Capitolo 34

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Jungkook's pov

Tornai a casa presto, ero troppo stressato. Al lavoro non conclusi niente, e così decisi di lasciar perdere. Nel mentre avevo mandato altri messaggi a Jimin a cui non aveva risposto. Finché non me lo trovai direttamente a casa.

<<Non sono qui per te>>, affermò spegnendo il sorriso che si era fatto spazio sul mio volto.
<<E quella valigia, te ne vai?>>, mormorai spaventato.
<<Per qualche giorno, non riesco a pensare se ti ho accanto>>, mormorò scendendo le scale. Lo aiutai prendendo la valigia e mettendola davanti alla porta. Jimin mi guardò riconoscente, ma dovetti fare uno sforzo immane per non prenderla, svuotarla e posarla nell'armadio. Non ero nella condizione di ribattere, qualsiasi decisione avesse preso, lo avrei aspettato.
<<Tornerai? Tornerai da me?>>, domandai disperato. Jimin alzò gli occhi al cielo di fronte alla mia insistenza, ma non mi sarei arreso. L'avevo perso stupidamente e lo avrei riconquistato.
<<Smettila con queste domande, sai qual è la risposta>>, affermò raggiungendo la porta. Gli presi delicatamente un braccio, accarezzandone la pelle e facendolo voltare verso di me. Jimin chiuse gli occhi, aprendoli poi di scatto quando avvertì il mio profumo. Eravamo pelle contro pelle, occhi immersi in quelli dell'altro e il desiderio palpabile nell'aria.

<<Questi fiori sono per te, pensavo di darteli domani, ma già che sei qui>>, affermai porgendoglieli. Jimin sorrise, mettendoli apposta in mezzo a noi.
<<Grazie>>, sussurrò.
<<Rimani con me? Solo questa sera?>>, proposi. Scosse la testa.
<<No, voglio stare da solo>>, rispose scostandosi. Così non lottai più, mi feci da parte lasciandogli campo libero per dirigersi verso la porta. Si voltò qualche volta prima di raggiungerla e mi sorrise debolmente.

<<Jimin?>>, lo richiamai. Mi guardò.
<<Ti amo>>, esclamai.
<<Anch'io>>, sussurrò chiudendo la porta alle sue spalle.

Mi sedetti sul divano, sentendo un grande vuoto incolmabile accanto a me, che si attenuò quando suonò il campanello. Mi catapultai ad aprire, trovando Jimin in lacrime che stringeva in mano i fiori e con l'altra teneva la valigia.

D'istinto lo abbracciai, e lui ricambiò. Lo avevo sentito così lontano in quelle ore, ed ero contento di averlo di nuovo qui. Si tenne stretto a me ed io lo portai dentro casa, spingendo il più lontano possibile la valigia.
<<Che succede piccolo>> mormorai baciandogli la guancia.
<<Io vorrei perdonarti davvero, ma non ci riesco, sento che ho bisogno di tempo, ma non voglio neanche perderti, io...non so cosa fare>>, rispose sconsolato. Lo sfiorai dolcemente, prendendolo in braccio e adagiandolo sul divano. Si aggrappò al mio petto bagnandomi la maglietta di quelle lacrime che mai avrei voluto vedere solcare il suo volto. Specialmente a causa mia.
<<Jimin io sono qui con te, per te, non so più come dimostrarti il mio amore>> sussurrai sconfitto. Era combattuto, ma a quanto pare anche questa volta era più propenso a seguire la strada sbagliata, scegliendo la testa. La nostra storia è sempre stata una corsa ad ostacoli: lui che mi respingeva, ed io che dovevo far fede a quei pochi segnali che mi lanciava per parlare apertamente al suo cuore cercando di convincerlo che era possibile un amore fra noi due. Siamo quasi nella stessa situazione, se non per il fatto che ormai l'ho deluso così tante volte da aver perso il conto.

<<Non avresti dovuto mentirmi, non mi sento pronto a superarla così facilmente>>, pianse. Cercai di consolarlo il più possibile, ma forse non era quello di cui aveva bisogno. Aveva semplicemente bisogno di sfogarsi, tirare fuori quello che lo feriva, e sono davvero contento che lo stia facendo direttamente con me.
<<Perché non segui il tuo cuore invece? Perché non mi lasci rimediare al danno? Penso che tu abbia paura di quello che diranno gli altri di te>>, ammisi.
<<Anche>>, affermò. Ci avrei scommesso.
<<Perché ti interessa così tanto? Siamo solo noi due e il nostro amore>>, continuai.
<<Possiamo fare finta di non essere sposati se preferisci>>, aggiunsi. Ho odiato fin dal primo momento questo pensiero, ma credo che togliendogli tutta la pressione che prova in questo momento forse le cose potrebbero tornare come prima.

<<Che cosa?>>, domandò allarmato.
<<Forse il matrimonio ti sta mettendo pressione, ma non hai nessun obbligo o dovere nei miei confronti, voglio che tu ti senta libero di fare ciò che senti>>, spiegai.
<<Vorrei solo che tornasse tutto come prima, ma non mi fido di te>>, esclamò. Il suo atteggiamento rinunciatario mi feriva. Possibile che ai suoi occhi ciò che ho fatto sia così grave? Alla fine, ho solo cercato di tenerlo lontano dalla parte brutta del mio mondo, dai paparazzi, mio padre, Jackson....mi sono dedicato completamente a lui, ripudiando anche una parte importante di me: la mia famiglia.
<<Cercherò di riconquistare la tua fiducia, te lo prometto>>, mormorai. Jimin mi sorrise lievemente asciugandosi le lacrime. Era così brutto vedere il suo cuore così lontano dal mio.
<<Ora devo andare>> rispose alzandosi. Si guardò un po' attorno, forse indeciso sul da farsi, e poi raggiunse, mio malgrado, la porta d'ingresso. Cercò con lo sguardo la valigia, che alla fine gli portai io.

<<Comunque questa è casa tua, non dimenticarlo, puoi venire e rimanere quanto vuoi>>, proposi. Afferrai la sua mano stringendola nella mia e accarezzandone il palmo.
<<Lo terrò a mente>>, rispose intrecciando le nostre dita.
<<Jimin mi stai implorando con lo sguardo di non lasciarti andare, cosa vuoi che faccia?>>, domandai. Mi avvicinai di più a lui, baciandogli la fronte e le guance rosse, calde, bagnate.
<<Non cedere>>, sospirò. Ci guardammo a lungo, persi negli occhi dell'altro, mentre le nostre mani si cercavano, si sfioravano. La stanza si riempì di sospiri, del rumore del temporale che risuonava fuori dalle finestre.
<<Fanculo>>, lo baciai. Mi avventai sulle sue labbra, così morbide, invitanti, che non provavo ormai da troppo tempo. Jimin era in grado di accendermi anche il desiderio più remoto, di risvegliare ogni mio senso, di farmi commettere pazzie pur di averlo accanto a me. Il sentire di nuovo i suoi sospiri di piacere, le sue mani sul mio collo, lo schiocco delle nostre labbra mi fece capire che dovevo osare. L'avevo conquistato così, osando, talvolta anche eccessivamente, ma lo avrei riconquistato.

<<Sei anche tu il mio punto di non ritorno>> affermò. Mi lasciò un bacio a stampo prima di chiudere dietro di sé la porta di casa, lasciandomi solo. Mi sedetti davanti ad essa, respirando a fondo. Cercando di calmare il cuore che batteva all'impazzata.

I miei tentativi furono bloccati dal telefono che cominciò a squillare. Erano notifiche di Instagram. Aprii distrattamente la casella dei direct, notando 5 nuovi messaggi

Ci ho messo così tanto a trovarti che ormai avevo perso le speranze

Ti ricordi di me no?

Sai, la tua bellezza non passa inosservata, per non parlare del tuo corpo, toccarlo è stata una goduria

Questa volta però non avverrà nel bagno di una squallida discoteca

Sto venendo a prenderti baby

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Fatemi sapere cosa ne pensate❤️


~Unpredictable~ JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora