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Stiles sta leggendo un articolo su un probabile nuovo film di Star Wars quando sente che qualcosa non va. Come se qualcosa si fosse all'improvviso staccato dal suo stomaco, con uno schiocco, e lo stomaco avesse avuto un rimbalzo. 

Il respiro gli si blocca in gola e spalanca gli occhi, guardando istintivamente verso la finestra. Fuori c'è vento, ma il sole è alto e nel cielo non c'è nemmeno una nuvola. Sembra tutto così sereno, così pronto a rinascere durante la primavera ormai prossima. Tutto così sereno tranne il suo stomaco, che continua ad avvisarlo che qualcosa non va. 

Stiles afferra il cellulare, magari qualcuno gli ha scritto di un imminente pericolo, ma non c'è nemmeno un messaggio. Ma all'improvviso ha una specie di illuminazione. 

Corre più che può verso le scale e poi verso la Jeep. Mette in moto e per fortuna per una volta l'auto si decide ad obbedire e si immette in strada. Corre, corre più che può, come se sentisse qualcosa scivolargli via tra le dita, ma non riuscisse a riafferrarlo. Comincia a respirare a fatica, come se stesse correndo a piedi, le mani strette in una morsa attorno al volante. 

Parcheggia a caso, scende dall'auto sbattendo la portiera e sale le scale a due a due. Quando si trova davanti all'enorme portone in ferro, prende un respiro a fatica e poi lo spalanca. 

Dentro è tutto come sempre: il grosso tavolo, la vetrata chiusa, qualche libro sparso in giro e il divano in ordine. Ma Stiles sa già che lì non c'è nessuno. E non perchè nessuno gli sia andato in contro, ma perché è quello che l'ha spinto lì. La consapevolezza che Derek fosse andato via di nuovo. 

Fa qualche passo, ormai senza fretta, guardando in giro. Il suo sguardo si sofferma sul tavolino basso di fronte al divano: c'è un foglio bianco, tenuto fermo da una candela rossa, spenta. 

Stiles ricorda quando l'ha portata lì: era il Natale di due anni prima e l'aveva comprata perché c'era scritto che profumava di "Biscotti e Natale". L'aveva fatto ingenuamente, troppo ingenuamente. Derek l'aveva guardato, braccia incrociate e sopracciglio alzato e Stiles si era sentito terribilmente in colpa. Aveva portato una candela a casa di chi aveva perso la sua famiglia in un incendio. Aveva cominciato a sudare, a chiedere scusa balbettando, ma Derek gli aveva detto di tacere e, per la primissima volta, lo aveva abbracciato. 

"Non voglio che tu limiti i tuoi gesti per me, solo per paura di ferirmi. Prima che succedesse...tutto, le candele mi piacevano molto e piacevano anche a mamma. Non la accenderò, ma la terrò, grazie" gli aveva detto. Stiles aveva pianto un po', si era beato di quel contatto e poi avevano guardato un film. 

Stiles si avvicina al mobiletto. Il foglio non è bianco, ci sono delle parole scritte, scritte da Derek, con la sua calligrafia elegante per la quale Stiles l'ha spesso preso in giro. Lo afferra e comincia a leggere. 

Caro Stiles, so che prima o poi troverai questa lettera, so che verrai qui a cercarmi. Lo hai sempre fatto. Questa volta non mi troverai, ma ho qualcosa da dirti. Voglio chiederti scusa. So di essere una persona difficile, di non riuscire ad esprimere ciò che sento, di non riuscire a darti ciò di cui hai bisogno. E questo mi dispiace. So anche che tu sai cosa provo per te, ma che sei consapevole di volere di più. Vorrei riuscire a dirti quanto ti amo, a parlare in modo schietto come fai tu ogni volta. Vorrei saper esprimere anch'io i miei bisogni, dirti se mi manchi, dirti che voglio baciarti, dirti semplicemente che mi andrebbe di vederti. So che lo sai, ma che non ti basta saperlo, perché tu hai bisogno di fatti, di parole e di cose che puoi toccare e vedere. E i miei silenti non li puoi toccare. Pensavo tu mi conoscessi abbastanza da avermi accettato così come sono, ma forse mi sbagliavo. O forse io pensavo di conoscerti e che tutto questo ti bastasse. Non so qual è la verità, ma so che così non può andare avanti. Sono andato via, sperando di stare con persone che non avranno da ridire su di me, qualcuno che mi apprezzi anche se sto in silenzio, anche se mi esprimo con le sopracciglia. Mi dispiace, Stiles, di abbandonarti per l'ennesima volta, ma ho bisogno di pensare a me. Tuo, per sempre, Derek. 

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