Derek scavalca la finestra ed entra in camera di Stiles, per la prima volta dopo due anni. L'odore è sempre lo stesso, caramello con una punta di cannella che pizzica nel naso.
Derek si guarda intorno, c'è anche il solito disordine e la solita bacheca piena di indizi di chissà quale caso che Stiles ha rubato alla polizia. Sbuffa un sorriso, poi guarda verso la scrivania, anch'essa in disordine. La superficie è totalmente ricoperta di fogli e, quando si avvicina, Derek si rende conto che sono tutti schizzi e disegni fatti a matita, in bianco e nero.
Non sapeva che Stiles disegnasse così bene. Ne prende uno e, già al primo sguardo, si rende conto che sono le labbra carnose di Lydia, impossibile non riconoscerle. Su un altro, invece, ci sono gli occhi di Scott, anche quelli riconoscibilissimi, ha lo sguardo solito da cucciolo.
Derek continua a sbirciare, ad entrare nel mondo di Stiles e trova il sorriso di suo padre, un ritratto di Liam e dettagli di alcuni animali. Il chiaro-scuro sembra rendere tutto più vivo, come se fossero delle foto scattate in bianco e nero. Sotto i fogli, Derek trova un album da disegno, rilegato in pelle, chiuso. Sa che dovrebbe lasciarlo dov'è, ma è troppo curioso. Lo prende, si siede sul letto e comincia a sfogliare.
Mani, labbra, profilo. Poi una schiena tatuata, un braccio e, all'ultima pagina, due occhi. Sono l'unica cosa colorata, un blu elettrico accende quello sguardo, il suo sguardo. Derek resta immobile a guardare tutti quei disegni, sfoglia e risfoglia le pagine, ritrovando tutti dettagli che lo riguardano. Sorride quando, in una rappresentazione della sua mano con artigli, è disegnato anche il polsino della sua giacca di pelle.
Non si meraviglia nemmeno del fatto che Stiles abbia colto tutti quei dettagli e che li abbia disegnati solo grazie alla sua memoria, dato che non ha nessuna sua foto. Non se ne stupisce perché sarebbe capace di fare lo stesso.
Sa che il ragazzo non è in casa e che tornerà solo il giorno dopo, dato che è al college, e che lo sceriffo non entrerà nella sua stanza, perché Stiles non l'ha mai permesso a nessuno senza la sua presenza.
Derek si siede alla scrivania, impila qualche foglio per farsi spazio, poi apre un astuccio di matite e comincia a disegnare.
....
Stiles apre la porta di casa e inspira forse l'odore familiare. Manca da casa solo da una settimana, ma gli manca sempre più. Posa la spesa in cucina, poi sale al piano di sopra col borsone pieno di vestiti sporchi. Preferisce fare la lavatrice lì nel fine settimana e non in quelle del dormitorio.
Lascia il borsone fuori la porta del bagno, poi va in camera sua per mettersi comodo. Suo padre ha il turno di mattina, quindi ha un po' di tempo per mettere ordine in quel disastro. Afferra una tuta dall'armadio e si veste, poi la sua attenzione viene catturata dall'ordine della sua scrivania. John la deve smettere di entrare l' e cercare di mettere ordine, è da quando aveva dieci anni che glielo vieta.
Stiles si avvicina per vedere cosa ha combinato, ma si blocca.
Allunga una mano per sfiorare con le dita quel disegno che non è sicuramente suo, lui non ha mai disegnato se stesso. C'è lui, di profilo, che sorride. Ci sono i suoi nei, le sue fossette e il suo occhio sinistro che, anche se disegnato solo a matita, sembra risplendere. Sembra avere una luce ad illuminare lo sguardo. Sa già chi è stato, lo sa benissimo, riconoscerebbe quel tratto deciso, ma delicato, tra centinaia di schizzi. Guarda il fondo del foglio e sorride.
D.H.
Prende il cellulare e fa partire una chiamata.
"Ragazzino."
"Hale, bentornato."
La parola era "DISEGNI".