Capitolo 43.

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Continuo a stringerla a me, lasciando che si sfoghi sulla mia spalla.
Fa male, tanto male. 
Entrambi sapevamo che questo momento sarebbe potuto arrivare da un giorno all'altro, ma speravamo di non doverlo vivere mai. 

Mai ho provato così paura e così dolore in vita mia e credo che Maia sia nella mia stessa situazione. Giovanni non può lasciarci. Non può e non deve farlo.
Noi senza di lui non sapremmo andare avanti.

Solo dopo una buona mezz'ora riesco a formulare una frase di senso compiuto, continuando comunque a singhiozzare. Non riesco a fermare il mio pianto.

<<M-maia...>> richiamo la ragazza, allontanandola leggermente da me e guardandola negli occhi. Sono rossi, tristi, vuoti. Non riesco a vederla in queste condizioni.

<<Maia andiamo da lui, ha bisogno di noi...>> affermo poi, riscuotendomi dall'iniziale situazione di impotenza. 

Lei annuisce, mentre io mi alzo in piedi e aiuto lei a fare lo stesso.
La stringo a me con un braccio, vedendola così fragile e debole. Sembra non avere neanche più la forza di reggersi in piedi. 

Per quanto io stia soffrendo, non potrò mai comprende cosa provi lei ora. Sta perdendo la persona che ama, non un semplice amico. Maia sta perdendo il suo Tutto.

Mi avvicino all'entrata della sua camera, sospirando. Non sono pronto.
Non sono pronto a rispondere alla sua domanda sul perchè dei nostri pianti.
Non sono pronto a dovergli dire che presto la sua vita terminerà.
Non posso troncare le sue speranze, la sua gioia.
Non ne ho il diritto. Non posso farlo.

Appena apro la porta, dopo molti minuti di tentennamenti, restiamo entrambi paralizzati davanti ad una scena che distrugge istantaneamente i nostri cuori in migliaia di frammenti.

Nella stanza riecheggia un pianto disperato, straziante...quasi come fosse un grido di dolore.

Giorgio sta cercando di tranquillizzare Giovanni, che continua a piangere, tossendo e respirando affannosamente. Le lacrime sgorgano abbondanti dai suoi occhi, mentre tutto il suo corpo è coperto da goccioline di sudore. È in preda ad una vera è propria crisi respiratoria.

Sia io che la ragazza al mio fianco veniamo lentamente distrutti alla vista del nostro amico in queste condizioni. 

Abbiamo sbagliato. Dovevamo allontanarci di più dalla camera prima di iniziare quella conversazione con il dottore. Giovanni ha sentito tutto, dalla prima all'ultima parola.

Subito lascio Maia, in un gesto quasi istintivo, non curandomi di averla abbandonata a piangere sulla soglia.
Mi precipito da lui e lo abbraccio, piangendo. Trema come una foglia. È terrorizzato, agitato...

<<Andrea, non voglio morire!>> grida tra i singhiozzi, stringendosi a me <<...vi prego, non voglio morire!>>

Continua a ripetere queste frasi, con la voce mozzata da un pianto disperato. Il suo respiro è irregolare,  affannato, a tratti anche strozzato.
Anch'io mi lascio andare, smettendo di trattenere i singhiozzi.
Accarezzo la sua schiena, non curandomi della maglietta sudata.

<<No Giova, non morirai...non ti lasceremo andar via...non puoi abbandonarci!>> rispondo con voce tremante, cercando di tranquillizzarlo.

Giorgio si allontana lentamente da noi, anche lui con il volto rigato dalle lacrime. Si siede sul suo letto, continuando a guardare la scena con occhi terrorizzati davanti a tutto quel dolore.

<<Andrà tutto bene Giovanni.>> tento di rassicurarlo <<Io...te lo prometto.>>

Intanto Maia non sa come comportarsi. Si avvicina a noi e continua a piangere disperatamente, fermandosi poi a pochi metri dal materasso. 

<<Maia...cucciola mia...>> la chiama Giova, che fino ad ora non l'aveva notata.

Sciolgo l'abbraccio con il ragazzo e mi scanso leggermente, lasciando che lei si fiondi tra le sue braccia.

Giovanni's pov

<<Giova, io non voglio lasciarti...se morirai...io verro con te...promesso.>> piange, accarezzandomi i capelli alla base del collo.

<<No, questo mai. Hai tutta la vita davanti, con un miliardo di ragazzi pronti ad amarti e...>> affermo, cercando di evitare di singhiozzare ad ogni parola.

Lentamente si stacca dal contatto, lasciando comunque le sua braccia attorno al mio collo.
Mi guarda negli occhi, scrollando il capo. 

<<Giova io non voglio un miliardo di ragazzi, io voglio te...>>

Sorrido tra le lacrime, accarezzandole il volto delicatamente.
Lei mi ama. La ragazza dei miei sogni e innamorata di me.

Le asciugo le guance e la bacio appassionatamente. Sulle nostre labbra ancore unite, cadono numerose delle lacrime che ancora inondano i nostri visi. Il loro sapore amaro si mischia a quello dolce del bacio, rendndolo ancora più straziante. 

<<Ti amo Giovanni...ti amo tantissimo...>> afferma ancora Maia, dividendosi da me e sorridendo tristemente.

<<Anch'io ti amo...>>

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