45. H A R R Y

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45. H A R R Y

Alle otto esatte sono sotto casa di Ashley, quella nuova ovviamente. Quando busso alla sua porta il suo sguardo è sorpreso, indossa una maglia larga, pantaloni di tuta e calzini, senza aggiungere molto mi fa entrare. "Carino." Commento ciò che vedo. "Meglio di prima sicuramente." Annuisce. "Allora, che ci fai qui?" domanda. "Controllavo che non fossi svenuta sul tuo pavimento." Rispondo. "E perché mai dovrei svenire sul mio pavimento?" "Forse perché non mangi. Hai cenato?" "Brodo di pollo confezionato, non mi andava di cucinare e ti assicuro che io mangio, come ti ho già detto non problemi di questo tipo." "Lo diventeranno, però, se continui a dimenticarti di mangiare." Le faccio notare. "Adesso sei tornato a fare l'amico che si preoccupa?" mi guarda scettica prima di prendere posto sul divano. "Che intendi con con 'tornato'?" gli chiedo confuso. "Visto come mi hai trattata di merda oggi, credevo che fossimo tornati agli inizi." "Ashley, ti ho già detto centinaia di volte che a lavoro-" comincio. "Oh, ti prego, se sei venuto a ripetermi di nuovo la stessa cosa, quella è la porta." Chiude gli occhi sospirando. "Sei tu che continui a dirmi le stesse cose." Ribatto. "Certo, perché si suppone che per quanto io possa essere una tua dipendente sono anche tua amica – almeno credo – e mi infastidisce il fatto che, nonostante tu abbia chiaramente visto le mie condizioni penose e io ti abbia chiesto scusa, tu sia stato così distante e freddo nei miei confronti!" esclama nervosa per poi alzarsi dal divano e salire le scale. "E adesso dove vai?" sospiro seguendola. "A farmi una camomilla perché di sicuro tu sai come far innervosire le persone." Borbotta entrando in quella che suppongo sia la cucina. mi disfo della mia giacca e arrotolo le maniche della mia camicia fino ai gomiti per poi dirigermi verso il frigo che apro senza troppe cerimonie. "Certo, fa come se fossi a casa tua." Sbuffa ironica. Prendo del pollo dal frigo e alcune verdure per poi cominciare a tagliarle. "Hai del brodo vegetale?" chiedo. "Nel frigo." Risponde sedendosi su uno sgabello. "E per rispondere a quello che hai detto prima – parlo mentre verso un po' d'acqua dentro una pentola – è così che mi comporto in ufficio, non mi sembra di aver mai fatto in modo differente." "Okay, non ho voglia di discutere o fare altro. Prepara quello che ti pare e poi mettilo in frigo, lo mangio domani." Mormora, passandosi una mano fra i capelli. "Domani un cazzo. Adesso mangi quello che cucino e se sarà necessario ti farò leccare pure il piatto." L'avverto. "Non puoi obbligarmi." Ribatte stizzita. "Questo è quello che credi tu."

Ashley sta finendo il suo brodo di pollo con pezzetti di pane e pollo dentro mentre io ho appena finito di asciugarmi le mani bagnate. Appoggiato al lavabo osservo come il suo viso abbia leggermente preso colore e il suo aspetto sia un po' migliorato. Tutto quello che le serve è riposare e mangiare regolarmente. "Non dovevi pure lavare i piatti." Parla affiancandomi con il piatto vuoto in mano. "Non avevo comunque niente da fare." Rispondo sfilandole il piatto dalla mano per poi posarlo dentro al lavabo. "Grazie. Dunque so che non fai queste cose perché ovviamente non riguardano il sesso, ma non è che potresti farmi compagnia ancora per un po' sul divano?" domanda lievemente imbarazzata. "A patto che non mi fai vedere che fottuti film romantici, altrimenti rischio di vomitare." La seguo in soggiorno. "Come sei acido." Borbotta. "Sono sempre in tempo per andarmene." Le faccio notare. "Fammi spazio."

Alle undici e un quarto il respiro regolare di Ashley mi fa capire che si è addormentata del tutto. La sua testa ricaduta sulla mia spalla e il suo braccio sul mio stomaco mi danno ulteriore conferma, così la prendo in braccio e la porto nella sua camera dove la distendo sul suo letto. Uscendo, mi fermo in cucina dove lascio una piccola nota.

Fai colazione o non presentarti a lavoro. –H

Severa minaccia, ma giusta.


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