37. A S H L E Y
Ho appena finito di cuocere i peperoni quando suonano alla porta di casa. Sono le otto e mezza, chi diamine può essere a quest'ora? Controllo dallo spioncino e rimango stupita quando aprendo la porta la figura di Harry Styles si fa avanti. "E tu che ci fai qui?" "Ero per strada, ho accompagnato i miei in aeroporto." Spiega. "Mmh... e sei qui perché?" gli chiedo curiosa chiudendo la porta di casa. "Per la cena." Risponde. "Cos'è, una vendetta per tutte le volte che ceno da te?" "Esatto, quindi adesso io controllerò le mie email sul tuo divano e tu preparai la cena." "Come fossi la tua serva, in pratica." "No, più una sorta di dipendente." Mi osserva. Alzo gli occhi al cielo scuotendo il capo per poi tornare a cucinare il mio pollo alla messicana. La suoneria del mio telefono mi distrae così mi affretto ad accettare la chiamata e mettere il viva voce senza controllare di chi si tratti per poi tornare subito a rosolare il mio pollo. "Pronto?" "Che cos'è questo rumore di sottofondo?" riconosco la voce di Will. "Sto cucinando. Dimmi." "Sono nervoso per domani sera." Ammette. "Aw, Will, andrà tutto alla grande!" lo rassicuro per poi spegnere il fuoco. "Tu dici?" "Hm-hm. Ti adora già, quindi è praticamente fatta." Ridacchio ovvia. "Sì, come no. Piuttosto domani mattina a che ti passo a prendere?" "Mmh, le dieci?" "Andata. Adesso vado, mia sorella rompe. A domani, dolcezza." "Buona serata, Will." Attacco la chiamata e porto la pentola sul tavolo. "È pronto." Avviso Harry adesso appoggiato al bancone. "Era il tuo amico barista?" "Sì." "Che farete domani?" "Sei un impiccione, lo sai?" lo prendo in giro. "Stavo solo cercando di fare conversazione." Ribatte stizzito. "Liam mi ha inviato alcune email con i link delle case e le schede complete, quindi domani vado a vederne qualcuna." Spiego. "Ah, bene." parla prima di addentare un peperone.
"Harry, ti dispiacerebbe andare in bagno e prendere l'acqua ossigenata? È nello scaffale." Sbuffo imprecando verso la ferita appena fatta e aspetto che arrivi.
H A R R Y
"Oh, anche una garza." Aggiunge Ashley seduta sul divano. Di sicuro è l'unica persona tanto intelligente da tagliarsi con un coltello mentre sbuccia una mela. "Non vedo niente qui dentro." Sbuffo cercando tra i vari medicinali e barattolini. "Harry, è lì, guarda meglio." ribatte. I miei occhi si soffermano sul flacone accanto all'acqua ossigenata appena trovata: antidepressivi, due pasticche al giorno, ASHLEY STEWART. Antidepressivi? "Allora, l'hai trovata?" chiede entrando in bagno. I miei occhi continuano a fissare il flacone, poi si spostano su di lei. "Quelli non dovevi vederli..." mormora prendendo il flacone dalla mia mano. "Antidepressivi?" chiedo confuso. Ashley apre il flacone e getta tutte le pillole dentro il water, poi mi osserva. "Non... io non li prendo più, Harry. Ho smesso due anni fa, prima di entrare alla Styles Incorporated." Parla velocemente. "Continuo a non capire." "Non c'è molto da capire, stavo male prima e mi servivano, adesso non più." "Perché?" "Ero distimica, Harry." ammette abbassando lo sguardo. È come se qualcuno mi avesse appena gettato un secchio d'acqua gelida in faccia. So esattamente cosa sia la distimia[*] e sapere che Ashley in passato abbia dovuto affrontare tutto questo mi fa restare alquanto sconvolto. "Come ne sei uscita?" "Tanta terapia." Sospira recuperando acqua ossigenata e garza per poi poi uscire dal bagno. Ecco che capisco. "Quel giorno, in ascensore, eri a telefono con tuo padre, mi sembra... parlavate di questo, vero?" chiedo sedendomi accanto a lei. "Hm-hm. sentivo come un richiamo, sono stata malissimo, poi però ho conosciuto Will e Silvia e... da lì non ci ho più pensato." Parla imbarazzata. "Avevi pianto quel giorno." "Beh, non solo quel giorno, ma sì. In più non volevo dare l'impressione dell'incapace ai tuoi occhi eri e sei il mio capo dopotutto." Sospira. "È cominciato tutto durante il mio primo anno di medie. Alle elementari ero sempre sola, ma avevo due o tre persone con cui parlavo, quindi mi andava bene, poi dalle medie alle superiori è stato un percorso in discesa: non riuscivo a relazionarmi con nessuno per la paura di non piacere, non ho avuto un ragazzo prima del quinto superiore... beh, ragazzo forse è una parola grossa considerato che abbiamo fatto sesso – e sì, era la mia prima volta ovviamente – e poi mi ha voltato le spalle deridendomi. Avevo diciannove anni e nessuno mai si era avvicinato a me, poi arriva a lui e comincia a dedicarmi un po' di attenzioni e... ecco com'è finito tutto." Il suo sguardo si concentra sulla ferita adesso coperta mentre la sua mano gioca con il suo bracciale. "Poi mi hanno diagnosticato il Disturbo Evitante di Personalità e da lì gli antidepressivi." "Perché non ti sei mai ritenuta abbastanza?" le chiedo. "Non lo so, sono sempre stata così. Assurdo che io abbia i miei primi amici a ventiquattro anni, ma è così." Mi osserva sempre più rossa in volta. "Okay, questo è il tuo passato, capitolo chiuso." Tento di rassicurarla. "Sono d'accordo. Adesso, per quanto io sia tentata di lavare i piatti e poi guardare un film, sarei più propensa ad andare in camera da letto e... fare un po' di palestra. Che ne dici?" mi osserva seducente. E mi chiedo come possa essere così tanto sexy, forte e audace dopo essere stata così tanto fragile da potersi spezzare con un solo soffio. "Mmh, è da molto che non mi alleno." Le reggo il gioco. "Bene, allora direi di cominciare il riscaldamento." Ride prendendomi per mano per poi trascinarmi verso la sua camera da letto.
NOTA: [*]La distimia è un disturbo dell'umore simile alla depressione, ma di gravità inferiore e con tendenza a perdurare nel tempo
Il paziente distimico, infatti, manifesta gli stessi sintomi delle persone depresse, ma in forma più lieve e, spesso, più duratura.

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Magnets || H.S. || A.U.
Fanfiction"L'amore è un potere misterioso e alchemico che mette in sintonia due sensibilità lontane ancor prima che lo sappiano. La forza è irrefrenabile, ecco perché parlo di anime calamite. Noi possiamo sviscerare tutti i pregi e tutti i difetti delle perso...