Capitolo 57

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#Fabrizio POV
Oggi inizia ufficialmente il tour. Dire che sono emozionato è poco, anche se è il mio lavoro da vent'anni ormai, ma ogni volta che salgo sul palco è come se fosse la prima. Mi emoziono sempre, anche perché se non succedesse non sarebbe normale e non sarebbe sensato questo lavoro. Per me stare sul palco, cantare e suonare, è come vivere e respirare, senza non so stare. Tutto ciò che faccio è per cantare e fare i tour, per stare con la mia gente.
- Ti sento pensieroso. - mi dice Aurora.
- Sto pensando da quanto tempo faccio questo, sto pensando al fatto che tutto questo mi fa stare terribilmente bene. - le dico accarezzandole i capelli.
- Beh, si vede, cioè quando sei sul palco si nota che sei praticamente come nel tuo habitat naturale. -
- Che sono? Un animale? - domando e Aurora scoppia a ridere.
Mi perdo a guardarla, è bellissima e ogni giorno che passa sono sempre più innamorato di lei. Amo tutto di lei, ogni più piccolo dettaglio, ogni particolarità anche quelle che lei definisce imperfezioni o difetti.
- Ma che ti sei incantato? - mi chiede passandomi la mano davanti al viso. - Sicuro di stare bene? Devo chiamare un medico? - mi domanda ancora.
- Sto benissimo, ero solo perso a fissarti. - le spiego.
- Ho qualcosa che non va? - domanda perplessa.
Le prendo il polso trascinandola sulle mie gambe. - Non hai nulla che non va, anzi sei bellissima e mi sono accorto che ogni giorno mi innamoro sempre più di te. - e la bacio. - Amo tutto di te, anche quelle che tu consideri imperfezioni e difetti, perché sono proprio quelli a renderti la persona che amo, la persona perfetta per me. Amo la tua risata, il tuo sorriso. Amo il tuo carattere e anche la tua testa dura. - le dico concludendo il mio discorso.
- Come mai questa dolcezza? -
- Perché mi va. Forse non ti dico abbastanza queste cose e oggi sono pensieroso e ho deciso di tirare fuori tutto. -
- Va bene. Comunque anche io amo tutto di te e soprattutto mi innamoro di te ogni giorno di più anche io. Che incantesimo mi hai fatto, Mobrici? - domanda lei mettendomi le braccia intorno al collo.
- Nessun incantesimo. - le dico. - Non sono un mago. -
- Sei un poeta. Il mio poeta. - dice lei baciandomi.
Poco dopo veniamo interrotti perché bussano alla porta.
- Aurora, puoi venire? -
- Sì, arrivo. - e si alza dalle mie gambe. - In bocca al lupo, amore. - mi dice prima di uscire dal camerino.
Resto di nuovo da solo con i miei pensieri, manca poco ed inizio ad agitarmi, ad ogni prima è sempre così.
- Fabri! - mi chiama Claudio.
- È ora? - chiedo io recuperando uno dei miei cappelli.
- Sì. -
- Andiamo allora. - e lo raggiungo.
Ci avviamo verso il palco mentre sta partendo l’intro. Prima di me salgono sul palco i miei musicisti che per me sono come dei fratelli. Quando si lavora tanto insieme alla fine ci si sente sempre in famiglia e infatti con loro ho uno splendido rapporto, lavoro con loro da tantissimo tempo.
È il mio turno e salgo di corsa sul palco, tutta l’ansia che avevo fino a poco fa è sparita e ora canto insieme ai miei fans, anche se chiamarli solamente così per me è abbastanza riduttivo visto cosa hanno fatto per me, non lasciandomi mai da solo nemmeno nei momenti difficili. Alcuni direi che li ho passati, ma loro c’erano sempre, soprattutto gli Ultrà del Moro.

Live finito. Sono steso in camerino completamente senza fiato, è sempre così, ma amo dare sempre tutto me stesso quando sono sul palco.
Sento bussare alla porta. - Avanti! - dico senza alzare troppo la voce.
- Possiamo? - è la voce di Aurora e mi domando chi ci sia con lei, poco dopo vedo che dietro di lei ci sono i miei piccoli. Non me l’aspettavo proprio.
- Certo. - e allargo le braccia in cui poco dopo si tuffano i miei bimbi. - Ma che bella sorpresa! Vi siete divertiti? - chiedo ai due.
Li vedo entrambi entusiasti ed è bellissimo, soprattutto visto che Libero è sempre stato scettico sul mio lavoro.
- Guarda qui! - mi dice Aurora avvicinandosi a me con il telefono tra le mani e mi mostra un video in cui si vedono i miei bimbi che si scatenano, anche Libero, e io sorrido divertito.
- Ma che bravi! - dico ai due lasciando un bacio a testa. - Avete fame? - chiedo poi.
- Io un sacco. - dice Libero.
- Te credo, amore di papà, ti sei scatenato come me. -
- Come si suol dire, tale padre tale figlio. - dice Aurora. - Allora, che dite andiamo a cena? - chiede poi sempre lei.
- Siiii. - Anita è entusiasta. - Posso mangiare le patatine fritte? -
- Solo se le dividi con me. - le dice Aurora facendole l’occhiolino.
- Ci sto. - replica mia figlia, che è fin troppo sveglia per la sua piccola età.
- Andiamo, allora. - e mi alzo recuperando telefono e portafoglio.
Saluto tutto lo staff che sta smontando il palco e i vari strumenti. - A domani! - grido e tutti mi salutano. Sì, siamo proprio una grande famiglia.
- Papà, domani parti? - mi chiede Libero.
- Sì, tesoro, però ogni volta che volete venire lo sai che non ci sono problemi. - e gli accarezzo i capelli mentre lui annuisce.
So che ormai Giada si fida e non fa problemi e questo mi rende felice. Penso che sia anche questo il motivo per cui i bambini si sono così avvicinati al mio lavoro e anche Libero sembra apprezzare ciò che faccio. Forse crescendo capirà sempre di più e io spero di renderli molto fieri di me sempre più con il passare degli anni e non solo per le canzoni dedicate a loro.
Siamo al ristorante con tutta la band, siamo tutti felici e in grande sintonia.
- Allora, che mi dici di questa prima? - chiede Aurora mentre aspettiamo le nostre ordinazioni.
- Alla grande direi, no? Penso che non potevo desiderare di meglio. È stato tutto perfetto. -
- Da qui alla fine del tour quante volte pensi che cadrai dal palco? - mi domanda.
- Cretina! - e le tiro un pezzo di pane.
- Non si gioca con il cibo. - replica lei fingendo di rimproverarmi e io scoppio a ridere con i bambini. - Ma io faccio la manager o la baby sitter? - chiede lei alla mia band.
- Bella domanda, Aurora. - le risponde Roberto e poi scoppiano a ridere.
- Per fortuna quando mi ha assunta pensava che fossi io ad aver bisogno della baby sitter. - dice facendomi la linguaccia.
- Punto primo, ti ha assunto Max senza chiedermi nulla. Punto secondo, mi sono ricreduto e, punto terzo, quanto ancora dovrai rinfacciarmi questa cosa? - le domando.
- Ci pensi che se mi avessi mandata via subito ora non saremmo qui? -
- È arrivato il momento del “E se”? - le chiedo perplesso.
- No, però a volte mi capita di pensarlo. -
- Beh, un po’ la testardaggine di Max e un po’ il destino hanno fatto in modo che le cose tra di noi funzionassero e ora eccoci qui. Non voglio che pensi a come sarebbe la tua vita senza di me. - le dico prendendola la mano poco prima che arrivino le nostre ordinazioni. - Comunque perché pensi che cadrò dal palco? -
- Devo ricordarti quante volte allo scorso tour hai quasi rischiato di scivolare? - mi chiede lei divertita.
- Scivolare non è cadere. - specifico io.
- Come vuoi. - e alza le spalle. - Mi raccomando, non distruggiamo nemmeno troppe aste o microfoni. - e ride.
- Sono gli incidenti del mestiere. -
- Certo. - è divertita.
- Papà! -
- Dimmi. - e sorrido ad Anita.
- Quando posso salire sul palco a cantare e ballare? -
- Tesoro, sei piccola, quando sarai più grande, però devi fare ciò che ti piace. Non perché papà sta sul palco, allora devi starci anche tu. -
Aurora sorride divertita, so cosa pensa. Anita è ancora fissata con questa storia, fin dai tempi dell’Olimpico, forse è realmente un suo sogno che vuole realizzare, ma sia io che Giada vogliamo che scelga la sua strada indipendentemente da noi e vogliamo al tempo stesso proteggerla dai giornali o altro anche se quando posso pubblico sempre le loro foto.
- Io da grande voglio cantare e ballare. -
- Se è quello che vorrai fare io e mamma ti aiuteremo a realizzare i tuoi sogni. Piccola mia, hai ancora tanto tempo per decidere cosa vuoi fare da grande e, qualsiasi scelta, noi ci saremo. -
- Allora voglio fare danza. -
- Va bene piccola, la mamma lo sa? -
- Sì, a settembre ha detto che andrò a scuola di danza. - mia figlia è totalmente entusiasta.
- Benissimo, tu Libero continuerai con il calcio? - chiedo a mio figlio che annuisce solamente.
- Papà, vorrei incontrare di nuovo Totti. -
- Vedrò cosa posso fare. - e gli faccio l’occhiolino.
Abbiamo finito la cena e ora dobbiamo accompagnare i bambini a casa da Giada, visto che noi domani mattina dobbiamo partire presto. Lascio Giada e Aurora in salotto a chiacchierare mentre io metto i piccoli a letto, voglio godermi ogni istante con loro.
- Dormono! - decreto tornando al piano di sotto.
- Perfetto. Buon viaggio, Fabri! - dice Giada salutandomi.
- Grazie e quando vogliono raggiungermi sai che non c’è problema. - le dico.
- Tranquillo, sai che non ho problemi. Aurora, mi raccomando. -
- Sì, Giada, ci penso io, tranquilla. - si sorridono e poi ci salutiamo definitivamente.
Io e Aurora saliamo in auto.- Sai credo che mia figlia sia molto testarda e farle cambiare idea sarà pressoché impossibile. -
- Beh, testarda lo è, posso capire perché vuoi farle cambiare idea? - mi chiede Aurora.
- Perché non è un mondo facile, anche con me non è stato un mondo giusto. Quante porte chiuse in faccia, per di più per lei sarebbe ancora più difficile rispetto che per me: vivrebbe perennemente con il paragone di ciò che ho fatto io e non credo sia bello sentirsi definire “figlio di”. - spiego io.
- A questo non avevo pensato, comprendo la tua paura, però non per questo devi chiuderle questa strada. Se è ciò che realmente lei vorrà, tu e Giada la preparerete nel modo giusto e se necessario la proteggerai. - mi dice Aurora prendendomi la mano.
- Spero possa essere così facile.- parcheggio l’auto ed entriamo in casa e subito chiudiamo la valigia.
- Faccio la doccia! - mi dice Aurora e io annuisco.
Quando lei esce dal bagno anche io faccio una doccia al volo e poi mi butto sul letto al suo fianco, pronto a riposare un po’ prima della partenza ufficiale.


Un'altra vita - Fabrizio Moro [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora