mi dispiace, non avrei mai immaginato che potesse di nuovo sentirsi male. Nessuno di noi poteva aspettarsi una ricaduta così rapida.>> spiega sedendosi accanto a me e portandosi una mano alla fronte.

Sembra così... sconvolto. Possibile che possa essersi legato così tanto a Giovanni in pochissimo tempo?

Strizzo le palpebre con ancora piu forza, scuotendo la testa disperatamente e tornando in piedi.

Non voglio restare qui per un minuto in più. Ho bisogno di aria, di spazio. Ho bisogno di poter riflettere da solo per un po', di riordinare le idee e di rendermi effettivamente conto di ciò che stia accadendo.

Mentre passo accanto ai miei amici, li avverto con un sussurro: <<Vado a cercare Maia, torno subito.>>

Esco dall'ospedale sotto gli sguardi dispiaciuti e colmi di apprensione dei ragazzi, ma fortunatamente a nessuno viene in mente di seguirmi. L'andare a cercare Maia era l'unica scusa che potessi prendere per poter uscire dall'edificio indisturbato, senza preoccuparli ulteriormente.
E poi, in ogni caso, devo davvero trovare la mia amica.

Fortuna vuole che, appena metto piede fuori dall'ospedale, trovo proprio lei davanti a me. È seduta sul marciapiede, perfettamente davanti all'entrata. Ha il volto coperto dalle mani e piange singhiozzando, nascondendo la sua tristezza tra i palmi. Mi siedo accanto a lei e rimango ad osservarla, inerme, riflettendo su cosa sia giusto dire o fare per poterla aiutare.

Passa qualche istante prima che si accorga di me e la mia presenza sembra infastidirla molto.
Alza lievemente il volto dalle mani, giusto quanto basta per permettere che le parole che sta per rivolgermi possano essere comprese.

<<Andrea ti prego va via!>> esclama aggressivamente, con la voce rotta dal pianto.

<<Io non ti lascio, ne ora e ne mai.>> rispondo dolcemente, capendo la sua collera e avvicinandomi ancora di più a lei.

<<Per favore! Non merito nessuno, sono una persona orribile.>>

La guardo perplesso.

<<Lui è li dentro che soffre e emana i suoi ultimi respiri e io sono qui, a piangere come un idiota.>>

<<Maia, non devi essere perfetta per tutti, basta essere speciale per qualcuno. Giovanni ti ama, e ti amerà per sempre, ma una cosa che non ha mai sopportato è il vederti soffrire. Lui non ha bisogno di nessun altro, solo di te. Preferisce il tuo sorriso alla sua vita, e scommetto che farebbe di tutto per vederlo in questo istante.>> rispondo asciugandole una lacrima.

Sorridendo teneramente si alza in piedi e mi tende la mano.
<<Giova ha bisogno di entrambi, non solo di me. Le amicizie migliori sono quelle di cui non ricordi neanche l'inizio.>> dice aiutandomi ad alzarmi.

Si, so che è corto ma più tardi aggiorno, promesso. <3

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