Jungkook's pov
<<Sta iniziando a fare freddo, e siamo tutti bagnati>>, disse Jimin rifugiandosi fra le mie braccia. Potrei portarlo a casa mia, farlo asciugare e dargli dei vestiti puliti, ma non voglio veda il lusso con cui è arredata. Non gli ho ancora spiegato bene com'è la mia vita, e finché non capisco se può funzionare o no, non racconterò nulla.
<<Forse dovremmo tornare alla macchina e rifugiarci, posso riaccompagnarti a casa se vuoi>>, proposi. Si staccò dalle mie braccia, e prese ad accarezzarmi il viso, asciugandomi le guance e le labbra dalle goccioline di pioggia. È estremamente dolce.
<<Va bene>>, rispose. Lo presi per mano raggiungendo la macchina. Non mi andava di separarmi così presto da lui, ma non c'era altra soluzione. Così in macchina parlammo un po', del più e del meno. A volte ci scappava qualche coccola, un bacio veloce, o un sorriso sincero. Il tempo in sua compagnia era assolutamente quello speso meglio.<<Puoi accendere il riscaldamento? Ho un po' di freddo>>, sussurrò. Lo feci, anche se forse era la mossa sbagliata, sicuramente gli avrebbe portato un raffreddore, ma lui non sembrava preoccuparsene. Alla fine, poco dopo arrivammo davanti alla sua abitazione, ma prima di scendere, mi fece una domanda che non mi sarei mai aspettato.
<<Vuoi rimanere un po' da me? Così ti riscaldi e possiamo mangiare qualcosa se ti va>> propose. Mi voltai stupito. Veramente voleva farmi entrare dentro casa sua? Nella sua intimità, con le sue abitudini, oggetti, nella sua quotidianità.
<<Se non disturbo, mi piacerebbe>>, affermai. Mi sorrise e parcheggiai la macchina. Una volta davanti all'ingresso del palazzo mi accorsi ancora di più di quanto fossimo diversi. Da quello che mi aveva raccontato divideva le spese con un coinquilino, e sicuramente uno dei motivi per cui lavorava così tanto era per riuscire a mantenersi. Io invece, per mia fortuna, ero nato e cresciuto in una realtà completamente opposta, non avevo avuto bisogno di alzare un dito per ottenere ciò che volevo, non avevo bisogno di lavorare e non ne avrei tutt'ora, ma preferisco dare un senso alla mia vita e costruirmi un futuro. Magari anche in visione futura di una famiglia tutta mia da mantenere.Jimin mi fece strada nella sua abitazione, era piccola ma molto accogliente. Feci un piccolo tour della casa, subito all'ingresso era posto il soggiorno con visione sulla cucina. Era arredato con uno stile moderno, dotato di qualsiasi console, playstation, xbox, libri, e foto.
<<Quelle sono del mio coinquilino>> affermò indicandomi i joystick. L'avevo immaginato, Jimin non mi sembrava un fanatico di video game, cosa che invece erano la mia passione, e posso dire di essere anche molto bravo. Proseguimmo con la cucina, un piccolo corridoio che portava a due camere separate e infine un bagno in comune. Alla fine non era male, non mi dispiacerebbe vivere qui con lui, senza marmocchi di torno, governanti invasive, genitori e servitori dovunque. Saremmo nella nostra intimità, solo noi due, senza esterni, senza teatri assurdi che dovevo mettere in scena ogni volta in cui tornavo tardi e dovevo scusarmi di chissà quale crimine avessi messo in atto. Ho tanti soldi, ma non la libertà. Se potessi, me ne sbarazzerei.
<<Non ho molto altro da farti vedere, ma se vuoi asciugarti ti accompagno in bagno>> affermò. Sorrisi per la stranezza della situazione, non si era manco accorto di ciò che aveva detto. Infatti, quando notò il mio sguardo persistente su di lui arrossì.<<Intendevo dire che ti faccio strada, ma rimango fuori>>, specificò. Certo, come no.
<<A me non dispiace se rimani, non mi vergogno del mio corpo, ci sono molte parti che potresti apprezzare....>>, risposi. Il suo volto diventò sempre più rosso mentre si voltò per distogliere lo sguardo.
<<Tipo il collo, le spalle...come le avevi definite tu? Larghe e possedenti?>> domandai portandolo fra le mie braccia. Gli alzai il mento con due dita e unii le nostre labbra. Non mi sarei mai stancato di assaporarle, di sentire i suoi sospiri di piacere dovuti probabilmente alla mancanza, al suo corpo tremante, alle emozioni che mi suscitava un suo solo contatto.<<Stai ancora cercando di sedurmi?>>, domandò divertito.
<<Ci sono riuscito di nuovo?>>, risposi lasciandogli un bacio a stampo.
<<No>> disse abbracciandomi.
<<Penso che il tuo corpo la pensi diversamente>>, risposi. Feci una mossa azzardata, ma mi serviva per testare quanto Jimin fosse disposto a lasciarsi andare. Aveva già fatto enormi progressi, ma volevo che fosse se stesso fino in fondo. Così gli alzai la maglietta, accarezzandogli la schiena. Aspettai un po' prima di continuare, cercai di capire dal suo sguardo se voleva che mi fermassi o no, ma non c'erano accenni di paura, anzi notai quasi...lussuria?
La sua pelle era liscia, morbida e profumatissima, ne ero estasiato. Riuscii a togliergliela, mantenendo però sempre lo sguardo nel suo. Inutile dire quanto fosse difficile contenermi dal non notare quanto diavolo fosse perfetto il suo corpo. Me ne ero già accorto in diverse occasioni, la camicia nera che esaltava i muscoli delle braccia, la maglietta bianca che bagnata dalla pioggia metteva in evidenza i pettorali, gli addominali, la sua pelle così candida...mi sentivo di nuovo accaldato. Quando mai non accade con lui?<<Direi che a parità di corpi, sono in una netta posizione di inferiorità>>, affermò abbassando lo sguardo.
<<Non pensarlo neanche per un secondo. Non credi mai ai miei complimenti, ma sei assolutamente stupendo. Possibile che tu non ti renda conto di come sono fottutamente attratto da te? Da qualsiasi cosa che ti riguardi?>>, sussurrai ad un millimetro da lui.
<<È che tu sembri così...perfetto in tutto, ed io non mi sento alla tua altezza, anche so di non essere proprio un caso perso>>, affermò. Ma sta scherzando o cosa?
<<Vieni con me>>, affermai autoritario. Ero stanco di questa sua continua mancanza di autostima. Dov'era finito il Jimin della prima sera in cui lo incontrai, quello che mi metteva costantemente in difficoltà provocandomi in ogni modo? Quello che mi faceva domande scomode e mi guardava con quegli occhi in grado di leggermi l'anima?Lo portai in bagno, mettendolo davanti allo specchio posto sopra il lavandino.
<<Guardati>>, affermai. Jimin guardava me, sembrava non voler cercare altro, come se attraverso me potesse guardarsi. Forse non era una cattiva idea. Forse permettendogli di conoscermi meglio sarebbe riuscito a capire i motivi per cui mi piace. Ed io glieli avrei mostrati quei milioni di motivi.
<<Toglimi la maglietta>>, gli ordinai. Il suo viso assunse un'espressione stupita.
<<Non credo sia il caso, insomma noi....ci conosciamo da poco e..>> incominciò. Gli misi una mano davanti alla bocca e gli baciai la fronte.
<<Jimin fallo, so che lo vuoi, vuoi vedermi tanto quanto voglio io. Smettila di fare il moralista su tutto, smettila di dire che siamo estranei, che non ci desideriamo, che è troppo presto perché non è così>>, spiegai. Mi ero andato a cacciare in un guaio enorme, non ero solito a fare questo genere di discorsi o di cercare addirittura di convincere qualcuno a spogliarmi. Ma desideravo così tanto averlo per un po'. Per qualche minuto tutto mio, solo per me, da poter fare questo sacrificio. Come ripeto molte volte a me stesso, sento che ne vale la pena.Così per una volta mi ascoltò. Mi tolse la maglietta rimanendo con lo sguardo fisso sul mio corpo. Tracciò i contorni dei miei addominali, per poi arrivare ai pettorali, salire ancora a livello della clavicola dove ci lasciò sopra un bacio. Mi guardò intensamente, qualcosa era cambiato in lui, potevo leggervi dentro il desiderio, l'eccitazione che lo guidava. Lasciò dei baci umidi un po' ovunque, arrivando a torturare il collo, le spalle, le labbra. lo portai verso il mio viso, baciandolo sempre con più passione e trasporto. La stanza si riempì di ansimi, dei suoni prodotti dalla mia bocca a contatto con la sua, dei gemiti di piacere dovuti all'eccitazione, e dai nostri vestiti che pian piano abbandonavano i nostri corpi riempendo il pavimento.
<<Jimin, ti voglio, adesso>> affermai prendendolo di peso e portandolo in camera da letto.
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~Unpredictable~ Jikook
FanfictionJimin e Jungkook sono due poli opposti che si richiamano continuamente. Il primo pauroso, gentile, sincero, riservato. Il secondo passionale, schietto, bugiardo, deciso in tutto quello che fa. Sarà una pizzeria a farli incontrare, e dal primo sguard...