Capitolo 61.

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Maia's pov

Entrambi torniamo dentro l'ospedale, andando verso gli altri. Giorgio gi raggiunge quasi correndo, fermandosi poi davanti a noi.

<<Luigi ha detto che potete entrare... se volete...>> sussurra il sedicenne, abbassando lo sguardo.

Senza farcelo ripetere due volte, raggiungiamo la porta.
Prima di entrare, io e Andrea ci scambiamo una rapida occhiata, come a darci forza a vicenda. La scena a cui stiamo per assistere ci segnerà sicuramente a vita, ma ne vale la pena.

Varchiamo l'ingresso della stanza, chiudendo poi la porta alle nostre spalle. Nella camera regna l'assoluto silenzio, l'unico suono che si riesce a percepire è quello dell'elettrocardiogramma.

Dopo aver percorso pochi passi verso il nostro amico, il mio cervello mi impone di fermarmi. Vengo colta dalla paura, da vero e proprio panico.
Io non voglio vederlo in queste condizioni. Come ultimo ricordo voglio i sorrisi che rivolgeva a chiunque questa sera, non la paura della morte impressa sul suo viso.
Voglio ricordare le sue labbra rosee che si scontrano dolcemente con le mie, non voglio vederle di un colore violaceo.

Andrea, intuendo ciò che sto pensando, mi afferra la mano e si avvicina coraggiosamente al letto di Giovanni, trascinandomi con sé.

<<Andrea...>> sussurro scrollando il capo, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime <<Non ce la faccio Andrea! Non ci riesco, non voglio vederlo!>>

La disperazione della mia voce fa immobilizzare il ragazzo, che si volta a guardarmi. I suoi occhi scrutano il mio volto, bagnato dal pianto.

<<Maia... abbiamo giurato a Giovanni che saremmo stati al suo fianco fino alla fine...>> mi ricorda con un filo di voce, sorpreso dalle mie parole. 

<<Niente e nessuno mi impedirà di mantenere le mie promesse.>> aggiunge poi con fredezza, quasi in tono aggressivo.

Rivolgo i miei occhi al letto di Giovanni mentre un brivido mi percorre la schiena, rendendomi conto del mio ragionamento estremamente egoista.
Andrea ha ragione. Non è per me che sono qui, ma è per lui, è per il mio ragazzo.

Annuisco, mentre Andre riprende a camminare con me al suo seguito.

Lui è lì, sdraiato su quel materasso, coperto fino al petto e con le braccia posizionate lungo i fianchi.
La sua pelle è pallidissima, di un bianco cadaverico. I suoi capelli castani sembrano più scompigliati del solito e il suo respiro è debole, quasi impercettibile.

Come sempre, due sottili tubi di plastica trasparente sono inseriti nel suo naso. Servono per fornirgli ossigeno, ormai anche respirare gli richiede un enorme sforzo.
Il suo petto si solleva leggermente ma, a parte quello, il suo corpo non compie nessun'altro tipo di movimento.

Non ho mai visto una persona in situazioni simili, in bilico tra la vita e la morte. È orribile.

Lascio la mano di Andrea e poggio la mia su quella di Giova. Neanche a contatto con me da segni di vita, è completamente immobile.

Faccio per spostarla e voltarmi verso Andre, convinta che ormai la sua vita sia agli sgoccioli.
Spero muoia senza accorgersene, non voglio vederlo soffrire ancora.
Con le lacrime agli occhi sollevo la mano, ma lui la riafferra debolmente. Stringe due delle mie dita, come se non riesca a prendere tutto il palmo. Torno a guardarlo e in quel momento vengo catturata dai suoi occhi, quelli che mi hanno fatta innamorare al primo sguardo.

<<Resta...ti prego...>> sussurra con un filo di voce e gli occhi colmi di lacrime, respirando affannosamente.

Facendosi forza, sposta la mano. Afferra saldamente la mia, incrociando le sue dita con le mie e sforzando un sorriso.
Sorrido anch'io e mi asciugo una lacrima. Mi inginocchio li accanto e lo abbraccio aggrappandomi alla sua maglia e poggiando la testa sul suo petto. Sentendomi singhiozzare prende il mio viso tra le sue mani e mi accarezza la guancia con delicatezza, asciugandomi le lacrime. Inclino la testa e mi godo quella carezza, anche se ha la mano fredda come il ghiaccio.

<<Non piangere, non c'è ne motivo.>> sussurra sorridendo teneramente.

<<Non mi perderai mai...io sarò sempre con te.>>

<<...con voi.>> corregge sorridendo ad Andrea.

Andre si asciuga le lacrime con le maniche e tira su con il naso. Giova apre le braccia e lui si fionda tra di esse. Lo stringe fortissimo, tanto che Giovanni sorridendo mormora un "ora mi uccidi".

Restano a fissarsi per qualche istante, sorridendo. Con una scusa esco dalla stanza, informandoli che tornerò tra poco. Voglio che anche gli altri possano vedere Giovanni, almeno per un'ultima volta.

Andrea's pov.

Maia esce dalla stanza e io e Giova restiamo soli.
<<Giovanni...>>

Attiro la sua attenzione. Mi lascio cadere pesantemente su una sedia accanto al suo letto, sospirando.
<<So di non averlo mai detto, ma...ti voglio bene. Non voglio credere a quello che sta accadendo. Non voglio perderti. Io ho bisogno di te, sei il migliore amico che si possa desiderare.>> dico tutto d'un fiato.

Mentre parlo poggio un braccio sul candido lenzuolo, giocherellando con un elastico nero attorno al mio polso.
Giova sorride, consapevole della mia difficoltà nel pronunciare quella frase. Non sono mai stato bravo con le parole.

<<Anch'io ti voglio bene, Andrea.>> risponde sfiorandomi la mano con debolezza.

D'istinto sollevo lo sguardo dalle nostre mani al suo viso, sorridendo teneramente. In passato, forse l'avrei trovato imbarazzante, ma ora stringo la mano del mio amico con estrema attenzione, come se fosse l'oggetto più prezioso che io abbia mai avuto.

Entrambi restiamo in silenzio per qualche istante, prima che Giovanni riprenda a parlare.

<<Andre...ricordi, qualche giorno fa ti chiesi di occuparti di Maia quando io non ci sarò più...>> sussurra, allungando una mano verso destra e frugando nel comodino accanto al suo letto.
Lentamente prende un piccolo oggettino luccicante dal cassetto e lo osserva teneramente. Lo stringe forte nella sua mano e lascia che qualche lacrima scorra lungo le sue guance.
Dopo qualche istante mi prende una mano e poggia l'oggetto sul mio palmo, stringendo le mie dita attorno ad esso.
<<L'ho comprato qualche giorno prima che finissi qui...sarebbe dovuto essere il nostro anello di fidanzamento...>> aggiunge.
Apro lentamente la mano e osservo l'anello. Sottile, d'argento...con incastonato un piccolo smeraldo.
Nel vederlo sento mancarmi il fiato. Un buco si forma nel mio stomaco, provocandomi una sensazione di vuoto improvvisa.
<<N-no Giova...i-io non posso...>> rispondo con voce tremante, porgendogli l'anello e abbassando lo sguardo. Lui immediatamente spinge la mia mano indietro con forza, sorprendomi.
Torno a guardare Giovanni negli occhi.
I suoi iridi chiari, che fino a poco tempo fa trasmettevano gioia e ottimismo, ora erano colmi di tristezza, paura e sofferenza.
Per un momento nella mia mente vaga il pensiero di avere un'altra persona davanti a me, non il mio migliore amico.
Lentamente solleva la schiena, facendomi immediatamente preoccupare. Lo vedo così debole, così fragile. Mi fa tenerezza, ma so bene che è solo il suo corpo ad aver perso le forze, non il suo animo.
Afferro il cuscino su cui era poggiata la sua nuca, sollevandolo e poggiandolo contro la spalliera del letto.
Ho capito al volo ciò che voleva fare.
Avvicino una mano alle sue spalle, aiutandolo a sollevarsi lievemente e poggiarsi.
<<Andrea, portala ovunque vorrà. In montagna...al mare...in una grande città...in un bosco...su un prato a guardare le stelle...>> dice con occhi sognanti e lucidi, anche sa ha chiaramente difficoltà a parlare.
<<...fallo per me.>> conclude asciugandosi una lacrima, ma cercando di sorridere.
Passo una mano lungo il suo avambraccio, sorridendo teneramente e trattendomi dallo scoppiare a piangere.
Sospirando mi avvicino ancora di più, abbracciandolo. Il suo mento si posa sulla mia spalla e lo sento tirare su con il naso, mentre le sue mani si allacciano dietro la mia schiena.
Io, non riuscendo più a contenermi, scoppio a piangere.

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