Che dire.
Un mese vola, ci porta in un nuovo mondo.
Tantissime novità, ci hanno travolto.
Sono passati ventitré giorni, quarantotto ore, venticinque minuti e cinquanta secondi.
Da quel giorno, mi ingozzo di gelato, piangendo a vedere, documentari sulla guerra o film dolci, drammatici.
I protagonisti in questo genere di film, fanno quello che sto facendo io.
Morire.
C'è un'unica differenza, loro muoiono e smettono di vivere.
Io invece, sono completamente vuota, morta dentro, senza alcun sentimento.Ma devo continuare a vivere, a muovere il mio corpo, a prenderne cura e tutto il resto.
Di cui non me ne frega nulla.All'incirca un mese fa.
Nicolas ha avuto un ordine, quello di partire.
Deve passare un anno in Bahrein.Ero, in parte abituata a questo.
La sua mancanza per alcuni mesi, non era qualcosa di cui preoccuparmi.Il luogo, lo è sempre stato, ma mancare un anno!
Ciò che però mi ha distrutto è stato due giorni prima della partenza.
Della nostra fine.
Della mia fine.Quel giorno, l'aria era più pesante del solito, mancava poco alla sua partenza.
Tentavamo di mantenere la situazione a casa vivibile.Ed è stato ancora peggio.
Ricordo perfettamente che Matt si era nuovamente avvicinato a me, Nicolas non aveva completamente gradito la cosa.
Quindi avevamo già discusso animatamente, ma tutto si poteva risolvere.
Insomma si poteva mettere facilmente una pietra sopra a tutta quella situazione orrenda.
E poi, la tempesta.
Dopo aver passato la serata da sola, a sistemare quei dannatissimi borsoni che si doveva portare via.
Io, non avrei potuto abbracciarlo, sentire il suo profumo, toccargli i capelli, i suoi sguardi i suoi sorriso, stuzzicarci a vicenda.
Fare l'amore insieme.
Fare progetti sul futuro.Il suo telefono, che aveva lasciato a casa.
Vibrava.Stufa, avevo deciso si rispondere.
Sapevo la sua password, noi non avevamo segreti.
E questo era il mio orgoglio.Anche se da quel giorno, è la mia rovina ed illusione più grande.
Da mesi si sentiva con la sua ex.
Non facevano nulla di male, Nicolas le diceva chiaro e tondo di essere innamorato di me.
Però ogni tanto, diceva di essere stanco, che il lavoro lo stremava, che preferiva quando era più piccolo.
A casa sua, in Norvegia.
Con i suoi amici di quel tempo, delle sue abitudini, dei suoi piatti preferiti.Ovviamente non capivo ogni parola, ma ci andavo ad intuito.
Anche solo il fatto di non sapere di questa sua, conversazione da un bel po' di tempo con lei e poi venivo a sapere che alcune volte era così stremato, da voler cambiare tutto.
Non diceva che però in tutto quello, voleva portarmi con lui nel passato.
Mi amava e basta.
Era tanto, però, in me c'era un insieme di preoccupazioni, ansia, paura che non capivo più nulla.
Non ero lucida per niente.Avevo deciso di aspettarlo.
Dentro di me c'era un fuoco che bruciava, d'odio, di sofferenza.Volevo piangere, da quando lui era tornato a casa come se niente fosse a dirmi della sua partenza.
Lui era sereno, era il suo dovere.
Io dovevo stare serena, io dovevo mantenere la calma anche per luiTutto quanto per lui.
Ed io?
A me non sono mai importati i viaggi alle spa, passare la giornata in Australia e andare a dormire a Tokyo.
Neanche di essere economicamente stabili.
Io non ho mai chiesto nulla, a nessuno, soprattutto a lui.
L'unica cosa che voglio, è averlo a casa tutti i giorni.
Con me, tutti i giorni, in ogni momento.Ma Nicolas preferisce il suo lavoro a tutto questo.
Quanto tornò a casa iniziai ad urlargli tutto quanto, che lo odiavo, odiavo il suo lavoro, odiavo le sue bugie.
Gli avevo spiegato la situazione, di come avevo scoperto dei suoi messaggi con Frida.
Ovviamente iniziò a dire che tutto quello che dicevo non aveva senso e di non aver paura, Nicolas sarebbe tornato sano e salvo.
'Me lo avevi promesso, anche le altre volte.
Due volte su quattro sei tornato ferito!'
Ricordo di aver detto questo.Lo penso ancora.
Ho una paura tremenda di ricevere una chiamata da un suo superiore, o dall'ospedale stesso.
E poi chi lo dice che la scampi sempre con qualche osso rotto?
Il resto del tempo, ci siamo comportati come se l'uno non vedesse l'altro.
Nessuno di noi due aveva osato parlare con l'altro.Il giorno della sua partenza, non mi aveva salutata.
Alcuni militari, non volevano farmi entrare, dicevamo che nessuno li aveva avvisati della mia entrata.Questo significava che lui, gli aveva detto di non aspettare nessuno.
'Vi prego, per un anno non vedrò l'amore della mia vita.
Ci sto pochissimo, ve lo giuro.
Ma fatemelo salutare'
Ero scoppiata davanti a due sconosciuti.Non potevo lasciarlo andare, non potevo aver litigato con lui, non poteva essere vero che non voleva salutarmi e che io avrei fallito.
Ero riuscita ad entrare, dopo aver fatto, sicuramente pena a quei due poveretti.
Nicolas stava per entrare nell'aereo.
Era di spalle, fiero di se, non si girava, era certo della mia assenza.
Ma non era di certo quello a fermarmi.
Urlai il suo nome, dei compagni, mi indicavano.
Nicolas li ignorava.
'Nicolas, per favore!
Io ti amo, abbiamo tutto il tempo del mondo per non parlarci, per litigare.
Per favore, non oggi!'
Gli urlai.Allora si girò, mostrandomi i suoi occhi lucidi e mi strinse a se.
Solamente che avevamo scelto un momento sbagliato.
Doveva partire.
Il mio corpo era avvolto tra le sue braccia ed i suoi baci a stampo e subito dopo, il vuoto.
Spero vi piaccia!!
❤
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Un amore impossibile 3
Ficção AdolescenteUniti da un amore forte ed ineguagliabile, resto insieme i nostri protagonisti. Decisi ad affrontare le nuove avversità, perché si sa. La pace non dura in eterno, e loro lo sanno bene. Ancora ci sono tantissimi punti interrogativi. Il passato di Giu...