32. A S H L E Y
Oggi la Styles Incorporated rimane chiusa visto l'evento di ieri sera e questo non può farmi altro che piacere. La mia mano stringe le coperte tirandole al di sopra della mia spalla mentre strofino la guancia contro il cuscino, o meglio, il petto di Harry. Ieri sera ero troppo stanca persino per camminare, i piedi bruciavano e stavo letteralmente morendo dal dolore così Harry aveva optato per la soluzione migliore: farmi restare a dormire da lui. Per quanto strano sia strano il nostro rapporto e per quanto possa essere uno stronzo di categoria, so che non si azzarderebbe mai a lasciarmi da sola in situazioni del genere o se dovessi stare male. "Sta ferma." Borbotta. "Ahia." Mi lamento muovendo i piedi leggermente. "Ti conviene spostare la gamba, Ashley." Mi avvisa aprendo un occhio. "Scusa." Sposto la mia gamba poggiata sulla sua parte intima – abbastanza presente – e sospiro aprendo entrambi gli occhi. Una fitta ai piedi mi fa strizzare gli occhi dal dolore così decido di scostare le coperte dal mio corpo e prendere un respiro profondo. Avrei dovuto portare un paio di ballerine e metterle al primo accenno di dolore, adesso mi ritrovo con due piedi il cui gonfiore non accenna ad andare via e tutto questo a casa di Harry. Lentamente mi sforzo di poggiare i piedi per terra e pian piano arranco fino alla cucina dove prendo posto su una sedia. Digito il numero di telefono del mio medico e aspetto che risponda. "Salve, dottor Marshall, sono Ashley Stewart." "Ashley, buongiorno! Come posso aiutarla?" "I miei piedi continuano ad essere gonfi e il ghiaccio non sembra abbastanza, c'è qualcos'altro che potrei fare?" sospiro dolorante. "Ha tenuto per troppo tempo i tacchi o scarpe strette?" domanda. "Sì..." rispondo imbarazzata. "Dunque, continui con il ghiaccio per circa due orette, poi passi in farmacia a prendere la pomata. Si tratta delle Dolofren, da spalmare due volte al giorno, magari prima di andare a lavoro e prima di andare a dormire." Spiega. "D'accordo, grazie mille dottore." "Buona giornata a lei, Ashley." Attacco la chiamata e quasi non mi cade il cellulare dalle mani per lo spavento. Harry avanza nella mia direzione, maglia e pantalone blu e capelli disordinati. "Con chi parlavi?" domanda. "Il mio medico. Ti dispiace se ti frego altro ghiaccio? Ne ho davvero bisogno." Lo guardo supplicante. "Ancora i piedi? Pensavo che il gonfiore ti fosse passato." Mi guarda confuso. "Guarda tu stesso... ieri sera ho esagerato." "Poi non dire che non ti avevo avvertito." Borbotta aprendo il freezer per poi estrarre un po' di ghiaccio. "Quanto vorrei avere mia madre qui in questo momento – sbuffo – ci pensava sempre lei ad andare in farmacia." "Non sei abbastanza cresciuta per queste cose?" l'osservo mentre posiziona il ghiaccio avvolto in uno straccio su una sedia e poi mi fa cenno di poggiarci i piedi. "Sì, infatti vado sempre io, persino con quaranta di febbre e tre gradi sotto lo zero. Ricordavo solo i vecchi tempi." "Non avevi nessuno a cui chiedere?" scuoto il capo in segno negativo e abbasso lo sguardo. "Mmh. – sospira – che tipo di pomata devi mettere?" domanda poi, preparando due tazze di caffè. "Dolofren." Rispondo afferrando la tazza che mi porge. "Io dovrei fare un po' di spesa e visto che tu non puoi muoverti per il momento suppongo tu rimanga a pranzo." Mi guarda ovvio. "Posso anche non mangiare, non è un problema." Ribatto. "Oh, piantala." Sbuffa alzando gli occhi al cielo. "Ti lamenti sempre di cucinare per me!" gli ricordo. "Vado a fare una doccia e poi esco, ti converrà metterti sul divano, starai più comoda." Parla addentando poi un toast alla nutella. È preoccupazione quella che sento? Voglio dire, 'mettiti sul divano' 'resti a pranzo' sono tutte piccole cose a cui forse lui non fa caso, ma per me... per me contano moltissimo. Forse sotto tutta quella corazza fatta di insulti, ordini e affari si nasconde una persona buona e gentile e io sono pronta a far di tutto pur di farla uscire fuori.
Sbuffo cambiando per l'ennesima volta canale poi decido di spegnere la televisione e riposare un altro po'. Quando sono sul punto di addormentarmi, ovviamente, il suono dell'ascensore mi distrae facendomi capire che Harry deve essere appena ritornato.
"Che cazzo di freddo." Borbotta sfregandosi le mani. "Che cazzo di finezza." Ribatto sbuffando una risata. "Ah-ah. Come vanno i piedi?" "Un po' meglio, perché tutta questa preoccupazione?" ribatto curiosa stringendo le braccia al petto. "Volevo solo sapere quanto tempo ci metterai ad andartene dal mio divano." Risponde. "Ouch, questo fa davvero male." Fingo di essere ferita dalla sua risposta. Il lieve sorriso che sembra spuntare sul suo viso non mi passa inosservato, ma subito viene mascherato mentre mi lancia una piccola confezione. "Dolofren." Leggo ad alta voce per poi fissarlo. "Il supermercato era accanto alla farmacia." Spiega velocemente. Mordo il labbro inferiore cercando di trattenere un sorriso mentre annuisco. "Grazie. Quanto ti devo?" "Niente. Venticinque dollari per il mio conto in banca sono centesimi." "Harry, per favore – alzo gli occhi al cielo – appena avrò la borsa a portata di mano ti ridarò i tuoi soldi." "Ashley." Sbuffa. "Harry." lo guardo. "Va bene, va bene." alza le mani in aria per poi scomparire in cucina, credo.
Di sicuro non avrei mai immaginato di passare così la mattinata.
STAI LEGGENDO
Magnets || H.S. || A.U.
Fanfiction"L'amore è un potere misterioso e alchemico che mette in sintonia due sensibilità lontane ancor prima che lo sappiano. La forza è irrefrenabile, ecco perché parlo di anime calamite. Noi possiamo sviscerare tutti i pregi e tutti i difetti delle perso...