Capitolo 35

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Pov Isabel

Ore 05:52

Non riesco a dormire, non riesco a chiudere occhio.
Mi sento male, sto male, non riesco a smettere di far uscire lacrime dai miei occhi, mi stanno completamente invadendo. Perché? Perché lei?
Non poteva capitare a me?
Sembra che il mondo ce l'abbia con me. Sto con un ragazzo che non amo ma che per forza di cose devo stare con lui, che per tanto tempo mi ha sempre sfruttata e trattata male.
Un giorno incontro una ragazza che mi fa scoprire un'emozione nuova, mai provata, che mi fa sentire amata, dopo poco capisco di provare qualcosa per lei, capisco di amarla, ho la necessità di vederla, di sentirla, di abbracciarla, di guardarla dritta negli occhi e di conseguenza sciogliermi alla vista di quella meraviglia.
E poi? Poi cosa? Ecco qui.
Tutto questo per colpa mia.
Se non mi avesse accompagnata tutto questo non sarebbe accaduto, tutta questa maledettissima situazione non  sarebbe mai capitata.

Passarono le ore e si fece mattino. Ed io ancora sono qui seduta nel letto. Non chiusi gli occhi nemmeno un secondo, nemmeno la voglia di provarci mi passò in mente.
Avevo nella testa un pensiero fisso:
Cristel.

Starà bene?
Si riprenderà?
Mi perdonerà?
Si sveglierà?

Sento ad un certo punto il telefono squillare "Anastasia"

Anastasia mi stava chiamando.

<<Isabel, come stai? Hai dormito un po'??>> Disse lei.

<<No, non ho dormito neanche un secondo, portami da lei ti prego, non ce la faccio più>> Scoppiai in lacrime nuovamente.

<<Tranquilla stai, tra mezz'ora vengo a prenderti, ci vediamo dopo Isabel>>
Mi disse cercando di tranquillizzarmi.

<<Fai presto perfavore>>
La implorai io.

Staccammo la chiamata e iniziai a prepararmi, uscì di casa, e mi sedetti nel giardinetto di casa mia, in una panchina che aveva dietro una siepe che divideva casa dal giardino.
Era una panchina nascosta. Al di fuori non mi vedeva nessuno.

In lontananza sentì una voce, era John. Si avvicinava verso casa parlando al telefono.

<Ma ti pare, non mi lascerà mai, è nelle mie mani>

Stetti in silenzio, cosa stava dicendo, di che parlava.

<Adesso devo staccare sono quasi arrivato dal mio "A M O R E" >

Disse marcando la parola amore ridendo.
Ma cosa stava dicendo?
Di che parla?

Entrò nel vialetto di casa mia, non mi vide e proseguì fino alla porta.

<<John sono qui.>>Dissi serrando la mascella. Stavo ancora pensando di cosa parlava al telefono, a cosa si riferiva.

Ma pensai di lasciar perdere avevo altro a cui pensare, sarà che sentivo cose a caso.

<<I-Isabel amore, tu, tu sei qui?>>
Disse sbiancando alla mia vista.
Sbarrando gli occhi come se avesse visto un fantasma davanti ai suoi occhi.

<<Da da quando tu sei qui? >>
Disse balbettando, era nervoso.
Perché reagiva così? Sarà per quello che aveva detto prima al telefono?
Non devo farci caso, sarà così per cose sue.

Sentì il clacson suonare, mi voltai ed era Anastasia, mi diressi verso lei, e salutai con un cenno di mano John.
Non volevo neanche avere un minimo contatto con lui, restò lì, immobile.
Non mi importava, avevo voglia solo di sapere come stava Cristel.

Entrai in auto e salutai Anastasia.

<<Quando ti decidi a lasciarlo?>>
Disse lei, continuando a stare con gli occhi fissi sulla strada.

<<Suo padre sta morendo, non posso lasciarlo adesso, quando si calmerà la situazione la faccio finita. Non posso lasciarlo adesso, capiscimi.>> dissi.

<<Hai ragione in fondo, lo farai soffrire il doppio, ti, ti ha fatto qualcosa in questi giorni?>> esclamò.

Sbiancai, come sapeva a sapere cos-

<<So cosa ti fa, cosa ti ha fatto, Cristel me ne ha parlato, ma tranquilla stai, con me puoi stare al sicuro.>>
Disse come se mi stesse leggendo la mente.

<<No, in questo periodo non mi ha fatto nulla, o per lo meno, non glielo permesso>> Dissi abbassando lo sguardo.

Arrivammo poco dopo in ospedale, mi afferrò la mano.

<<Lei è forte si riprenderà subito stanne certa >> Mi disse e mi abbracciò, come è stata fortunata Cristel ad incontrare un amica così.

Entrammo a prendere parola fu subito Anastasia

<<Novità sulle condizioni di Cristel Johnson? Si può fare visita oggi? >>
Disse Anastasia, strinsi i pugni.
Speravo in un si.

<<Allora la paziente purtroppo non da segni differenti da quelli che fin'ora sappiamo, non si sveglia ancora, ma è tenuta sotto controllo, per le visite, possiamo fare un'eccezione, potete entrare una alla volta, per soli 10 minuti poi dovete uscire. >>
Disse. Un sorriso per la felicità di vederla mi spuntò, triste, ma mi spuntò, un seguito di lacrime iniziarono a scendere nel mio viso ed Ana felice mi abbracciò.

<<Voi siete parenti della ragazza??
I suoi genitori? >> Disse il medico rivolgendoci uno sguardo.

<<Ehm i suoi genitori non ci sono al momento>> Anastasia rispose.

<<E voi siete parenti suoi? Non è per intrometermi ma solo per far si che la paziente sia vista da persone che comunque conosce. >> Disse il medico rivolgendoci un sorriso.

<<Ehm, no, ma è come se lo fossimo cioè, io sono la sua migliore amica, ci conosciamo da tantissimo sono come una sorella per lei, e invece lei è u->>
Prima che continuasse la bloccai.

<<La sua ragazza>> dissi, senza pensarci su.

<<La ragazza della paziente.>> continuai.

Anastasia mi rivolse uno sguardo sbarrando gli occhi al suono delle mie parole.

Mi accorsi di quello che avevo detto.
Ma non me ne pentì.

Il medico mi rivolse un sorriso.

<<Venite per di qua>> Disse.

<<Chi dei due vuole entrare per prima>> Continuò.

Io e Anastasia ci rivolgemmo uno sguardo, mi sorrise.
<<Vai tu Isabel>> esclamò.

<<Sicura Anastasia? >> dissi.

<<Si entrerò dopo vai>>

Mi diressi nella porta.
Misi la mano nella maniglia, feci un profondo respiro, ed aprì.

Non potevo credere ai miei occhi, Cristel, amore mio, perché cazzo.
Era distesa nel letto, tubi fuoriuscivano da tutti i lati, mi sentì morire a quella vista, mi avvicinai verso lei, le lacrime iniziarono a scendere giù per le guance, era così spenta. Mi fece male vederla così, male, aveva delle ferite nel volto, nelle braccia, un po' le labbra spaccate, aveva una ferita.

Mi avvicinai sempre più vicino a lei, feci scivolare la mia mano verso la sua, glie la stretti.

Il continuo "Bip" dell'elettrocardiogramma mi faceva stare male molto più...

Strinsi la sua mano tra la mia, mi avvicinai vicino a lei e con l'altra le accarezzai il viso, com'era bella, in qualunque situazione era sempre bella, splendeva di luce propria sempre.

Avevo bisogno di dirle un po' di cose, di parlarle.

Mi avvicinai a lei...

Due destini uniti da una foto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora