Capitolo 57

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P.O.V Isabel

Un fastidio allucinante mi fece aprire gli occhi. Dove sono? Fu subito la prima cosa che la mia bocca esclamò all'apertura dei miei occhi.

Quelle tende color rosso, questa stanza, questo divano, e quel inconfondibile profumo, sono a casa di Cristel. Un sorriso mi uscii spontaneo, pensando che lei mi ha portata qui. E che nuovamente si sia presa cura di me.

Abbassai lo sguardo e mi guardai affondo, ero nuda completamente, avvolta da un telo bianco, e sopra una coperta. Mi alzai e mi misi seduta sul divano.

Miriadi di pensieri mi avvolgono del tutto la mente, e nonostante cerco prontamente di scacciarli, si fanno sentire. Mi ritornano in mente le scene di ieri, e mi sento morire, non posso ancora credere che sia successo veramente. Sento già le lacrime agli occhi, e non ci riesco, non posso trattenermi, scoppio in un mare di lacrime.

Perché a me? Questo ripete la mia mente, questo è il pensiero che mi tormenta, questo è quello che penso. Perché a me? A me che non ho mai fatto del male, nemmeno ad una mosca, a me che ho sempre messo il bene degli altri prima del mio, a me che ho sempre sorriso, nonostante tutto. Nonostante quel ragazzo che credevo di amare i primi mesi che mi misi insieme a lui, proprio ieri mi ha violentata. Nonostante non veda i miei genitori tanto, per via del loro lavoro. Nonostante tutto, nonostante tutti.

Nonostante la ragazza che amo, la donna che vorrei che mi protegesse, che mi amasse, che condividesse il resto della mia vita, insieme a me, non si ricorda più di me, non sono nulla per lei. Non mi ama.

<<Ei ei Isabel, perché piangi>>
Due braccia mi avvolsero del tutto. Non ci riuscivo più a stare qui, a vivere così. Sprofondai tra le sue braccia, e non ebbi più il coraggio di uscirne fuori. La strinsi più a me cercando di farle capire, che al momento ho un disperato bisogno di lei, delle sue braccia, del suo profumo, di lei.

<<Calmati adesso, è tutto passato>> mi sussurrò lei, continuando a non lasciare la presa. Presi un bel respiro e cercai di calmarmi un po'.

<<Aspetta che ti porto un po' d'acqua>> esclamò staccandosi dall'abbraccio per poi dirigersi verso la cucina. Mi sentii terribilmente sola in un batter d'occhio, e vederla allontanare così, su quella sedia a rotelle, le sue mani che prontamente fanno muovere le ruote, e quella sua dolcezza fuori dagli schemi, mi fa male, perché lei, non si merita ciò.

Poco dopo spuntò nel salotto, con un bicchierone tra le mani. E con l'altra mano tentava di muovere la carrozzina. A via di sforzi, riusciva ad avvicinarsi, avrei voluto alzarmi, ma non riuscivo a muovermi, ero distrutta.

<<Ehm, dammi un po' di tempo, sto avendo difficoltà>> disse ridendo, contagiando anche me. È così bella che a volte penso che forse sia frutto della mia immaginazione, così tanta bellezza davanti ai miei occhi che mi fa perdere la cognizione del tempo ogni volta.

<<Tranquillissima stai>> dissi io cercando di trattenere le risate. Poco dopo riuscì ad avvicinarsi e mi porse il bicchiere <<È finita più nei miei pantaloni, che nel bicchiere>> disse lei continuando a ridere.

<<Fa niente>> dissi io continuando a ridere, per il suo sguardo buffo. Ed i suoi pantaloni un po' bagnati. Bevvi l'acqua tutta ad un sorso e presi un bel respiro.

<<Grazie>> dissi io, con un flebile sorriso, perdendomi nei suoi occhi, così belli, al momento prevale un verde chiaro, luminoso, e mi persi completamente a guardarla. Lei se ne accorse e sorrise imbarazzata <<Cosa guardi?>> farfugliò lei imbarazzata.

Due destini uniti da una foto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora