#11

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Tutto ciò che si salva dalla furia di Derek è un vaso di fiori. 
È tornato al loft e ha scaraventato tutto contro la parete, quella che ha una grande voragine al centro. Ha iniziato dal libro appoggiato sul tavolino basso davanti al divano, poi ha lanciato anche il tavolino. 
Vuole distruggere tutto, vuole che anche quello che lo circonda sia nelle stesse condizioni in cui si trova il suo stomaco. Il suo cuore. 
“Derek, vado via. Vado a New York” gli ha detti Stiles un'ora prima. 
Stiles andrà a New York, andrà al college, diventerà un adulto e lui non ha nemmeno avuto il coraggio di dirgli che da qualche mese si è reso conto di amarlo. 
E Stiles lo sa, lo sa bene cosa prova Derek, ma Derek sa anche che il ragazzo non farà più nessun passo verso di lui, non dopo che lo stesso mannaro l’ha rifiutato per due volte un anno prima. 
Derek guarda quel vaso di fiori e ride, una risata amara. Ora capisce il perché di quel gesto. 
“Dai, Sourwolf” gli aveva detto Stiles, “ci vuole un po' di colore qua dentro. Sono solo fuori di campo, vedi? Questi qui si chiamano Nontiscordardimè!” 
Derek osserva quei piccoli fiori azzurri e ritrae gli artigli, cercando di calmarsi. 
Stiles starà bene. Stiles starà meglio. 
Se lo ripete come una litania, come se volesse convincersene. Ed è con queste parole sulle labbra che si addormenta, distrutto, sul pavimento freddo. 

Questa volta il generatore mi ha dato più parole: “VASO DI FIORI ”.

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