Capitolo 35

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Jungkook's pov

Guardai incredulo il telefono, sperando che fosse tutto uno scherzo. Forse il mondo stava complottando contro me. Come diavolo aveva fatto a trovarmi? Anzi, perché non avevo messo il profilo provato?

Lasciai completamente perdere i suoi messaggi, chiudendo l'applicazione. Ci mancava solo questa. Mi sedetti sul divano, imprecando contro me stesso per tutti gli errori che avevo commesso. Ero un emerito idiota, affamato anche. Generalmente era Jimin che cucinava, mi sarei dovuto arrangiare. Ordinai una pizza d'asporto. Nel mentre il mio telefono non smetteva di suonare, così risposi.

Smettila di scrivermi, è stato un episodio non voluto, ma è finita

Non voluto? Le ricordo benissimo le tue mani sul mio corpo

È stato uno sbaglio, un momento di debolezza che non si ripeterà

Oh si tesoro, arriverai a desiderarmi più di quanto ti saresti mai immaginato, te lo assicuro

Penso proprio che ti bloccherò

Allora ti verrò a trovare al lavoro, Jeon Jungkook

Sei asfissiante

Un bocconcino così non è di tutti i giorni, ci sentiamo presto

Spensi dalla rabbia lo schermo, privandomi di leggere altro. Lui era esattamente come me, sfacciato, deciso, perseverante. Mi inquietava non poco, perché sapevo benissimo di essere attratto da persone così ed ero sicuro che non mi avrebbe mai lasciato stare facilmente. Quella sera gli avevo dato non poche speranze, lo ammetto, il mio comportamento era facilmente interpretabile. Entrambi eravamo stati presi dalla curiosità e dall'eccitazione del momento per pensare lucidamente, ed ora ne pago le conseguenze. Per fortuna, non avevamo concretizzato nulla, se non qualche bacio. Ora però è tutto diverso, nella mia vita c'è Jimin, nel mio cuore c'è Jimin.

La mattina dopo, uscii di fretta di casa, senza sapere bene dove andare. Avevo la testa piena dei suoi messaggi, del tono di sfida che usava nei miei confronti e che inevitabilmente riusciva a non permettermi di distogliere l'attenzione. Salii in macchina, accendendo il motore e partendo a tutto gas. Dovevo liberarmi, svagarmi da tutto e di sicuro il lavoro non mi avrebbe aiutato. In più ogni volta che mi ritrovavo nel mio ufficio riaffioravano i ricordi di quella giornata infernale passata con Jimin, quando scoprì tutto. Senza contare la voglia immensa di picchiare Jackson che mi saliva ogni volta che lo vedevo. Per fortuna mio padre aveva pensato bene di scomparire dalla faccia della terra, partendo per un viaggio d'affari. Guidai per circa dieci minuti prima di ritrovarmi a destinazione. Davanti al ristorante di Jimin.

Non sapevo nemmeno perché avessi guidato fino a lì, ma sentivo di doverlo incontrare. Ieri era stata una giornata difficile e l'unica persona in grado di regalarmi piccoli attimi di felicità era lui. Così varcai la porta del locale, aspettando che uno dei camerieri mi accogliesse. E fu proprio il mio preferito a farlo.

<<Che cosa ci fai qui? Capisci il significato della frase "lasciami spazio?">>, mi sgridò. Era veramente stupendo. Sembrava avesse riposato bene, non c'era più segno delle grandi occhiaie che lo avevano accompagnato negli ultimi giorni. Sapevo che era felice di vedermi, perché alla fine, qualsiasi cosa accada, torniamo sempre l'uno dall'altro.
<<Sono qui per pranzare>>, mormorai alzando le spalle. Jimin mi squadrò per capire se fossi serio, mantenni un'espressione decisa.
<<Ovviamente dove lavoro io>,> rise.

<<Posso sedermi ad un tavolo o mangio in piedi?>>, scherzai.
<<Ti odio>>, si voltò. Mi fece segno di seguirlo, entrando in una delle sale disponibili e facendomi accomodare ad un tavolo, lasciandomi il menù. Lo ringraziai con un sorriso, che lui non accettò.

Sapevo benissimo cosa prendere, ma gli chiesi lo stesso di spiegarmi i piatti del giorno, per farlo rimanere di più con me. Jimin però era un ragazzo forse anche troppo sveglio per cadere in queste trappole stupide, e se ne andò. Di sicuro dopo quello che gli avevo fatto passare aveva affinato tutti i sensi. Lo vedevo molto teso, anche con gli altri clienti. Come se fosse sempre in guardia, in stato dall'allerta perenne.

<<Buon appetito>>, mormorò servendomi. Lo ringraziai con un sorriso e mangiai la pizza. Controllai qualche notifica sul telefono e mi guardai attorno. Mi aveva scritto ancora, incredibile. Controllai il suo profilo, preso dalla curiosità, e me ne pentii. Le sue foto erano per lo più selfie davanti allo specchio, video in palestra e mentre ballava. Beh, non si poteva dire che non fosse un bel ragazzo.
<<Quindi? Cosa vuoi da bere?>>, mi scosse Jimin. Lo guardai turbato. Quando era arrivato?
<<Eh?>>, domandai perplesso.
<<Mi ascolti o no? Ti ho chiesto tre volte cosa vuoi da bere. Si può sapere cosa stai guardando di così interessante?>>, affermò spostandosi. Spensi velocemente il display impedendogli di vedere. Sapevo di aver fatto una mossa sbagliata perché di sicuro lo avrei insospettito ancora di più. Ero stato preso alla sprovvista.
<<Scusami, l'acqua andrà bene>>, risposi. Mi scrutò a lungo prima di andare via, lasciandomi da solo. Lasciai qualche pezzo di pizza nel piatto, accendendo lo schermo del telefono e chiudendo rapidamente Instagram. Un altro cameriere mi portò l'acqua, che bevvi tutta d'un sorso prima di alzarmi. Di lui non c'era traccia, si era sicuramente rintanato in cucina. Così andai a cercarlo, sperando che, in quanto suo marito, mi avrebbero fatto parlare con lui. Diedi un'occhiata veloce alle altre due sale, arrivando davanti alla cucina. Lo trovai a parlare insieme al suo collega, quello che sta sempre in mezzo per intenderci.

<<Quindi vieni? Dai ci saranno tutti, anche il tuo amico Taehyung!>>, esclamò lui.
<<Lo hai invitato? Perché? Sei senza limiti>>, rispose Jimin ridendo.
<<Sarà una bella serata, intima fra amici, ne hai bisogno Jimin. Devi dimenticare quello che è successo o non andrai mai avanti>>, propose. Perché non se ne stava zitto?
<<Ti giuro che vorrei tanto, ma lui è sempre qui. Lo vedi? È venuto a pranzare e sono sicuro che non sarà la prima volta>>, affermò sconsolato.
<<Allora ti vengo a prendere alle 7 a casa tua?>>, disse prendendogli la mano. Jimin rimase un po' a guardarle, senza rispondere. Che diavolo gli stava prendendo?
<<Si, grazie>>, affermò puntando gli occhi nei suoi. Cercai di frenare la rabbia e di non intervenire in modo brusco togliendo quella sua lurida mano da mio marito. Non potevo fare scenate, o veramente mi avrebbe odiato.

<<Allora a stasera>>, gli lasciò un bacio sulla guancia e se ne andò sorridendo. Jimin ricambiò il sorriso e sfiorò con le dita la zona. Non potevo crederci. Cosa diavolo mi ero perso? Tutta questa intesa da dove era uscita?
<<Jimin dovrei pagare>> esclamai rompendo i suoi sogni d'amore.
<<Si, seguimi>>, andò avanti. Lo afferrai per il braccio, facendolo voltare ed avvicinare al mio corpo. Mi guardò intensamente, cosa che feci anch'io. Avevo davvero voglia di baciarlo, di portarlo a casa con me, facendo l'amore nel nostro letto ed amarlo in tutti i modi possibili. Ma era presto, ed io non lo meritavo.
<<Non farmi questo, non lo sopporterei>>, affermai, sfiorandogli la guancia con le dita. Sentendo la sua pelle bruciare al mio contatto, dopo che qualcun altro aveva osato posarci le sue labbra.

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~Unpredictable~ JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora