Jungkook's pov
Una mattina mi svegliai euforico. Erano le 7,30 quando la sveglia squillò obbligandomi ad aprire gli occhi e accogliere la calda luce del sole che penetrava dalla finestra. Mi alzai molto rapidamente, feci una doccia calda e scesi al piano di sotto per fare colazione. La mia grande casa a due piani ospitava un'enorme cucina comunicante con il salotto, in cui la mia governante personale ci deliziava di pietanze diverse ogni giorno, provenienti anche da diversi paesi, per abituarci e conoscere altre culture. Nei miei 22 anni ho viaggiato molto, lavoro da quando ne avevo 18 e posso dire di averne conosciuto già quasi la metà. Tutto questo, grazie a miei genitori, i signori Jeon, proprietari della più grande compagnia commerciale di Busan.
Al primo piano incontrai i miei due fratellini, Lisa di 8 anni, e Taemin Di 15, erano le persone più importanti della mia vita, gli unici per i quali mi ero fatto in quattro fin da piccolo per assicurargli un futuro e far sì che non sentissero la mancanza dei nostri genitori. Si sono separati quando avevo sei anni, e fu un bene che vidi solo io quelle scene tremende che misero in atto. Fu una lotta per l'affidamento, nessuno dei due si interessò a cosa volessi, con chi stessi meglio, la sola cosa che contava era il prevaricare sull'altro, l'essere più forte vincendo la causa. Non c'è da sorprendersi, stiamo parlando di genitori, di famiglia, cosa che io non ho avuto, e non vorrò mai. La famiglia è un insieme di regole, di compiti, di ordini. Non c'è amore, rispetto, collaborazione, questi elementi non li ho mai conosciuti, nemmeno a scuola, da cui tra l'altro ne sono uscito brillantemente, a pieni voti. Fui affidato a mia madre, la quale cercò di crescermi affinché potessi riscattarmi da quello stato di dolore in cui mi avevano messo, affinché potessi non ripetere i loro errori. Questo fu uno dei motivi che mi spinse a occuparmi costantemente dei miei fratelli, fino ad oggi, giorno in cui avrei ribaltato totalmente le carte della mia vita.
<<Buongiorno signorino Jungkook, la colazione è servita, se desidera altro, mi chiami>>, mi salutò Minseoo, la governante. Le rivolsi un sorriso e mi sedetti. Vidi di fronte a me un vassoio pieno di pancakes e sciroppo d'acero, i miei preferiti.
<<Buongiorno anche a te Minsoo, accomodati, possiamo fare colazione insieme>>, proposi. Odiavo mangiare da solo, e quei due diavoletti dei miei fratelli avevano già finito. <<Non credo sia una buona idea, ho molto lavoro da svolgere, devo finire di sistemare la casa per la cena di stasera signorino>>. affermò.
<<Ci vorrà poco tempo, ed è giusto che tu faccia una buona colazione. Ti vedo molto stanca in questi giorni, forse dovresti lavorare di meno, oppure potrei affiancarti un aiutante se preferisci>>, riflettei. Erano molti anni ormai che si occupava delle mansioni domestiche, di portare a scuola i miei fratelli, aiutarli a fare i compiti quando io non c'ero. Mi sono sempre sentito in debito con lei, ha rinunciato a molto per rimanere con noi. Purtroppo, non è riuscita a crearsi una famiglia, ad avere un compagno, siamo noi la sua famiglia.<<Signorino Jungkook, lei è sempre molto comprensivo, mi farebbe piacere avere qualcuno che mi possa aiutare, ma non vorrei fosse un ulteriore spesa per lei, posso ancora farcela anche da sola>>, affermò.
<<Puoi chiamarmi solo Jungkook, o Kookie, ci conosciamo da quando ero piccolo, non c'è bisogno di tutta questa formalità. Per il resto, sì penso che valuterò alcuni curriculum e ti farò sapere>>, risposi. La colazione era qualcosa di sublime, mai mangiato piatto più buono. Appena finì salutai Minsoo e salii in camera, per decidere cosa mettermi. Optai per un completo composto da camicia bianca, pantaloni e giacca nera. Un classico. Dovevo recarmi in ufficio, e parlare con mio padre, esattamente dopo due anni dall'ultima volta in cui lo vidi. Ci sentiamo spesso per telefono, o ci ritroviamo in qualche conferenza su Skype, ma non lo guardo negli occhi dall'ora, non che ne sia particolarmente dispiaciuto. Sono sicuro che sarà colpito dalla mia visita, inaspettata e decisa. Ho organizzato tutto affinché il mio piano si realizzi, e nessuno, riuscirà ad impedirlo. Così dopo essermi preparato, scesi di sotto, ricontrollai un'ultima volta se avessi portato dietro tutte le scartoffie e documenti necessari, e uscii.In quel giorno di primavera faceva particolarmente caldo, l'aria sembrava essersi completamente fermata, rendendo tutto più stressante. Non c'era nessuno al mondo che odiasse il caldo più di me. A giustificare ciò, una volta salito sulla mia dolce e fidata decapottabile accesi l'aria condizionata: l'unica che non mi abbandona mai. Come al solito, misi gli occhiali da sole, mi guardai un'ultima volta nello specchietto e partii. Man mano che percorrevo i chilometri la mia mente veniva assalita da pensieri, da mille scenari, da come sarei riuscito a concludere l'affare. L'ansia stava prevalendo. Mi ero preparato un discorso ad affetto, cercando di studiarlo quasi a memoria proprio per non commettere errori e non dargli la possibilità di ribattere, ma ero troppo nervoso e stavo finendo per dimenticare tutto. Così chiamai Yoongi hyung, il mio migliore amico, il quale sicuramente starà dormendo. Selezionai il contatto appena scattò il semaforo rosso e aspettai che rispondesse.
<<Pronto?>>, la sua voce era assonnata, come pensavo. Passa la maggior parte del suo tempo a dormire, chiamarmi o comporre canzoni, di cui tra l'altro sono dei veri capolavori. <<Hyung sono in crisi, non ricordo niente del discorso e ho paura di fallire. Ho aspettato questo giorno per anni ma credo di non averne più il coraggio>> affermai sconsolato. Sospirò.
<<Kookie devi stare calmo, abbiamo seguito passo per passo tutte le indicazioni dell'avvocato, hai tutte le carte in regola per ottenere ciò che vuoi, e poi stiamo parlando di tuo padre non di un estraneo, non ti mancheranno certo le parole quando lo vedrai>> rise. Non aveva tutti i torti, ma lui sapeva sempre come fregarmi, come raggirare il discorso a suo favore, l'aveva fatto anche in tribunale, facendomi passare per un bambino strano la cui opinione non doveva essere presa in considerazione perché a parere suo non ero stabile mentalmente.<<Non lo so, mi tremano le mani e non riesco a guidare decentemente>> risposi. Mancava poco all'arrivo, circa sette minuti, che sembravano un'eternità. Sono così arrabbiato con me stesso da non riuscire neanche a seguire il discorso motivazionale che l'hyung mi sta facendo e mantenere l'attenzione sulla strada, questo giorno è troppo importante per me. <<Vuoi che venga lì?>>, mi domandò.
<<Potresti?>>, chiesi.
<<Si, cerco di fare il prima possibile. Non penso però mi lascino entrare, gli addetti della sicurezza sono implacabili>>, pensò.
<<Ti farò passare a mio nome>>, risposi.
<<Perfetto, allora ci vediamo dopo Kookie>> attaccò.Nel frattempo, ero arrivato a destinazione. Parcheggiai la macchina, e chiusi gli occhi. Feci qualche respiro profondo cercando di placare il cuore che batteva all'impazzata e guardai il grande edificio posto davanti a me. Sembrava un impero, che presto, sarebbe crollato. Presi la mia valigetta, ed entrai. Incontrai subito gli addetti della sicurezza che fecero diverse storie sul fatto che non avessi un badge e non potevo avanzare, questo finché non mi riconobbero. <<Signorino Jeon? Cosa ci fa qui?>>, domandò uno dei due uomini alti almeno 2 metri, e tremendamente muscolosi. <<Devo vedere mio padre, ho un appuntamento e non voglio perdere tempo>>, risposi con aria di sfida. I due si guardarono e dopo svariati attimi dissero che avrebbero chiamato al piano di sopra per avvertire del mio arrivo, facendomi però passare.
<<Arriverà un mio amico fra poco, Min Yoongi, fatelo passare>>, ordinai. I due annuirono ed io li lasciai lì, stupiti sul posto. Non mi presi la briga di salutare nessuno, nonostante conoscessi a memoria ogni particolare di quell'insulso edificio pieno di donne e uomini che conoscevo fin da piccolo e con alcuni dei quali ci giocavo durante la pausa pranzo. Sembra passata un'eternità da quegli unici momenti di spensieratezza. Arrivai fino al terzo piano con un ghigno in volto. Mi sentivo stranamente sicuro di me, il mio umore era decisamente cambiato in maniera quasi fulminea. Arrivai fin davanti al suo ufficio, dove avvertii la sua voce imperterrita a parlare probabilmente al telefono. Aspettai che finisse prima di bussare. Appena ottenni il consenso, spalancai la porta mostrandomi. Come previsto, il suo viso divenne pallido, i suoi occhi sorpresi incontrarono i miei decisi. <<Jungkook cosa ci fai qui?>>, domandò alzandosi. <<Sono qui per la resa dei conti papà>>, risposi chiudendo la porta alle spalle.
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Grazie a tutti coloro che leggeranno la mia storia! Fatemi sapere cosa ne pensate!
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~Unpredictable~ Jikook
FanfictionJimin e Jungkook sono due poli opposti che si richiamano continuamente. Il primo pauroso, gentile, sincero, riservato. Il secondo passionale, schietto, bugiardo, deciso in tutto quello che fa. Sarà una pizzeria a farli incontrare, e dal primo sguard...