Capitolo 63

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Nicolas's pov.

"Ah io spero solo di tornare a casa, prima di morire devo rivedere il sedere di mia moglie"
Quando si è soli, o in questo caso a fare una pattuglia molto tranquilla, si chiacchiera fra di noi e molte volte si parla di ciò che più ci manca, delle nostre mogli o fidanzate, dei nostri figlio, ciò che per noi è fondamentale. Una volta passati vari mesi, siamo abbastanza confidenziali da poter parlare del motivo che ci spinse a prender parte alla carriera militare.

"Quanto sei materialista"
Gridò un mio coetaneo, il quale convive con la sua ragazza da tre anni, senza mai accennare ad un prossimo passo importante e senza mai parlare di lei in modo eccessivamente dolce, dettagliato o altro.

"E te biondo?"
Si, capita spesso che sia io il più chiaro di tutti, i primi giorni da sempre fastidio poi ci fai l'abitudine.

"Mia moglie e mio figlio. Nient'altro"
Nient'altro chiedo, nient'altro voglio, nient'altro desidero.

"È vero! Te hai anche un pargoletto"
Quando si parla in questo modo, manca poco che ti chiedano una foto o una descrizione su di loro. È un modo per ricordarci di avere una vita, una casa, degli amici, delle ragioni per le quali non abbiamo ancora gettato la spugna.

"Hai una foto?"
In silenzio presi una piccola foto di noi tre. Giulia ha i capelli ridotti ad una schifezza, unti di sudore, lei è visibilmente stanca, affannata, ma felice. Giorgio piangeva, mentre sia io che la sua mamma eravamo felici, talmente tanto da non poterci credere.

Quella foto fu scattata il giorno del parto.

"Adesso quanto ha tuo figlio?"
Mi passò la foto e la misi al suo posto, in una tasca interiore vicino al cuore.

"Due mesi"
Risposi, alzandomi da terra e dando una perlustrazione alla zona.

"Accidenti, dev'essere difficile"
Continuò lo stesso militare di trent'anni, desidera dei bambini, solo che tra le missioni ed il lavoro di paleontologa della moglie, ancora non ci sono riusciti.

"Lo è. Ce la stiamo mettendo tutta, mia moglie è la migliore, forte come poche"
La mia stima per lei non ha confini, ha il mio amore, ha la mia gratitudine per avermi dato un figlio e la gioia di essere padre. Non possono esserci altre per me.

"Ehi"
Attirai l'attenzione del soggetto che avanzava in una zona alla quale non doveva e poteva avere accesso e nel frattempo attirai l'attenzione degli altri.

"È un bambino e dietro di c'è la madre"
Continuai a tenerli d'occhio, altri due li puntavano.

"Fermo, guarda bene"
Con il dito indicò il ventre della donna. O era incinta o c'era qualcosa di pericoloso.

Si capì ben presto che nascondeva qualche oggetto.

"Vuole far saltare in aria ogni cosa"
Esordì il più grande di noi.

"Mi è già capitato vedere una scena simile"
Nessuno di noi ci credeva, ma era così, i suoi occhi e la sua paura non mentivano.

"Davanti il bambino?"
Domandai incredulo di una simile azione, rischiando la vita di un innocente, soprattutto se così piccolo.

Potrà avere tra gli otto e i dieci anni.

Il silenzio fu la più esaustiva delle risposte.

"Non con me"
Testardo come sono, ignorai le repliche degli altri, i loro disaccordi con me e dei loro ordini.

Un amore impossibile 4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora