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Erano passati due giorni esatti dalla crisi respiratoria. I medici ogni giorno la tenevano sotto crollo. Io ero sempre fermo fuori ad aspettare. Le parlavo tutti giorni. Volevo che mi ascoltasse. Che si svegliasse da un momento all'altro. Non sto mangiando. E neanche dormendo. Mi viene tutto a fatica. A momenti non mi reggo neppure in piedi. Eppure cerco di farcela per il bene di Emma. Devo resistere. Non posso abbandonarla.
“ Simone” Rosanna mi passa una mano sulle spalle.
“ ehi. ” le dico.
“ perché non vai a casa? Conrad è disponibile ad accompagnarti”
“ no. Non voglio lasciarla da sola”
“ ci sono io con lei. ”
“ non è la stessa cosa Rosanna. Voglio che quando si sveglia sappia che io ci sono. Se vado a casa e io non ci sono penserà che non le sono stato vicino. ”
“ non lo penserà Simone. Se tu pensi che lei ti senta allora sono sicura che lei sa che tu sei qui”
“ non voglio andare a casa. Voglio stare qua. ”
“ Ascoltami, vai a casa ti fai una doccia e poi torni qui. Ti giuro che se ci fosse solo minimo movimento ti avviso subito. ”
“ sicura?” mi guarda come ogni mamma guarderebbe suo figlio. Mi stringe la mano.
“ si Simone, sono sicura. Te lo prometto”
“ ok mi faccio una doccia e torno”
“ puoi anche dormire un po' Simone” scuoto la testa. Avevo accettato il fatto della doccia perché molto probabilmente stavo puzzando e non me ne rendevo conto. L'unico modo per stare lì era stare sulle seggioline e aspettare. Con gli occhi aperti senza perdersi un minimo di niente.
“ non ho intenzione di dormire. Sto via per poco. ”
“Simone” cerca di rimproverarmi ma con scarsi risultati. Avevo già deciso. Prendo la giacca appoggiata al mio fianco. La infilo. Scendo le scale arrivando al piano terra. Erano ormai giorni che non vedevo la luce. Non scendevo neppure per fumare. Ero come in un altro mondo. Un'altra persona. Trovo Conrad  che mi aspetta, mi siedo in macchina, regna il silenzio fino all'arrivo a casa. Prima di scendere mio suocero mi blocca il polso. Mi volto subito per guardarlo. Avevo timore di sentire ciò che doveva dirmi.
“ Conard che succede?”
“ non so da dove cominciare”
“ dimmi ciò che pensi”
“ io so che ami mia figlia. So anche che in questi giorni non ti sei staccato da lei prendendo anche posto alle notti di mia moglie”
“Conrad scusami io... Non volevo che succedesse tutto questo. Pensavo che fosse tutto sistemato. Ho una paura di perdere Emma che non ho mai provato prima - appoggio la testa nel sedile e lui mi guarda. Lascio che le lacrime riprendano possesso del mio volto. - in tre anni che la conosco l'ho vista stare male. Ho cercato in tutti modi di farle aprire il cuore di nuovo perché non era giusto stesse male per quel ragazzo. In tre anni ho cercato di essere me stesso con lei. Ho cercato di volerle bene. Eppure, da quando siamo insieme non capisco se lei lo è realmente. Sbaglio ogni cosa che faccio. Mi sento come se non mi meritassi nulla Cornad.
Non sono in grado di amarla realmente. Mi sento imponente di poterla salvare. Mi sento un piccolo uomo che fino a giorni fa, faceva il gradasso il grande uomo. Davanti a queste cose io non sono nessuno.
Ho sbagliato a trattare tua figlia come le peggiori ragazze al mondo. Ogni mattina che la guardo mi sento in colpa per averla fatta stare male. ” respiro mentre un singhiozzo mi attraversa. “ non sono mai stato così. L'amore mi faceva schifo perché io non sapevo neppure da dove cominciare. Adesso non posso fare a meno di lei. Non riesco a pensare che lei possa solo andarsene via per sempre. È colpa mia se lei sta così. Avrei davvero dovuto pensare più a lei stessa che a me. ” mi ero aperto completamente con il padre della mia ragazza. Una cosa che non mi sarei mai aspettato. Ma solo al pensiero che potesse dirmi di starle lontano mi spaventava. Non ci sarei riuscito. Non avrei nemmeno vissuto.
“ non volevo chiederti di starle lontano. Ti ringrazio per queste parole. Non devi sentirti in questo modo. Io ti voglio bene come un figlio Simone. Volevo solo dirti che non devi spezzarti. Capisco il dolore. Ma devi mangiare. Devi reggerti in piedi. Se vuoi che Emma ti veda in forma e non uno scheletro quando si sveglierà” per la prima volta in questi giorni mi era scappato un sorriso e mezza risata. Mi da colpo sulla spalla e mi lascia andare.
Entro in casa. Sara è al PC appena mi vede viene ad abbracciarmi. Mi strittola in realtà. Mamma e papà mi sorridono soltanto.
“ sono tornato per qualche ora. Mi faccio una doccia e mangio due cose. Torno da Emma ” affermò. Non dicono nulla. Sara mi sorride e all'orecchio mi sussurra che presto avrei avuto anche altre notizie. Avevo capito bene a cosa si riferisse. Le lascio un bacio sulla fronte e vado in camera mia. Ancora disfatta dall'ultima volta che siamo stati qui. La sua maglietta sul mio cuscino. La annuso. Il profumo mi entra nelle narici. Ricomincio a piangere.
Mi manchi amore mio.

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