Capitolo 40

559 38 52
                                    

Jimin's pov

<<Perché l'hai tolta?>>, dissi. Avevo gli occhi appannati, ma mi sforzai di non piangere. Vedere la sua mano libera da qualcosa che aveva sigillato il nostro amore, che in qualche modo mi assicurava che mi amava, che era mio, mio marito.
<<Io..che dici?>>, mormorò guardando la mano. Sembrava sorpreso, come se non si fosse accorto.
<<Me la sono tolta prima di fare la doccia, deve essere rimasta in bagno>>, mentì. Quella era la scusa che gli era passata in mente in quel momento. Non poteva trovarne una peggiore.
<<Vado a casa>>, affermai superandolo.

<<Questa è casa tua, ti prego Jimin ascoltami>>, mi seguì. Era, mio malgrado, casa mia. Lui lo era. Scesi di fretta le scale, asciugando velocemente le lacrime che non ero riuscito a contenere sperando che non mi vedesse. Yugyeom era seduto sul divano, intento a rivestirsi. Pensavo se ne fosse già andato. Jungkook urlò il mio nome per tutta la casa, ma non mi fermai. Camminai il più veloce possibile, finché non mi ritrovai fra le sue braccia, di nuovo. Merda.
<<Piccolo devi ascoltarmi, sai quanto ti amo, lui è un-->>, si fermò.
<<Un amante?>>, conclusi io. Scosse la testa. Certo, mi voleva far credere che fosse un amico. Di cui non avevo mai sentito nominare, che non mi aveva presentato, e che non aveva l'aria da riccone come gli altri.
<<Amante è una brutta parola>>, ci interruppe. Jungkook lo fulminò con lo sguardo, e lui sorrise.

<<Vattene>>, lo ammonì. Yugyeom lasciò la casa sorridendo, sotto gli occhi attenti di Jungkook. Sembrava odiarlo in quel momento. Mi sorprese molto la sua reazione.
<<Non chiamarmi piccolo e lasciami andare via>>, affermai cercando di liberarmi dalla sua presa. Era troppo salda. Lo pregai lo sguardo, da lì a poco il mio cuore si sarebbe sgretolato davanti a lui.
<<Non ti sto mentendo, dico sul serio, non è successo niente fra di noi>>, si giustificò.
<<È questo il problema, non so più distinguere quando menti e quando no. In più davvero, dannazione io ci provo, ti giuro che ci provo a capirti, ma ogni volta ne combini una, sei così imprevedibile e superficiale da lasciarmi ogni volta più stupefatto>>, lo colpì dritto al cuore. Volevo che sentisse tutto il dolore che avevo provato io, ma le mie parole non sarebbero mai state abbastanza.

<<Ah sì? E tu e il tuo collega del cuore? Come siete stati ieri sera, bene no? Avvinghiati l'uno con l'altro>>, mi accusò. Riuscii finalmente a liberarmi con una mossa veloce, che lo colse di sorpresa. Mi voltai di scatto per correre via, se non che inciampai sui miei stessi passi cadendo quasi per le scale.
<<Jimin!>>, urlò raggiungendomi. Mi ritrovai di nuovo fra le sue braccia, i nostri nasi si sfioravano, proprio come le labbra. Notai come fissava le mie, mi chiesi se pensasse anche lui lo stesso: volevo baciarlo.
<<Senti non cominciare con questa storia del collega perché non regge. Fra di noi non c'è nulla te l'ho spiegato un sacco di volte. Riconosco che dalle Instagram stories di ieri tu possa aver creduto altro, ma se avessi fiducia in me, se mi conoscessi bene capiresti che non sto mentendo, e la tua gelosia è assurda e infondata>>, spiegai contrariato.

<<Perché dovrei avere fiducia in te se tu non l'hai in me? Sono stanco delle tue sfuriate, sono una persona con dei sentimenti lo sai? Sto soffrendo tanto per te, possibile che non te ne accorgi?>>, affermò con gli occhi lucidi.
<<Fra le braccia di un altro soffri? Oh, immagino che dolore immenso proverai>>, sentenziai. Stette in silenzio. Si sedette sui primi scalini, guardandosi le mani, cosa che feci anch'io. Odiavo vederla spoglia, senza la fede. Non c'era giustificazione a questo.
<<Chi era quel ragazzo?>>, chiesi poco dopo.
<<Un amico>>, rispose. Non aveva neanche il coraggio di guardami negli occhi.

<<Un amico certo>>, affermai alzandomi. Ero davvero stanco di parlare, di cercare spiegazioni e rassicurazioni che non sarebbero arrivate.
<<Sai che ti dico? Non mi credere. Tu non vuoi ascoltare. Ti sei fissato con il fatto di essere dalla parte del giusto, di sapere tutto tu, e non vuoi smuoverti da lì. Sono stanco di aspettarti. Credevo che chiedendoti scusa e cercando di farmi perdonare sarebbe tornato tutto come prima, ma tu non mi vuoi con te. Non credo che tu non possa passare sopra la mia bugia perché non è nulla di così grave tu non>>

<<Mi hai sposato con l'inganno Jungkook>>, risposi.
<<Quale è stato l'inganno? Non dirti che ero ricco? Oh sì, che dramma hai ragione. Sarebbe stato meglio se fossi stato povero, orfano, e infelice no?>>, sentenziò.
<<Sono arrabbiato perché mi hai mentito, non per la tua posizione economica, quella non posso cambiarla purtroppo>>, risposi sedendomi accanto a lui.
<<Purtroppo? Assurdo. Hai smesso di amarmi quando hai capito che non ero più il tuo ragazzo ideale. Non rinnegherò più nulla di me per accontentarti. Ho smesso di vedere la mia famiglia, l'ho resa partecipe indirettamente della farsa che avevo messo su solo per paura di perderti. Ho chiesto a Yoongi di reggermi il gioco, al mio migliore amico capisci? Solo perché avevo paura di rimanere da solo, di perdere l'unico uomo che avessi mai amato. Ironia della sorte? L'ho perso lo stesso>>, mi urlò contro, iniziando a piangere. Mi sentii malissimo. Non potevo vederlo così, ma non me la sentivo neanche di consolarlo, di tornarci insieme.

<<Jungkook aspetta non è così>>, continuai.
<<Non sono tuo padre. Mi dispiace se questa storia ti ha ricordato lui, ma io non sono lui. Ha sbagliato certo, ma puoi provare a perdonarlo no? Sei anche libero di non farlo, ma devi smetterla di avere dei pregiudizi sulle persone benestanti. Tutto quello che ho l'ho conquistato lavorando, sono soldi puliti. Non faccio affari loschi, non scommetto soldi, sono una persona per bene>>, si giustificò. Pianse a dirotto asciugandosi gli occhi con le dita, ormai troppo bagnate per dargli un minimo di beneficio. Il suo petto era in preda agli spasmi, il suo respiro affannato. Come avevo fatto a ridurlo così.
<<Avremmo dovuto avere una conversazione del genere prima di tutto questo, prima del matrimonio. Ora mi sembra tutto una forzatura. Capisci cosa intendo?>>, chiesi dolcemente. Lui annuì, distogliendo lo sguardo.

<<Ti ho offerto tutto ciò che avevo. Una casa, un'azienda, una buona posizione economica, il mio amore. Forse non ti basta, o non è quello che cerchi da un uomo. Io sono fatto così, ma non lotterò più. Questo amore mi sta logorando dentro, non riesco più a sopportarlo>>, mormorò puntando il suo guardo ferito nel mio.
<<E questo cosa significa?>>, chiesi spaventato.
<<Che mi arrendo. Fai come vuoi, pensa di me ciò che vuoi. Te lo ripeto, ma con un significato diverso questa volta: fai come se non fossimo sposati. Nel senso però che sei libero di ricostruirti una vita, come farò anch'io>>, rispose. Cercai di attirarlo a me, ma si scansò. Sembrava deciso, come se quelle fossero state le sue ultime parole. Erano state delle lame affilate, che una ad una avevano trafitto il mio cuore, lasciandolo in mille pezzi.

<<Jungkook ascoltami io non sono disposto a perderti, possiamo provare a superarla insieme>>, proposi accarezzandogli il viso.
<<Non ero disposto neanche io>>, sussurrò prima di alzarsi e lasciami da solo. In preda alle lacrime. 

--------------------------------------------
Fatemi sapere cosa ne pensate ❤️

Ps. Abbiate fiducia nei Jikook....


~Unpredictable~ JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora