Capitolo 8

2.7K 121 17
                                    

GIULIA'S POV.

Una volta che Nicolas ritorna a casa, mi bacia come sempre sulle labbra.

Mentre si mangia parliamo di com'è andata a lavoro, di me che devo riprendere l'università ed infine, del genio che è il mio ragazzo.

Doveva andare a portare dei documenti alla posta, ma aveva la testa, sicuramente altrove se né dimenticato.

Quindi tocca a me andarci.

"Certo che sei proprio scemo"
Commento, ridendo ancora per la grand testa di scemo che è.

"E dai!
Amo scusa, me ne sono dimenticato"
Sbuffa ancora, mentre lava i piatti.

Visto che non sono tanti e poi mi sembra anche più giusto.
Ci siamo divisi i ruoli.

Oggi tocca a lui pulire i piatti.
Stranamente ogni tanto mi chiede se vogliamo prendere una lavastoviglie.

Fa il militare e poi si secca per due piatti.

Non ce nulla da dire, sono uomini.

"Ma perché non chiami, solo per sapere come stanno... i tuoi genitori?"
Da quel giorno di cinque anni fa, per lui, la sua famiglia è realmente morta, sparita.

So che una persona ha bisogno di tempo, e credo che Nicolas sia una di quelle persone che tiene tutto dentro e successivamente quando una stronza, impicciona come me, vuole farlo parlare.

Beh, succede un macello, scoppia e qualche volta può far anche paura.
Il suo rifiuto di parlare, persiste nel voler nascondere ciò che lui in realtà pensa e prova.

Quindi gli ho lasciato il suo tempo, ma una famiglia resta tale sempre.
Deve almeno sapere se le cose vanno bene, perché se si arriva ad un punto dove tu non puoi tornare indietro.

Ti porterai per sempre tanti tanti rimorsi.

E per il mio ragazzo, onestamente spero in qualcosa di diverso e decisamente più bello.

Come temevo, i suoi atteggiamenti cambiano.

"Io no, se vuole mia sorella"
Liquida così la discussione.

Se solo ripenso a quanto ho sofferto, a quanto ho sperato nel scoprire chi sono i miei veri genitori.

E poi arriva lui che fa tanto lo schizzinoso.

Non apro bocca, altrimenti finiremmo per discutere.

Vado verso la porta d'ingresso ed esco, un po' d'aria mi farà bene.

A diciannove anni ho preso la patente, però ho preso questa decisione fin da subito.

Non abusare della macchina, infatti la utilizzo nelle giornate calde e per posti lontani o non vicini alla mia zona.

Mi sorprendo sempre di più di me stessa, davvero so come stupirmi.

Avevo pensato di andare alla posta, per quei fantomatici documenti ed una volta arrivata lì mi rendo conto che non ho portato quei documenti con me.

Almeno ero appena arrivata, quindi non ho fatto nessuna figura di merda.

Il mio stomaco reclama del cibo e le mie papille gustative propongono un bel gelato.
Visto che la cosa non mi dispiace, accetto questo compromesso.

Alzo gli occhi al cielo, il bar è stra colmo di clienti.

Inizio a pensare di cambiare strada, ovvero bar.

"Giulia!"
Non riconosco la voce, ma per ogni evenienza, mi giro.

Di certo è stato facile vedere un ragazzo verso di me.

Ecco!
Il ragazzo dai capelli corvini del mio corso.

Famoso all'università, sia tra le ragazze che dai ragazzi omosessuali.

Mi avvicino, ci salutiamo.

"È da un po' che non ti vedo.
Come te la passi?"
Chiede.

"Bene, tu?
Sono mancata per motivi di salute, ma tornerò carica, domani"
Esclamo.

"Grandioso!"

Un amore impossibile 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora