36.

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La mamma di Simone ha cucinato così tante cose buone che non ho potuto dire di no. Simone ha detto a sua sorella che da adesso può considerarmi come sua cognata, come aveva sempre detto e sognato. Ci siamo abbracciate forte sembrava di aver trovato una sorella.
Mi butto sul letto del mio ragazzo che mi guarda divertito.
“ sei stanca?” mi chiede sdraiandosi al mio fianco.
“ si. Mi ero dimenticata di quanto fossero stancanti le lezioni ”
“ piccina” mi tira per i fianchi facendo incastrare le nostre gambe.
“ domani usciamo insieme?” mi chiede poi guardandomi negli occhi.
“ da soli?” io e Simone siamo usciti parecchie volte soli come amici. Mangiavamo qualcosa e poi andavamo in disco oppure a fare una passeggiata.
“ si. Se non ti va non fa nulla”
“ certo che mi va. ” lo strittolo un po' dal collo lui mi stringe dalla vita. Sento il suo cuore battere molto forte. Avrei voluto fare i salti di gioia per quella piccola consapevolezza che mi stava dando.
“ andiamo a mangiare la nostra pizzetta preferita, poi se vuoi ti porto al mare. So quanto ti manca la tua isola”
“ oh piccino” siamo molto vicini con u nostri visi. Mi stampa un bacio.
“ ci stai?” annuisco felice. Si mi mancava la mia piccola isola. Mi mancava la gente. Il mare. Le passeggiate che facevo con i miei amici. Mi mancano pure loro.
“ quest'estate volevo scendere a Malta dopo la laurea” gli dico “ se riuscissi a organizzarmi...”
“ andiamo insieme! Chiedo ferie al datore di lavoro e scendiamo a Malta. Io non l'ho mai vista”
“ dici sul serio?” annuisce di nuovo. Ero felicissima non potevo credere che mi avesse detto queste cose. Non si era mai permesso nonostante sapesse quanto io ci tenessi ad andare giù.
“ dopotutto mi devo anche fare perdonare” ridacchiò “ un modo in più per stare insieme a te”
amore” mi esce dal cuore senza rendermene conto. Simone mi guarda  sorridendo un po' scioccato ma felice. Incastro la testa nel suo incavo nel suo collo imbarazzata di ciò che appena successo. Quasi me ne vergogno. Non so se lui vuole essere chiamato così. Non so se ciò che provo io ad oggi è lo stesso suo. Nonostante questa mattina mi avesse detto di essere innamorato di me non riuscivo a credere che tutto stava succedendo sul serio.
“ ehi” cerca di allontarmi per guardarmi negli occhi. Oppongo resistenza rimanendo in quella posizione. “Emma..  non ti devi vergognare di ciò che hai appena detto. Non devi avere paura di una mia reazione. Devi essere semplicemente te stessa. Lo so che dentro di te c'è quella sensazione che tutto possa finire, che ci possiamo perdere che potremmo rovinare tutto da un momento l'altro. E so anche che quel giorno ho sbagliato a trattarti in quel modo. Mi dispiace. Voglio che ti comporti come quando eri mia amica, quello che ti passa per la testa me lo devi dire e se ti senti di chiamarmi in quel modo fallo perché io sono il tuo amore. ” mi dice facendomi sentire il cuore in gola. I brividi nella  schiena. Mi sposto lentamente sul suo viso.
“ quindi non ti dà fastidio” scuote la testa convinto.
“ non mi dà fastidio che tu mi chiami così piccola perché  sei tu. Fosse stata un altra molto probabilmente non glielo avrei permesso” gli sorrido. Mi accarezza la nuca e inizia a baciarmi prima il naso gli occhi le guance e poi le labbra. Schiudo per dare via alla danza alle nostre lingue. Incastro con le gambe Simone dal bacino e lo stringo sempre più vicino a me. Sento che vorrei digli quelle due paroline ma forse è ancora presto. «Ti amo amore» è vorrei dirtelo fortemente ma adesso non ci riesco.

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