Capitolo 42

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Le raccontai tutto, dall'inizio, dalla prima volta che i suoi smeraldi mi lessero dentro, fino ad ora. Tutto.
Adesso ero sdraiata nel mio letto, con la testa subissata tra le coperte, persa tra i pensieri. Anastasia mi propose di restare da lei, a pranzo, ma avevo bisogno di stare un po' sola, di riflettere, di farmi un po' strada tra i pensieri, tra le mie riflessioni.

A volte la vita non va proprio come si vuole, l'ho capito solo ora, purtroppo è così.

Non riesco ancora a credere a tutto questo, tutta questa realtà, io, innamorata di una ragazza.
Io che fino ad un certo periodo, mi reputavo etero, etero al 100%, guarda qua, innamorata di una ragazza.

Odio mettere etichette.
Odiavo metterle alle persone che mi circondavano, figuriamoci se queste etichette devo metterle a me stessa, a quello che sono io.
Fermamente convinta a me piacessero solo i ragazzi, ma poi vidi lei, la incontrai, e tutte quelle convinzioni andarono a farsi benedire.

Mi passò in mente:

Vivo da sola da quando mia madre mi buttò fuori casa scoprendo il mio orientamento sessuale.

Ma perché? Cosa c'è di sbagliato?
Stiamo parlando d'amore, e se si tratta d'amore, nulla, nulla è sbagliato.
Una persona può scegliere con chi stare, può scegliere di innamorarsi di chi più vuole.

I miei pensieri furono fermati da un suono provenire dal mio telefono, rivolsi uno sguardo al mio telefono che continuava a vibrare e a suonare, quella suoneria così assordante.

Afferrai il telefono. Lessi "Papi"
A quel nome un sorriso mi parve in volto. Non li vedo da un bel po', ma ero felice di loro, lavorano sodo, e purtroppo il lavoro me li teneva lontani.

<<Papiiii eiii>> risposi io, con forte entusiasmo.

<<Come stai? La mamma?>>
continuai io.

<<Piccolina mia tutto bene, anche la mamma, tu come stai? >> mi rispose lui con tono felice.

<<Sto bene io dai, sai che mi manchi, mancate tanto, quando tornate? >>
Dissi io con un velo di tristezza in volto.

Chissà come la prenderanno quando sapranno dei miei sentimenti per una ragazza.

<<Dovremmo tornare presto tesoro, manchi tantissimo anche tu, mi raccomando fai la brava non far arrabbiare i nonni, ma tanto so che tu sei una ragazza responsabile, e matura>> disse lui.

<<Tranquillo papà, davvero. Adesso vai non ti rubo più nessun momento, ti voglio bene papi, saluta mamma e abbracciala forte da parte mia.>>
Lo salutai.

Mi raccomandò di stare attenta e staccò la chiamata.
Mi mancano un sacco. Ho davvero voglia di vederli, speriamo accada presto.

Notai l'ora.
16:02
Comparire sullo schermo.

Talmente avvolta tra i pensieri che il tempo volò in in batter d'occhio.
Mi venne in mente un'idea, mi alzai da quel letto, aprì l'armadio, senza nemmeno stare a pensare a cosa scegliere da mettere, afferrai una felpa di un colore tendente al rosa, un rosa antico se possiamo definirlo così, e un paio di jeans strappati alle gionacchia, e ai piedi le mie fidate converse nere.

Afferrai la mia borsa, e uscì di casa.
Avevo intenzione di fare una sorpresa a Cristel.

Mentre mi incamminavo verso l'ospedale, mi fermai in un bar, entrai e mi diressi nel bancone dei dolci.

<<Mi dia due soufflé al cioccolato grazie>> dissi indicandoli, al signore che si trovava dietro al bancone.

Avevo un sorriso a 32 denti. Ero felice.
Chissà se Cristel si ricorderà mai qualcosa vedendo quei soufflé, al nostro primo bacio, alle risate scatenate per via della mia poca grazia nel mangiarli.

Due destini uniti da una foto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora