𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟚

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Si vede che hai provato qualcosina parlano

Parlano le tue pupille

E adesso che mi prendi per la mano vacci piano

Che se mi stringi così

- Paracetamolo (Calcutta)

Un'altra settimana di duro lavoro era passata e Jimin si diresse immediatamente verso il suo telefono accendendolo e batté sull'icona della chiamata, il numero del suo coinquilino Mark comparve e felice lo nominò.
Mentre stava per rispondere gli disse che sarebbe arrivato a breve e di farsi trovare già pronto,  lui acconsentì, ma il sottoscritto sapeva che non ci  sarebbe riuscito essendo un ritardatario nato.
Ritornò a casa con il sorriso, ma le sue preghiere furono vane perché il ragazzo era appena entrato in doccia e questo significava che doveva aspettare ore ed ore per vedere il suo coinquilino venir fuori  da quella dannata porta. Con un cipiglio si diresse verso camera sua, spalancò la sua cabina armadio e si immerse dentro, uscendovi poi con un capo di marca.
Jimin, anche se lavorava in un bar e in una scuola liceale privata, era "mantenuto" dai suoi genitori, originari dell'America e con una forte azienda alle spalle, che  non avrebbero mai voluto vedere i loro primogenito rinchiuso in un locale per lo più sottopagato oppure parlare con dei  mocciosi  come li nominava il padre , ma il biondino alla tenera età di diciotto anni abbandonò il tetto dei suoi per poter vivere la sua vita in modo libero e senza pregiudizi. 

Si sentì chiamare e corse subito dal suo migliore amico, gli sorrise per poi spogliarsi e lanciarsi sotto il getto d'acqua tiepida. Per un'istante pensò a quel ragazzo e gli vennero i brividi <<Il suo sguardo sembrava cosi perso e vuoto>> affermò prendendo un asciugamano appena finì di rilassarsi e senza perdere altro tempo si preparò in modo impeccabile, con tanto di trucco. Uscì dalla stanza, ormai diventata una sauna per quanto calda fosse, e si dirige in cucina, sospirò vedendo Mark mangiarsi la faccia con il suo storico fidanzato Jackson <<Ciao jack!>> alzò la mano in modo gentile e lui ricambiò mentre con l'altra accarezzava  il fianco del suo ragazzo, Jimin ha sempre voluto vivere una storia amorosa come quella dei due, migliori amici fin dall'infanzia, sempre in due, e sempre innamorati l'uno dell'altro <<Andiamo Chim?>> gli chiese Mark e lui annuì, dirigendosi poi verso la porta chiudendola alle loro spalle. 

Per tutta la serata Jimin cercava di intravedere il ragazzo della sera precedente, ma non trovandolo  si diresse da Jaebeom e gli chiese una sigaretta <<Nervoso? Non fumi mai amico>> il destinatario non rispose e uscì direttamente fuori e accese quel dannato tubetto cilindrico di carta sottilissima riempito di tabacco era così che la chiamava il suo professore di chimica, che personalmente adorava, e per quella notte si dedicò a guardare il cielo notturno e contare le stelle. 

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