Capitolo 43

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Pov Cristel

La vita qui, in questo ospedale, diventa sempre più dura e se devo essere sincera anche alle volte monotona. Non riesco ancora ad attutire, a pieno, il colpo che mi ha riservato questa crudele vita, non riesco ancora a distinguere se tutto ciò sia reale, vero, o se ancora sono lì, nel mio letto, sognante, sperando che tutto questo fosse solo un brutto incubo dalla quale mi sarei svegliata a momenti.

Ma questa è purtroppo la cruda verità. Io, Cristel Johnson, dovrò rimanere a vita seduta su quella maledetta sedia a rotelle. Mi hanno spronato ad andarci, a prendere confidenza con essa, ma preferisco stare qui, sdraiata, su questo letto, come ho fatto già da quasi un mese, piuttosto che stare li seduta, e avere ulteriori conferme del fatto che io ormai sono incapace di camminare, di reggermi in piedi, senza l'utilizzo di quest'ultima.

Ieri pomeriggio è venuta a trovarmi Isabel, la ragazza che conobbi qui, certo, ripensandoci è stato un incontro strano, data le reazione della ragazza nel vedermi per poi scappare via, ma avrà avuto le sue ragioni, giusto?

Non riuscivo ancora a credere a cosa avevo tra le mani, scartando via la carta, quel profumo inebriante mi riempì le narici, erano loro, i soufflé, i miei amati soufflé. Alla loro vista, un non so che cosa, mi si fermò in mente, un ricordo, offuscato, ma non gli diedi tanto peso data la confusione che c'era in quel ricordo, e nella mia mente in generale, nell'ultimo periodo.

Mi colpì il fatto che lei mi avesse fatto una sorpresa del genere, e che sapesse del mio gusto di dolci preferito, davvero, terribilmente sorpresa restai, in senso positivo.

Non so cosa sia, a cosa è dovuto, la motivazione valida di ciò, ma io appena vedo quella ragazza è come se ci fosse un qualcosa che mi spingesse ad avvicinarmi a lei, un forza potente.
Non riesco ancora a capire a cosa sia dovuto, ma vedere quella ragazza mi mette in completo subbuglio la mente.
I miei pensieri, le mie riflessioni, stravolti alla semplice vista di quei occhi, pieni di parole che non riesce a dire, vorrei tanto saperle, ma vorrei anche tanto sapere il motivo di questi pensieri che attanagliano la mia mente in questi ultimi giorni.

Mi fece bene la sua compagnia, averla qui, data l'inesorabile presenza continua dei medici, pronti o con qualche medicazione, o un altro maledetto ago che non vede l'ora di trafiggere i miei strati di pelle.

Mi fece bene anche la vista di quei soufflé, e assaporarli mi fece riscoprire un qualcosa che non sentivo da tanto ormai.
Mi ero stufata della continua zuppa, che mi passava gentilmente il ragazzo ogni volta all'ora di pranzo, e di quella fetta di carne, asciutta, che il gusto era il perfetto equivalente, di, di niente, proprio zero e se devo essere sincera faceva davvero troppo schifo.
Finalmente qualcosa di nuovo, ok, di nuovo magari no, ma almeno adesso le mie papille gustative si sono rianimate a contatto con quella prelibatezza.

Dalla finestra della stanza, un raggio di luce attraversò tutto l'intero spazio.
Era brutto sapere del bel tempo che mi aspettava fuori e non poter uscire a fare una camminata, lo avrei potuto fare, sulla carrozzina, ma non era lo stesso.

La notte, la passai tranquilla, come al solito sommersa dai pensieri, cercai di farmi strada anche nei piccoli pensieri, subissati dalle mie continue riflessioni di vita che occupano l'intera mente. A volte il dolore, di una delle tante ferite procurate dall'incidente si fa sentire, ma riesco a colmarlo cercando di pensare ad altro. Mi si rimpicciolisce il cuore alla vista di quelle ferite, dalla quale ne deriveranno solo cicatrici ben visibili, e niente di più.

Che vita orribile.

Questo era il pensiero che si faceva sempre strada nella mia testa.

A volte cerco di pensare, di capire, di ricordare, quale sia stata la causa della mia distrazione alla guida che ha causato questo dannato incidente.
A cosa pensavo? A cosa era rivolta la mia mente? Dove stavo andando? Che avevo fatto prima? Ero forse ubriaca?
Mille, se non miliardi erano le domande che, in modo ossessivo, occupavano le mie giornate.

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