Capitolo 29.

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Fortunatamente, proprio come aveva detto la madre di Giovanni, troviamo subito un pullman per la stazione.
Mi siedo vicino ad un finestrino, attendendo che il mio amico si posizioni accanto a me.
Nel tragitto ascolto un po' di musica con Andrea, dalle sue cuffiette.
Osservo gli alti palazzi della città, con la vista abbagliata da tutte le luci che ci circondano. Non sono abituata a vedere tutti questi locali, bar e così tanti ragazzi in giro. Nel nostro paese a quest'ora non si trova neanche un'anima viva.

<<Bella Milano...vero?>> mi domanda Andrea, notandomi così incantata dal paesaggio.

<<Magnifica...>> rispondo con aria sognante <<Ho sempre desiderato visitarla...ma di certo non in queste circostanze...>>

Lui sospira, osservando come me il finestrino.

<<Mi fa così pena Giova...non riesco a vederlo così...>> quasi sussurra, rattristandosi.

Annuisco, anch'io nella sua stessa situazione.

Appena arriviamo alla stazione scendiamo dal bus, trovando il nostro binario e sedendoci su una panchina ad aspettare il treno. Dopo circa un'ora lo sentiamo arrivare, posizionandoci entrambi vicino alla linea gialla disegnata sul pavimento.

Il viaggio, come previsto, ha la stessa durata dell'andata. Nessun problema e nessun imprevisto, fortunatamente.

Appena torno a casa, stanchissima, mi butto sul divano.
Sento mia madre scendere le scale, avvicinandosi poi a me.
Riconosco che sia lei dai suoi passi sul parquet, essendo molto delicati e quasi impercettibili.

<<Allora, com'è andata?>> chiede, sedendosi sulla piccola parte di sofà che non occupo con il mio corpo.

<<Bene...>> rispondo sospirando e fissando il soffitto.

Lei mi accarezza dolcemente la nuca, capendo che non stia dicendo la piena verità.

<<Sicura?>> domanda.

Sbuffando mi alzo in piedi, innervosendomi.

<<Si!>> esclamo, mentre con passo deciso vado verso le scale.

Salgo i gradini sotto lo sguardo triste di mia madre, che continua ad osservarmi dal divano.

Mi chiudo in camera mia, cambiandomi velocemente e sdraiandomi sul mio letto. Sento mia madre darmi la buonanotte, ma inserisco le cuffiette nelle orecchie e entro nel mio mondo. Mi rannicchio sul materasso, poggiando i palmi sui miei avambracci e stringendoli.
Una lacrima solca il mio volto, bagnando il cuscino sotto la mia testa.
Penso a tutto quando ascolto la musica, non riesco a fare a meno di rivire flashback e momenti sopratutto tristi.
Con la canzone "magic" dei coldplay mi addormento, facendo un' altro dei miei sogni.


...



Questa volta stranamente non è un incubo. Ero seduta su una panchina con accanto Giovanni, Andrea e Silvia, la mia migliore amica. Era tarda sera e mangiavamo un gelato ridendo e scherzando. Mentre avvicinavo il cono alla bocca Giova mi spinse il braccio, facendolo cadere a terra. Ridendo gli tirai un pugnetto sulla spalla e rubai il suo gelato.





...




Mi sveglio con il sorriso speranzoso stampato sul volto, è stato un sogno corto ma, finalmente, felice.
Forse Giovanni guarirà presto...spero sia così.
Mi preparo velocemente e arrivo a scuola, pronta per affrontare un'altra giornata. Ormai è quasi terminato Maggio, e anche i meno bravi cominciano a studiare per l'esame di stato. Io sinceramente non mi sto focalizzando molto sulla scuola, in testa ho altri pensieri. Per esempio ho appena sentito dire da un ragazzo del 5^H che probabilmente bocceranno Giovanni, ha perso troppi giorni. Sono così dispiaciuta per lui, ci teneva tanto a prendere un bel voto. Durante le lezioni abbiamo ricevuto un avviso, da domani la scuola chiuderà per un ulteriore disinfezione e verrà riaperta tra tre giorni. Era già stata fatta una cosa simile pochi giorni dopo la scoperta della malattia di Giova, ma a quanto pare vogliono essere sicuri al cento per cento di non correre nessun rischio.

La mattinata trascorre in fretta e passo il pomeriggio in un centro commerciale con alcune mie amiche.
La sera tardi ricevo un messaggio da Andrea, dove mi chiede di incontrarci. Senza esitare rispondo di aspettarmi al parco.

Cammino per un po' lungo il vialetto brecciato per poi vederlo seduto su una panchina con in mano il cellulare.

<<Ciao Andre.>> lo saluto, sorridendo e sedendomi accanto a lui.

<<Hey Maia...come stai?>> chiede, mettendo via il telefono.

<<Non mi lamento di certo...tu invece?>>

<<Stessa cosa io.>> risponde.
Annuisco, sorridendo ancora e sistemandomi meglio sulla panchina.

<<Cosa dovevi dirmi?>> domando.

<<Allora...oggi sono uscito con alcuni amici e ho conosciuto una ragazza...simpatica, dolce, carismatica, carina...e ho bisogno di qualche dritta.>> risponde sorridendomi, leggermente in imbarazzo.

Annuisco, onestamente felice per lui. Almeno c'è qualcuno che in questo periodo riesce ad avere qualche gioia. 

Incuriosita dal sapere chi possa essere la fortunata, preparo la domanda da porgli nella mia mente, ma lui mi precede.

<<Oltretutto credo che frequenti la tua classe...si chiama Silvia, la conosci?>>

<<Silvia!? Silvia Leonardi?>> chiedo sorpresa, balzando quasi in piedi dalla panchina.

<<Si! Proprio lei!>> esclama Andrea <<E' tua amica?>> 

<<Certo che si, anzi! Non potevi scegliere persona migliore con cui parlarne, sono la sua migliore amica!>> specifico, tornando poi a sedere composta e invitandolo a fare altre domande.

Sono contenta che la ragazza in questione sia proprio Silvia. Almeno so che non ci saranno problemi di gelosie o cose simili, lei è la mia migliore amica. Non potrei mai essere gelosa di lei.

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