#117

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"Papà, quando ti sei innamorato della mamma, come te ne sei reso conto?"

Stiles intercetta suo padre in corridoio e gli fa quella domanda all'improvviso. Lo sceriffo è appena tornato da una gita in montagna e probabilmente sta ancora disfacendo il borsone, ha delle calze tra le mani e l'espressione un po'...sconvolta?

"Ti sei innamorato, Stiles?" chiede. 

Stiles sbuffa. 

"PEr questo te lo chiedo, non lo so! Dai, come hai fatto con mamma?"

Lo sceriffo lo sorpassa, entrando in camera sua e sedendosi sul letto, Stiles lo raggiunge e gli si siede di fianco. 

"Credo di essermene reso conto quando mi mancava. Ci vedevamo spesso, sai, a scuola, però poi un'estate lei è andata in Polonia e doveva rimanerci per due mesi" lo sceriffo sorride teneramente al ricordo. "Solo che erano passati quindici giorni e io avevo una specie di peso sullo stomaco. Ero triste, volevo vederla, sentirla. Mi mancava anche solo guardarla o sentire la sua voce. Come se mi mancasse un pezzo."

Stiles resta in silenzio, una ruga di espressione sulla fronte tradisce la sua inquietudine. 

"Figliolo" lo esorta suo padre, "tu cosa senti?" 

Stiles comincia a stritolarsi le mani tra loro. 

"Ecco...io...Mi manca anche dopo un solo giorno che non lo vedo e vorrei raccontargli tutto ciò che faccio, tutto ciò che mi passa per la testa. Mi viene da sorridere anche se lo vedo da lontano e mi piace quando sorride lui! E poi mi preoccupo per lui, ecco, vorrei fosse sempre felice."

"Lui?" chiede lo sceriffo e Stiles sbianca, sbarrando gli occhi. Suo padre gli passa un braccio intorno alle spalle. 

"Ehi, è okay, va bene che sia un lui. E ne sei innamorato, credo proprio che tu sia innamorato."

Stiles si volta a guardare suo padre, che gli sta sorridendo con uno sguardo...fiero?

"Ma come faccio a sapere se anche lui ama me, papà?" 

"Mh, vediamo, come si comporta con te?"

Stiles ci pensa un po'. 

"Beh, a volte mi urla addosso, soprattutto se durante gli allenamenti di lacrosse sbaglio qualcosa. Mi dice che sono un idiota, però mi sceglie sempre come suo compagno per i progetti di scienze. A volte mi spintona anche nei corridoi, quando mi passa affianco, però mi porta anche della cioccolata ogni tanto, tra una lezione e l'altra."

Lo sceriffo sorride ancora di più. 

"Potevi dirlo che si trattava di Derek, ti avrei detto subito che è pazzo di te."

Stiles boccheggia. "Co-cosa? Come l'hai capito? E perché è pazzo di me?!"

"Stiles, siete amici dal primo anno, è sempre qui, io osservo."

"Osservi cosa?"

"Come ti guarda. E ti guarda come qualcuno a cui piaci davvero tanto."

Stiles arrossisce di botto e comincia a sudare. 

"E ora? Cosa si fa?" chiede a suo padre. 

"Beh, io feci una telefonata intercontinentale, spendendo un sacco di soldi, per dire a tua madre che la amavo. A te basta andare nella riserva a casa sua e dirglielo."

"Oddio! No! Non ce la posso fare!"

"Sei mio figlio. E figlio di Claudia, che appena tornata dalla Polonia venne a casa mia e mi baciò sulla porta. Puoi farcela."

Stiles si alza di scatto, l'espressione risoluta. 

"Sì, vero. Posso farcela!" e corre via. 

John sorride e si gira verso il comodino. Claudia sorride da una foto, bella, luminosa. 

"Dai, in fondo me la sono cavata bene, no? Tu proteggilo e stagli vicino mentre confesserà tutto a quell'Hale." 



La parola era "MONTAGNA". 

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