Stiles suppone che quello che gli ha fatto cadere tutto il capanno degli attrezzi addosso sia stato un violentissimo terremoto. Ha sentito un fortissimo boato e non ha nemmeno avuto tempo di scappare, che la struttura in legno è completamente collassata su se stessa.
Non riesce ad aprire gli occhi, che gli bruciano per la troppa polvere, sta facendo sempre più difficoltà a respirare, perché qualcosa gli pesa sulla schiena e la gamba...la gamba gli fa così male che non sa nemmeno da quanto tempo è lì sotto e da quanto tempo sta urlando.
Sa che deve stare più fermo possibile, sia perchè non sa quali altre ferite ha, sia per non rischiare di smuovere le macerie e farsi ancora più male. Cerca di calmare il respiro, contando lentamente i secondi e affinando l'udito, per capire se c'è qualcuno nelle vicinanze. Suo padre è di sicuro a lavoro, ma andrà a controllare che lui sia vivo, no?
Passano centoventisei secondi, quando Stiles sente un forte rumore alla sua destra e, per lo spavento, sobbalza, facendosi ancora più male alla gamba. Il grido di dolore gli viene fuori fortissimo.
Un altro rumore e un altro ancora e Stiles comincia a capire che forse qualcuno sta spostando le travi o qualsiasi altra cosa gli sia caduto addosso, quindi comincia a chiamare il suo salvatore.
"So-sono qui! Ho una- cazzo- una gamba rotta!"
Stiles continua a parlare, tenendo gli occhi ancora chiusi, anche per il dolore accecante, fino a quando qualcosa non gli sbatte contro il naso.
Apre piano gli occhi e si ritrova davanti il muso nero di un can-
"De-Derek?"
Il lupo, in risposta, uggiola e gli lecca gli occhi.
"Oh, gra-grazie, ora ci vedo."
Derek è nella sua forma lupo, non è riuscito a spostare tutte le macerie, ma si è infilato sotto per arrivare a Stiles.
"Spe-spero arrivi qualcuno..." sussurra il ragazzo, mentre qualche lacrima gli scende sulle guance.
Ho chiamato aiuto, prima di trasformarmi.
Stiles sbarra gli occhi, sorpreso. Derek è lì, in forma animale e lui...lui ha sentito le sue parole diritte nella testa. Come se ne avesse ascoltato i pensieri.
Pensa a stare tranquillo, parleremo dopo.
"Se sopravvivo..."
Non morirai, Stiles!
Questa volta Stiles ha sentito proprio il tono Alpha. Chiude di nuovo gli occhi, mentre Derek continua a strofinargli il muso contro il naso. Perde conoscenza appena sente la voce di suo padre che lo chiama da lontano.
Beep. Beep. Beep.
Bene, quello è sicuramente l'ospedale. Stiles si convince di non essere morto e, piano, apre gli occhi. Fa vagare lo sguardo nella stanza, fermandolo alla sua destra. Derek gli sta tenendo la mano, ha la testa appoggiata sul letto e sta dormendo. Stiles allunga una mano e gliela passa tra i capelli, svegliandolo.
"Ehi, come stai?" chiede, anche se è lui quello in un letto di ospedale. Solo che Derek sembra davvero stanco.
Il mannaro, infatti, sbuffa un sorriso.
"Sei tu quello che è finito sotto un capanno degli attrezzi, che si è inclinato tre costole, rotto una gamba e graffiato in più punti."
Stiles, però, realizza una cosa.
"Tu però sei quello che si è preso il mio dolore per un po'."
Derek gli passa una mano tra i capelli. "Come stai?"
Stiles sorride. "Non mi fa male niente, ma suppongo sia per gli antidolorifici. PErò...mi sono davvero spaventato."
Derek continua ad accarezzargli la testa, Stiles si bea di quel contatto così inusuale, ma che gli sembra così giusto.
"Quando me l'avresti detto che il tuo lupo mi ha scelto come suo compagno?" chiede.
Derek sembra inizialmente sorpreso, poi sorride. "Dovevo pensarlo che prima o poi l'avresti letto in una delle tue ricerche. Da quando lo sai?"
"Da ora. O da sempre, non lo so. Me l'ha confermato il tuo lupo, facendomi entrare nei suoi pensieri, come si fa solo con un compagno."
Derek sposta la mano dai capelli ad una guancia, Stiles si appoggia contro quel tocco.
"Pensa a guarire, non far lavorare troppo il tuo cervello, ragazzino."
"Ma poi ne parleremo? O scapperai?" chiede, timoroso.
Derek si sporge, baciandogli la fronte. "Non vado da nessuna parte, avremo tanto tempo per parlare. Ora riposa."
Stiles gli sorride, gli riafferra la mano e chiude gli occhi.
La parola era "TERREMOTO".