71. A S H L E Y

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Me: partiamo dal fatto che sono in lacrime perché 1. sto ascoltando Moments, 2. ho finito Magnets. Poi volevo dirvi che, mentre Louis canta in sottofondo, non ce l'ho fatta a non pubblicare e annuncio importante.... mancano solo due capitoli e l'epilogo. Non penso di farcela, giuro. 

p.s. ascoltate la canzone nei media per favore, è la colonna sonora di Magnets.

71. A S H L E Y

Sono passate solo due settimane e invece sembrano quattro mesi. Il dolore che provo al petto ogni qualvolta non ricevo una stupida risposta da Harry si accentua sempre di più lasciandomi con l'amaro in bocca. So che dovrei smetterla di piangermi addosso e so che dovrei essere davvero molto arrabbiata con lui, ma il fatto è che non ne ho il motivo: lui mi aveva avvertita e non penso di poter costringere nessuno ad amarmi, tanto meno lui. Sono contenta di sapere che almeno lui va avanti con la sua vita, al contrario di me che non faccio altro che pensarlo, scrivere il suo nome ovunque e dormire con la felpa che una volta mi ha prestato. Ogni cosa di lui mi manca, ogni piccolo e stupido dettaglio: a partire dalla sua mania di svegliarsi puntualmente alle 06:40 così da riprendersi fino alle sette e cominciare la sua giornata fino al suo ossessivo bisogno di farsi lo shampoo ogni giorno. Harry era la mia piccola costante di felicità per quanto idiota fosse e sapere che adesso non potrò avere nemmeno un pezzetto di felicità per colpa della mia boccaccia mi distrugge. Mi manca così tanto. Lo sogno tutte le notti e fatico a riprendere sonno dopo così rimango sveglia, una tazza di camomilla tra le mani e il viso rivolto verso il cielo, in attesa di un qualsiasi segno che mi faccia capire che almeno un po' a me ci pensa, ma del resto... come crederlo possibile se non significo nulla per lui?

Fuori piove – per il quinto giorno di fila – e io sono intenta a pulire la cucina visto che ho appena finito di cucinare un semplice piatto di pasta al ragù. Oggi è stato più difficile del solito alzarmi dal letto e cominciare la giornata, forse perché non dovevo andare a lavoro e la mia mente non era preparata ad affrontare un'intera giornata focalizzata su Harry. Dio, come mi manca. Finisco di pulire la cucina e mi dirigo in soggiorno pronta a passare la sera in completa solitudine e- il campanello suona distraendomi dai miei pensieri abbastanza depressi.

Sospiro dirigendomi alla porta e non appena controllo di chi si tratta il mio cuore smette di battere. Indecisa sul da farsi sento ancora battere sulla porta fino a quando, presa da un po' di coraggio, apro finalmente la porta. "Che ci fai qui?" sono le prime parole che fuoriescono dalle mie labbra. "Vuoi la verità o una bugia?" "Non sono in vena di battute, quindi perché non me lo dici e basta." lo guardo fregandomene del fatto che si trova con un misero ombrello sotto la pioggia. "Sarei dovuto essere qui circa due settimane fa, ma 1. sono stato un codardo e non ce l'ho fatta per la prima settimana e 2. avevo paura di rivederti e così ho passato la seconda settimana a prendere scuse, poi mi sono finalmente deciso e mi sono fatto trascinare in aeroporto." spiega guardandomi negli occhi. "Piove, non potevi aspettare domani mattina?" "Piove sempre qui, non mi cambia molto venire da te adesso piuttosto che domani mattina." risponde. "E... esattamente cosa sei venuto a fare qui? L'impresa va benissimo." Averlo così vicino mi fa venire voglia di baciarlo, ucciderlo e piangere come una bambina, ma non posso, così mi costringo a mostrarmi forte e tutta intera. "Posso almeno entrare?" mi guarda. Contro il mio volere – forse – mi sposto facendolo passare per poi chiudere la porta alle mie spalle.

"Allora?" "Ti ricordi cosa mi hai detto l'ultima volta che sei stata da me?" "Certo, Harry." sospiro. "Bene. Io provo le stesse identiche cose per te, Ashley." dice spiazzandomi del tutto. "C-che cosa?" lo guardo confusa stringendo le braccia al petto. "Mi sono innamorato di te e odio il fatto di averlo capito da solo, senza di te." "Questo è impossibile." balbetto. "Mi sono innamorato di te, Ashley, è così. Non c'è giorno in cui mi manchi svegliarmi al tuo fianco o sentire le tue lamentele per le scarpe strette. Ashley, io non... non sono mai stato talmente dipendente da qualcuno da mettere persino il lavoro al secondo posto, per te l'ho fatto." "Ah, sì?" "Sì. Ho mollato tutto per starti accanto, ho saltato giorni per stare a casa con te e ho rimandato conferenze pur di farti visita." "Tu.. tu non mi hai mai detto di averlo fatto." "Sono sempre stato troppo coglione per farlo, mi servivano delle scuse per venire da te e queste erano credibili." "Harry, tu hai idea di come io sia stata in queste settimane?" "Sì, ho provato lo stesso." risponde spiazzandomi per l'ennesima volta. "Mi dispiace di averti delusa, di averti ferita, di non aver fermato questa stronzata del trasferimento e mi dispiace di aver aspettato così tanto per dirti come mi sento davvero quando sono con te. Io ti amo, Ashley e... magari non so come funzioni una relazione, ma tu puoi sempre aiutarmi perché imparo in fretta e- e io posso insegnarti a cucinare la velluta. Possiamo stare insieme tutte le volte che vuoi e ti prometto di non toccare il telefono, tu puoi... puoi interrompere ogni riunione se vuoi e dirmi anche che... che ti fanno male i piedi, non è- non sarà un problema. Ashley posso-" mentre lacrime di gioia scorrono sul mio volto percorro il piccolo tratto di spazio che mi divide da lui per poi incollare le mie labbra alle sue e allacciare le braccia al suo collo. "Non farmi mai più soffrire in questo modo." piango una volta essermi staccata. Harry scuote il capo freneticamente per poi stringermi a sé e baciare ogni parte del mio viso. Tiro su col naso scacciando qualche lacrima e lo osservo attentamente ogni qualvolta si distanzia per trovare un altro posto in cui posare le sue labbra. "Non voglio che tu metta da parte il tuo lavoro per me, va bene? Vorrei solo che tu fossi presente come lo sei stato nelle due settimane dopo l'accaduto con Marc. Ti sei preso cura di me dal primo all'ultimo secondo e non ti sarò mai grata per avermi aiutato così tanto. Siamo d'accordo?" chiedo accarezzando il suo mento. "Sì, assolutamente sì. Adesso posso tornare a baciarti?" "Anche tutta la notte, non è un problema." sorrido. "Bene, era quello che avevo in programma." ammicca per poi riprendere a baciarmi. "Aspetta, aspetta..." lo interrompo. "Perché non lasci che ti baci." si lamenta. "Ora ti rimangi tutto quello che hai detto su bambini e altro?" chiedo. "Perché, già non vedi l'ora che ti metta incinta?" ribatte. "Piantala, deficiente." "Sono il tuo capo." "Sta zitto." "Non te ne tieni una – sbuffa – e direi di sì, ma c'è tempo, molto tempo." parla facendomi sorridere più di prima.

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