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La luce del sole colpisce il mio viso. Guardo l'orario è sbatto gli occhi. Le undici. Merda Simone ha saltato lavoro.
“Simo. Simooo” lo muovo mentre continua a dormire. “Amore sono le undici. Avevi appuntamento a lavoro alle nove. ” gli dico.
“ che cosa???” urla. Si alza di scatto. Si infila i jeans di corsa. Prende il telefono prova a chiamare Alessandro che non risponde. Sicuramente la riunione è già iniziata. “merda merda” si leva la maglietta e resto bloccata a guardarlo. Mi alzo da sola. Lentamente mi avvicino senza usare le stampelle. Mi fissa.
“amore” sorride.
“ lo so che sei felice che sto in piedi da sola ma ti devi muovere. ” gli dico accarezzandogli il petto nudo. Alza gli occhi al cielo. Ridacchiò da sola.
“ se fai così mi passa la voglia di andare. Ma solo di buttarti nel letto e fare l'amore con te ”
“ vacci piano signorino. Guarda che adesso porto tuo figlio dentro.”
“ sono innocuo” ride. Si infila la maglietta interrompendo quella visione celestiale per me. Mi lascia un bacio sulle labbra, quando sta per staccarsi mi riattacco a lui. Agganciando le braccia sul collo; con una mossa rapida prende le mie cosce facendole avvinghiare sulla sua vita. Incrocio i piedi e continuiamo a baciarci. La maglietta sale lasciando il mio sedere al vento visto che indossavo il perizoma. Me lo stringe con le mani.
“ mhm” mugugna nella mia bocca. Ci stacchiamo per riprendere fiato. “ vado altrimenti si fa tardi ed è già tardi” rido per il giro di parole. Mi mette giù. Mi tengo.
“ ci vediamo dopo?” gli chiedo.
“ si. Passi prima a casa a farmi una doccia. ”
“ non vieni a prendermi dalla fisioterapista?”
“amore non credo di riuscire a finire in tempo. Sei con tuo padre. ” torna indietro visto che era nel corridoio pronto per scendere le scale. Mi bacia più volte a stampo. Mi accarezza la pancia e va via.
“ buongiorno” vedo i miei spuntare in camera.
“ buongiorno” mi sistemo subito la maglietta e infilo velocemente i pantaloni.
“ andiamo a fare colazione?” mi chiede mio padre. Annuisco senza dire nulla.
“ papà io e te...”  mi interrompe.
“Emma devi stare tranquilla. ”
“ non posso farlo se tu poi mi odierai. Io .. voglio questo bambino ma se tu sarai deluso da me non potrei vivere serena. ” mi guarda. Mamma è già scesa giù.
“ Emma guardami, io sono felice se tu lo sei. Non puoi prendere delle decisioni solo per farmi contento. Se tu vuoi questo bambino è giusto così. E poi questa è tua vita. È una tua scelta. Io posso solo cercare di capire e accettare”
“ davvero lo faresti? Accetteresti questo passo?”
“ è mio nipote Emma. ” mi fa sorridere. Mi butto tra le due braccia. “ non fare niente di cui potresti pentirtene. Decidi sempre tu per te e non per quello che vogliono gli altri”
“ti voglio bene papà”
“anche io amore. Andiamo a fare colazione altrimenti questo pupo ne risente poi”
“ hai ragione. Ma mi servono le stampelle. Riesco a fare due tre passi e a stare in piedi ma non a fare tutti quei gradi”
“giusto” prendo le stampelle scendo giù insieme al mio papà. Che dopo mi accompagna dalla fisioterapista.
Dovrò dirle del bambino. Così da fare degli esercizi giusti per non fargli del male.
Facciamo colazione tutti insieme. Poi mi preparo per andare all'ospedale, mio padre si fa trovare pronto in macchina, lascio un bacio sulla guancia a mia madre e poi lo raggiungo. Sono agitata. Vorrei tanto che oggi la fisioterapista mi dicesse di iniziare a camminare piano piano da sola. Mi sono un po' scocciata di muovermi solo con le stampelle.
Una volta arrivati papà mi sorride. Mi accompagna fino al piano. Vedo Ornella avvicinarsi, mi saluta e fa lo stesso con mio padre. Mi porta dentro per fare i primi esercizi alle sbarre.
“ornella devo dirti una cosa” le dico prima di iniziare.
“dimmi tutto”
“ io... Sono incinta” mi guarda. Sorride. Mi abbraccia.
“auguri ragazza mia. Sono tanto felice per te. Quando lo verrà a sapere Natascia lo sai quanto sarà contenta” annuisco. L'infermiera mi era stata tanto vicino e mi era rimasto nel cuore il fatto di lei e suo figlio. L'ultima volta che ci siamo visti Simone aveva comprato un bel giocattolo da portarlo a lui. Natascia non voleva ma l'abbiamo obbligata. Era giusto così.
“ ci ho pensato a lei. Spero di essere più fortunata di lei”
“ sono sicura che tu già lo sia Emma. ” le sorrido.
“ grazie” dico. Mi porta alle sbarre per iniziare a camminare. Mi dice che oggi non dovrò tenermi. Piccoli passi lenti senza tenermi. Ero fiera di quello che ero riuscita ad arrivare giorno dopo giorno.

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