Capitolo 11.

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<<S-si...arrivo.>> balbetta prendendo il casco dalle mie mani e indossandolo, ma esitando dal salire.
<<Posso guidare io?...>> domanda.

Sorridendo, fingo di essermi offesa.
<<Cos'è, non ti fidi di me?>> chiedo lagnosamente.

<<No no, non è per quello!>>
Lui subito protende le braccia in avanti, chiarendo.

<<Allora poche storie, casa mia è a dieci minuti da qui.>> rispondo con tono serio, ma sorridendo.

Il ragazzo, seppur poco convinto, sale dietro di me e si regge con le mani allo scooter. 

<<Spero per te che tu sappia guidare bene...>> mi sussurra, palesemente preoccupato.

Ridendo alle sue parole, metto in moto. 
Il tragitto dura davvero poco, ma credo che per Giovanni sia trascorso molto più tempo. Ad ogni minimo aumento di velocità, si irrigidiva come un tronco e stringeva con ancora più forza le maniglie di ferro accanto a lui. Che paranoico, non guido poi così male.

Arrivati davanti al mio condominio, gli do le chiavi dell'appartamento e gli dico di entrare in casa mentre parcheggio. Lui accetta senza problemi e apre il portone del palazzo, sparendo poi all'interno.

Mentre ripongo il mio casco nel sellino dello scooter, sento un tonfo venire dalle scale e un imprecazione. Mi avvicino velocemente alla porta, sbirciando.

<<Giovanni! Sei vivo?>> chiedo ridendo, sentendo la sua voce lamentarsi ancora.

<<Più o meno...>> risponde lui, da qualche rampa più in su.

<<Non è colpa mia, sei tu che mi sei venuto contro!>> esclama una vocina acuta, con tono accusatorio.

Conosco bene a chi appartenga.

<<Anna! È la decima volta che fai inciampare qualcuno per le scale!>> rimprovero mia sorella, salendo velocemente i gradini e raggiungendo i due. Trovo Giovanni a terra, aiutandolo poi a tornare in piedi.

<<Non sgridarla,è colpa mia. Non l'avevo vista.>> risponde subito lui sorridendo e massaggiandosi il braccio.

Subito dopo si abbassa all'altezza della bambina, sempre sorridendo.

<<Quindi tu sei Anna, la sorellina di Maia>> mentre parla le scompiglia i capelli.

Lei, ricambiando il sorriso, allaccia le mani dietro la schiena e dondola leggermente con il busto.

<<Si...e tu ti chiami Giovanni?>> 

Lui annuisce. Tornando in piedi, mi segue all'interno dell'appartamento, mentre mia sorella ci fa strada correndo e chiacchierando con il mio amico. Poverino, non sa che non bisogna mai dare troppa confidenza ad Anna, altrimenti poi non ci se ne libera più.

<<Mamma non è a casa ma io sono tornata con il pulmino. Sono brava, vero?>> chiede mia sorella, sorridendo a Giovanni.

<<Si, sei bravissima!>> afferma lui, enfatizzando la frase e facendola sentire soddisfatta.

Anna, ancora più contenta e emozionata, afferra la sua povera vittima per una mano e la trascina verso le scale che portano al piano superiore. Giovanni ridacchia seguendola, non opponendo resistenza.

<<Vieni a vedere la mia cameretta?>> domanda lei dolcemente, votandosi nella sua direzione.

Mentre io sto per rispondere al posto suo con un sonoro "no", vengo preceduta.

<<Certo!>> esclama il ragazzo, salendo la rampa con lei.

Lancio un'occhiataccia a Giovanni, anche se lui non lo nota. Tutti i buoni propositi che avevo con mia sorella stanno svanendo, mentre cerco di reprimere gli impeti di rabbia. 

<<Veramente dovevamo...>> tento a bassa voce, ma lui mi fa cenno di aspettare.

Mi sto infastidendo.

Seguo i due nella camera da letto e osservo mia sorella mentre gli mostra tutti i suoi giochi. Vorrei davvero bloccare Anna e andare a ripassare con Giovanni, ma sembra lui stare così bene. Si vede che adora stare con i bambini. Sono certa che, se ne avesse avuto l'opportunità, sarebbe stato un ottimo fratello. E' dotato di una pazienza sconfinata.

<<Scusami Anna. Vorrei restare qui a giocare, ma la tua sorellona ha una verifica importante domani e devo aiutarla a studiare...ti dispiace se vado da lei?>> domanda dolcemente alla bambina, capendo di non potersi trattenere ancora con lei.

<<No no, vai pure.>> risponde mia sorella sorridendo, anche se in realtà so che le dispiace eccome.

Quando finalmente riusciamo a iniziare a studiare, sento la porta di casa aprirsi. Subito dopo sbatte con violenza, mentre una voce esclama: <<Sono a casa!>> 

E' mia madre! Come mai è già qui? 

La sento salutare mia sorella e parlare con lei, per poi percorrere il corridoio verso la mia stanza.

Giovanni si volta verso di me, osservandomi confuso. Sollevo le spalle. La verità è che io sono sorpresa quanto lui. Mia madre non sarebbe dovuta tornare prima dell'ora di cena, così aveva detto. Ma a quanto pare lei programma sempre la giornata a suo piacimento, senza sentire altri pareri. Nella mia famiglia è impossibile organizzarsi.

La mia porta si spalanca, mentre lei entra senza neanche bussare.

<<Maia, devi stud...>> mi ricorda, bloccandosi non appena vede Giovanni.

Subito sul suo volto si forma un sorriso, che viene educatamente ricambiato dal mio amico.

<<Mamma lasciaci stare... stiamo ripassando matematica!>> esclamo annoiata, cercando di mandarla via il prima possibile.

Lei incrocia le braccia sotto al petto, guardandomi con sguardo severo.

<<Non mi presenti il tuo amico?>>

Sbuffo sonoramente, roteando gli occhi verso l'alto.

<<Lui è Giovanni, mi sta aiutando a studiare per domani.>> affermo lagnosamente, indicando il ragazzo con un gesto vago della mano.

Dopo essersi stretti la mano e aver scambiato due parole, mia madre ci lascia finalmente soli.

<<Grazie a Dio...un po' di pace!>> esclamo, poggiandomi pesantemente allo schienale della sedia.

Proprio mentre pronuncio quelle parole, la porta del nostro appartamento si apre di nuovo, per poi chiudersi con ancora più violenza di prima. Mio padre entra in casa, senza salutare nessuno. Raggiunge subito mia madre in cucina e inizia a discutere di cose che non mi riguardano e non mi interessano minimamente.

Per molti secondi la mia camera viene sovrastata dal silenzio, mentre le urla dei miei rimbombano tra le pareti. Sono così in imbarazzo. Chissà che idee si starà facendo Giovanni di me e della mia famiglia.

<<Ora capisco perchè non studi mai...>> commenta, guardando verso la porta e ascoltando i miei genitori che gridano.

dopo altri interminabili istanti di tensione, rompe di nuovo il silenzio.

<<Senti, ho un idea... conosco un posto molto più silenzioso!>> afferma sorridendo e rimettendo i libri nel mio zaino.

Fortunatamente ha preso lui l'iniziativa di andarcene, temevo che decidesse di tornarsene a casa e rinunciare alla scommessa.
Sono sicura che la situazione sia diventata imbarazzante anche per lui, ma ha comunque deciso di non lasciarmi sola in questa gabbia di matti. 

Ammetto che io, se fossi stata al suo posto, me ne sarei andata immediatamente.   
Ma Giovanni è completamente diverso. Lui sa sempre cosa fare.

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