𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟠𝟠

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Le cose che abbiamo in comune

Sono così tante che quasi spaventa

Entrambi viviamo da più di vent'anni

Ed entrambi comunque da meno di trenta

Ci piace mangiare, dormire, viaggiare

Ballare, sorridere e fare l'amore

Lo vedi, son tante le cose in comune

Che a farne un elenco ci voglio almeno tre ore, ma

Allora cos'è

Cosa ti serve ancora

A me è bastata un'ora

-Le cose in comune (Daniele Silvestri)

Le mani del biondino tremavano al solo pensiero di doversi sposare con il maggiore. Il tempo sembrava non essere d'aiuto, volava e ogni giorno si avvicinava al quello della data ufficiale, l'ansia con essi aumentava.
Cercava di non pensarci per poter stare più tempo con la piccola, visto che Jungkook era ritornato a lavoro dopo due settimane perché era stato chiamato più volte, e non poteva aumentare le sue ferie. Nonostante avesse incitato il compagno, Jimin, cercando di non farlo notare, si sentí un po' abbandato, ma si sarebbe ripromesso di non rinfacciarglielo mai, sapeva com'era fatto il suo futuro marito, e sicuramente questo lo avrebbe stressato più del dovuto.
Anche se ormai si era abituato e restare in quella casa per così tanto tempo, sembrava di andare sempre alla ricerca di nuovi posti per rilassarsi, come la soffitta, luogo fresco e che stava diventando una vera e propria stanza, non più uno sgabuzzino, come si erano organizzati inizialmente. Molte volte comparivano fotografie e disegni risalenti a decine di anni fa, e mettendole a paragone con il presente, non hanno niente a che vedere con esso, il faccino dolce che si intravede nella stampa si può quasi paragonare a quello della piccola, che nonostante tutto assomiglia al più piccolo. Vivendola giorno dopo giorno sembra tutto più vivo e forse, dopo mesi, si può dire raggiungibile.
Vivere la vita per i neo genitori, non era stato così semplice, anzi, a tratti si poteva definire sfrenata.
Le urla, la poppata, il ruttino, il cambio del pannolino e ancora urla su urla, infinite e snervanti si spaziavano nella mente dei più grandi, che allo stesso tempo non ne potevano fare a meno.
I mesi erano passati e i due cercavano di passare la nottata più vicini possibile, volevano vivere quei momenti come se fossero ultimi, e sicuramente nessuno, se non loro, glieli poteva rubare.
Jimin si affacciò alla grande vetrata che si presentava nel salone di casa sua, la piccola era ancora nel mondo dei sogni, e non la voleva disturbare, sperava vivamente che nessuno potesse bussare proprio in quel momento, altrimenti gli occhietti scuri si sarebbero aperti e la bocca avrebbe incominciato a creare una certa sinfonia, conpoata da strilla e pianti. Con il sorriso che ricopriva il suo volto, stanco ma sempre perfetto, si appoggiò sul divano, capiente e comodo, per potersi stendere e rilassare, senza che nessuno potesse aprire bocca e disturbare la loro quiete, e sicuramente non ne sarebbe stato fiero.
Appena udì la porta di casa aprirsi, tremò al solo pensiero di dover fremere la voglia di urlare di gioia e di abbracciare il suo compagno, che si diresse in salotto e si appoggiò sulle sue gambe morbide e snelle.
Quelle attenzioni ormai erano d'obbligo e nessuno dei due voleva fermarsi, <<Ti amo>> a vicenda si sussurrarono queste parole ricche ti puro significato <<Resta con me per sempre>> con voce sottile Jimin si accasciò sul suo volto e si abbandonò al lieve e sottile bacio, che schioccò a contatto con le labbra sottili dell'altro, <<Ti prometto che resterò con te per sempre>>

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