⚠️Attenzione:
La scena che leggerete verso la fine contiene azioni ben descritte.Isabel P.O.V
Al momento, sono seduta nel mio letto, in attesa di Alexandra, ed inutile dire che ansia, paura, pensieri, mi stanno invadendo. Devo calmarmi, alla fine mica è un appuntamento con solo la ragazza che amo, ma un uscita a quattro, tra amiche, di cosa devo preoccuparmi, e soprattutto non c'è bisogno di avere tutta questa ansia.
No ok, cazzata, ho molta ansia. E non riesco a motivare ciò. Devo farmi bella agli occhi di Cristel, e, dato che io non sono cosa di ciò, ho chiesto aiuto ad Alex, anzi a dirla tutta si è messa questo incarico lei da sola, sapendo già come sono in questo campo.
Il ticchettio delle mie unghia sulla scrivania iniziava ad innervosire pure me. Dovevo distrarmi. Decisi di prendere il mio telefono, e di aprire qualche gioco, in maniera random, così magari mi rilasso un po', e anzi forse, sarebbe meglio dire, mi distraggo un po'.
Il campanello suonò, ed un sorriso mi parve in volto, aprii il portone dal citofono presente in camera mia, ed attesi l'arrivo di Alex nella mia camera.
<<Alex credevo non arriv->> mi bloccai subito non appena ai miei occhi parve davanti una figura diversa da quella di Alexandra. Il mio cuore sobbalzò, iniziai a sentire tutto fluire, il cuore lo sentivo pulsare così forte da credere di morire da un momento all'altro. La gola si prosciugò, incapace di dire nulla, anzi, a dirla tutta era forse meglio così. Davanti a me, due occhi castani, iniettati di sangue, lo sguardo aggressivo, un diavolo sceso in terra.
<<Joh->> mi schiarì la voce <<John c-cosa ci fai, tu, tu qui?>> cercai di dire, ma il mio balbettio mi fregò, feci notare, sicuramente, la mia paura.
Non emise nessuna parola, era in completo silenzio, avevo i suoi occhi puntati sui miei. Li avevo dritti davanti a me, e non erano gli occhi del ragazzo che conobbi più di un anno fa, erano occhi sconosciuti, cattivi, occhi maligni.
Fece un passo in avanti, e subito iniziai a sentire tutto tremare, avevo paura, lo ammetto, molta paura. Non volevo più sentire dolore, ogni volta, ogni fottuta volta, sentirmi morire, sempre di più. Le gambe iniziarono a cedere, a poco a poco, credevo di cadere da un momento all'altro.
Allungò il suo braccio e mi afferrò per la maglia, mi trascinò, emisi un tono soffocato. Persi il respiro per un tratto di secondi, mi si bloccò tutto. Mi sferrò uno schiaffo a pieno viso, un rimbombo assordante mi invase completamente, facendomi cadere a terra, chiusi gli occhi, non volevo guardare, non volevo guardarlo, un odio immenso provo nei suoi confronti, anche solo a vederlo. Mi rialzai da terra facendo forza sulle mie povere braccia. Mi afferrò per un braccio, e un altro schiaffo si piazzò nell'altra guancia, stavolta non si lasciò sfuggire la mia presa.
Cazzo, porca troia che dolore.
<<Ti, ti prego basta>> cercai di dire, a tratti. La stretta forte non mi permetteva di parlare bene, la paura, il dolore, tutto, tutto non mi faceva parlare bene.
<<No. Mai. Devi soffrire. Troia.>> urlò lui, sentii il suo respiro schiantarsi contro di me. Non ci potevo credere, stava succedendo di nuovo, un altra volta.
<<Per favore lasciami, non stiamo più insieme, vai via Jonathan>> dissi cercando di spingerlo via da me, ma lui non si mosse, dimenticavo della grande differenza tra a me e lui, dimenticavo che io in confronto a lui sono un misero moscerino, dimenticavo che la mia forza non è, e mai sarà, pari alla sua. Ecco perché, con quel gesto, complicai le cose. Mi afferrò per un braccio, e mi trascinò fuori dalla stanza, mi trascinava con così tanta forza da farmi un male immenso mentre mi tirava giù dalle scale.
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Due destini uniti da una foto.
RomanceDue destini uniti da una foto: Una fotografa di alto livello, mentre quel pomeriggio sfoglia le sue innumerevoli foto, si accorge che dietro quella vetrata che ha immortalato è presente una ragazza seduta in un tavolo mentre legge un libro...Può que...