Capitolo 25.

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<<Voglio andare da lui...voglio stargli accanto...>> sussurrò singhiozzando e stringendomi ad Andrea <<Ho bisogno della sua voce...del suo sorriso...>> 

Sento le lacrime scorrere lungo le mie guance, mentre il ragazzo accanto a me si abbandona ad un profondo sospiro.
Siamo in un angolo della classe e io sono rannicchiata contro di lui. Andrea circonda le mie spalle con un braccio, stringendomi a se con forza.

La ricreazione non è ancora terminata, quindi l'aula è completamente vuota. Perfino la professoressa è in corridoio a chiacchierare con i suoi colleghi.
Abbiamo scelto di rimanere nella stanza perché entrambi abbiamo un estremo bisogno di restare nel silenzio e nella tranquillità, lontano da tutte le voci che girano su quello che è accaduto al nostro amico. Quello che è successo ha sconvolto tutti. La meningite non è una malattia comune e, soprattuto, è spaventosamente contagiosa.

<<Non possiamo vederlo...non ancora. La malattia è ancora in stato contagioso, rischieremo di ammalarci anche noi...>> mi risponde appunto il ragazzo, accarezzando la mia schiena con una mano.

<<E quando potremo vederlo?...>> chiedo con voce tremolante, sollevando il viso verso l'alto e incrociando i suoi grandi occhi verdi.

Prova a rassicurarmi, accarezzandomi una guancia e sorridendo teneramente.

<<Presto...molto presto...>> 

La campanella suona, le lezioni riniziano. Andrea mi aiuta ad alzarmi e poi fa per andarsene, ma io lo fermo, trattenendolo per un braccio.

<<Non lasciarmi sola...resta con me.>> sussurro, asciugandomi le lacrime.

<<Non posso, lo sai.>>
Scrolla il capo, sorridendomi e accarezzandomi i capelli.

Salutandomi esce dalla classe, incamminandosi verso la sua aula con la testa china e le mani in tasca. Lo osservo allontanarsi, mentre torno a sedere al mio banco.

Si vede che anche lui ci sta molto male. Cerca di tranquillizzarmi, pur essendo lui il primo ad aver bisogno d'aiuto. 

Continuo ad asciugarmi le lacrime, che sembrano non essere minimamente intenzionate a smettere di scorrere sul mio viso. Come è possibile che, anche se conosco Giovanni da pochissimo, mi sia già affezionata a lui così?


...



Fortunatamente le ultime due ore passano abbastanza velocemente, anche se non riesco a distrarre i miei pensieri da Giovanni. Molto spesso l'insegnate mi richiama, chiedendomi di restare concentrata sulla lezione. Vorrei che fosse nei miei panni. Neanche lui ci riuscirebbe, ne sono più che certa.

Ben presto sono fuori dall'edificio, ad aspettare Andrea. Mi fermo su un muretto, poggiandomi ad esso e vedendo il ragazzo avvicinarsi a me con sguardo perso e distratto.
<<Andrea!>> richiamo la sua attenzione, sollevando una mano e sventolandola in aria.

Lui alza lo sguardo, notandomi e sorridendo debolmente.
<<Come stai?>> chiedo appena si avvicina a me, poggiando entrambe le mani sulle sue spalle. 

Scrolla il capo, riabbassando lievemente lo sguardo.

<<Bene...credo...non so...>> balbetta insicuro, passandosi una mano sul viso con fare turbato.

Annuisco, pur sapendo che la risposta sia un "no". Credo che lui e Giovanni siano proprio legati. Vedendolo così stanco e confuso, decido di non soffermarmi troppo a parlargli. Prima di salutarlo, lo prego di chiamarmi non appena avrà notizie dall'ospedale.

Lui lo promette, annuendo e sorridendomi.



...



Appena rientro a casa, mi dirigo velocemente verso la mia stanza. Passo davanti alla cucina, sperando vivamente che mia madre non mi noti.

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