58.

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Sara mi ha portato da Emma. Conard e Rosanna corrono verso di me. Mi abbracciano. Scoppio a piangere. Avevo trattenuto fino a poco fa.
“ è tutta colpa mia” dico.
“ no Simone. Non è colpa tua. ”
“ si invece. Le avevo detto che dovevamo passare a prendere le sigarette. Sono egoista del cavolo. ”
“ ehi, non voglio sentirti in questo modo. ”
“ Rosanna come dovrei sentirmi. ”
“ guardami.  Emma non vorrebbe che ti sentissi così. Doveva succedere. Chiunque sia la pagherà. ”
“ voglio vederla”
“ non credo sia il caso Simone!” mi dice Conrad. Scuoto la testa contrariato.
“ ne ho bisogno. Ti prego ”
“ Simone non ci fanno entrare nemmeno a noi”
“ mi basta anche solo dal vetro. Vi scongiuro. ” Rosanna prende la mia sedia rotelle. Si avvicina alla cabina bianca dove credo sia Emma. Mi solleva piano piano tenendomi vicino sempre. E la indica.
È su un lettino. Intubata. Una fascia in testa. Tanti fili addosso. La macchina del cuore che si muove per rilevare i battiti cardiaci.
Il mio invece in questo momento si sta spaccando in mille pezzi. Stringo il pugno sul vetro.
“Emma” la chiamo. “ ti devi svegliare. Non puoi lasciarmi” dico. Lascio cadere altre lacrime addosso. Le gambe mi tremano e Rosanna fa per sedermi ma oppongo resistenza.
“Simone stai per sentirti male. Siediti” mi dice. Scuoto la testa.
“Emma. Ti prego!” dico ancora “ fallo per loro. Non puoi andartene. Non puoi lasciarli soli. ”
“Simone, Emma non può sentirti. Sei qui dietro il vetro. ”
“ io voglio che mi senta. Lei deve capire che non può morire. Deve restare con me. Con voi ”
“ anche noi vorremmo questo. Ma lei è lì. È sarà forte”
“ davvero lo credete?” la guardo. So bene che lo stanno dicendo solamente per incoraggiarmi a tornare in stanza. Mi siede nella sedia.
“ crediamo quello che sia giusto credere”
“ quindi?” le dico
“ quindi preghiamo che Emma si svegli”
“ Rosanna se restate qua come pensate che possa farlo. Non la stimolate. Non...” mi sposto. Arrivo alla maniglia sto per entrare ma il medico mi ferma.
“ tu che ci fai qui? Dovresti stare sù. Nel tuo reparto, non stai messo meglio anche se sei sveglio” mi riproverà.
“ non mi interessa di me. Ma di lei. Devo vederla da vicino. Non può impedirmelo!”
“invece posso farlo. La signorina non può vedere nessuno al momento. Deve almeno superare le ventiquattro. Ogni ora che passa è una speranza per voi. ”
“ come può pensare che si svegli se stiamo qua dentro”
“Simone giusto - annuisco - la signorina è fragile. Ogni cosa che può prendere potrebbe farle infezione. Quindi adesso stai fuori”
“ la prego” noto Sara prendere la sedia rotelle mi allontana dalla porta.
“ la risposta è no. In caso si svegliasse o facesse movimento nelle prossime ore sarai il primo ad essere avvisato. Ma adesso devi tornare in stanza. O rischi di prenderti una polmonite con queste correnti”
“ non capite. Non mi importa di me. Voglio stare con lei”
“Simone, mi avevi promesso che l'avresti solo guardata dal vetro” mi rimprovera mia sorella. Resto per qualche minuto fermo.
“ non ci riesco !”
“ ti riporto in camera allora”
“ no. Dammi altri 5 minuti per guardarla”
“ cinque minuti” mi dice il medico. Rosanna torna ad avvicinarsi. Mi accarezza una guancia e mi porta vicino al vetro. Il medico tutto ben preparato. Le controlla ogni parametro. Le apre gli occhi per controllare la situazione. I battiti dal polso. E scrive tutto nella cartella. Non riesco a vederla così. Il fegato mi si mangia. Voglio sparire adesso. Vorrei esserci io al suo posto. Non doveva andare così. Dovevamo essere solamente felici. Mancava poco alla laurea. Poco al giorno in cui saremo scesi a Malta insieme. Sento la testa girarmi e poi buio di nuovo.

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