35.

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L'estate passò velocemente e ormai l'inverno si era inoltrato senza neanche darci il tempo di realizzare.
"Ero così felice di averla messo dentro all'armadio, sei noiosa bionda." disse il mio scorpione rimettendo la nostra renna nel comodino e alzai gli occhi al cielo sistemando per bene le altre lucine.
Il Natale era alle porte e stavamo sistemando con cura i nostri addobbi, era passato un anno e ancora non ci credevo che Zulema era al mio fianco senza scappare a gambe levate.
"A che pensi?" mi domandò quest'ultima avvicinandosi a me e abbracciandomi dolcemente, riusciva a percepire tutto.
"A te." sussurrai voltandomi nella sua direzione e facendo spallucce nel mentre che le sue labbra si posavano sulle mie.
"Spero in positivo, bionda." disse divertita tirandomi il labbro con i denti e annuii inspirando il suo profumo.
Risi leggermente e non appena si staccò da me la guardai gironzolare nella stanza toccandosi il viso nervosamente.
"Che succede, Zulema?" le domandai in panico e notai che si appoggiò al tavolo perdendo l'equilibrio disorientata.
"Dov'è il bagno?" disse sconcertata e sgranai gli occhi davanti a quella domanda, come faceva a non ricordarsi se viveva insieme a me da quasi due anni?
L'afferrai per la vita e notai il suo viso estremamente pallido, la trascinai in bagno e non appena entrammo incominciò a vomitare come se non ci fosse un domani.
Mi misi dietro di lei nonostante cercasse di allontanarmi con la mano e le tirai i capelli all'indietro massaggiandole la schiena mentre rigettava tutto.
"Bionda lasciami, voglio stare sola." disse arrabbiandosi e mi spaventai parecchio per il suo tono di voce.
Percepii le lacrime agli occhi e uscii fuori chiudendo la porta nel mentre che ricominciava a vomitare, senza fiato.
Mi appoggiai sopra al tavolo con la testa tra le mani e scoppiai a piangere perché sapevo che c'era qualcosa che non andava, i suoi comportamenti erano troppo strani per potersi trattare di un semplice raffreddore o altro.
Afferrai il computer e incominciai a cercare varie cose, magari era un virus intestinale e ci poteva stare dato che ci si può ammalare facilmente in questo periodo.
Non ero un medico ma anche stupido avrebbe capito che Zulema non era pienamente se stessa ultimamente, ed io avrei scoperto qualunque cosa.
Serrai la mascella e mi ripresi chiudendo il computer incominciando a cucinare nel mentre che il mio scorpione mi raggiungeva, aveva ancora i capelli umidi a causa della doccia e il suo aspetto non era dei migliori, come al solito.
"Scusa per prima." sussurrò sedendosi a tavola e mi voltai sorridendole.
"Tranquilla, può capitare di stare male e non devi giustificarti con me." dissi porgendole il piatto incominciando a mangiare lentamente, la guardai bene in viso e sussultai costatando che era dimagrita davvero tanto e aveva il volto scavato.
Il suo sguardo era perso nel vuoto e giocherellò con il cibo girandolo e rigirandolo con la forchetta svogliata.
"Non hai fame? Giuro che non ci ho messo veleno dentro, sono seria." dissi scherzando per cercare di alleggerire la tensione ma la donna davanti a me non si mosse di un millimetro, il suo corpo era tanto teso come se fosse una statua.
"Lo so, bionda." disse alzando finalmente lo sguardo su di me e lentamente incominciò a mangiare con una grande fatica, ma lo faceva solamente per non farmi preoccupare.
Ormai la conoscevo.

Zulema aveva gli occhi chiusi e tolsi una ciocca ribelle dal suo viso, disegnando delle piccole circonferenze nella sua fronte lentamente, senza farle male.
Le sue gambe erano intrecciate con le mie e mi incantai guardandola perché nonostante tutto era bellissima.
Continuai ad accarezzarla e dopo alcuni minuti afferrò la mia mano e baciò dolcemente ogni nocca, facendomi sorridere.
"Sei ancora qui?" sussurrò accoccolandosi contro al mio petto e sorrisi baciandole la spalla nuda.
"Non me ne sono mai andata." dissi spostandole tutti i capelli da un lato per poter baciare il suo collo magro, Zulema rise leggermente e mi lasciò un tenero bacio sulle labbra per poi mettersi a cavalcioni sopra al mio corpo.
La guardai dal basso incantata e la vidi fare una smorfia di dolore aggrappandosi a me debolmente, chiudendo gli occhi.
"Hey, sdraiati nuovamente." le ordinai seria ma scosse la testa fiondandosi sulle mie labbra ma il suo telefono squillò.
"Vaffanculo." disse furiosa staccandosi per poi imprecare rispondendo a Saray, la vidi alzarsi dal letto infilandosi la mia camicia e la squadrai dalla testa ai piedi nel mentre che parlava al telefono.
Ogni tanto si girava e mi sorrideva per poi avvicinarsi e lasciarmi dei teneri baci sul viso e sulle labbra facendomi ridere.
"Okay a dopo, ciao." disse chiudendo la chiamata rimettendosi al mio fianco.
"Saray vuole vedermi tra mezz'ora, quindi stanotte non ci sarò." mormorò contro il mio collo per poi guardarmi dritta negli occhi.
"Sicura di stare bene? Te la senti?" dissi preoccupata ma il mio scorpione annuì baciandomi sulle labbra per poi alzarsi e filare in bagno per lavarsi.
Guardai l'orario ed erano le nove di sera, speravo che non rientrasse tardi ma tanto ero tranquilla se Saray era al suo fianco.
Nel mentre che bevevo un sorso d'acqua il mio sguardo ricadde su una confezione bianca sotto al letto, ma non capivo assolutamente di cosa si trattasse.
"A dopo." disse Zulema lasciandomi un bacio e sussultai ritornando alla realtà.
"Per qualunque cosa chiamami." dissi seria squadrandola attentamente e come al solito era perfetta, la donna davanti a me annuí per poi uscire e percepii la macchina sfrecciare ad alta velocità sulla strada.
Non appena scomparve dalla mia vista afferrai velocemente quella confezione da terra e la rigirai tra le mie mani inarcando un sopracciglio confusa.
"Temodal?" sussurrai notando che si trattava di un farmaco particolare e tante domande incominciarono a formularsi nella mia mente.
Perché Zulema me lo aveva nascosto?
Perché toglierlo dalla mia vista?
Aprii la confezione ed erano come minimo un centinaio di compresse, non avevo mai sentito parlare di questo farmaco e la prima cosa che feci fu di afferrare il computer e documentarmi.
Nel mentre che leggevo le mani incominciarono a tremare e la testa mi fece male da morire, non potevo crederci.
Era come se il mondo si fosse fermato e il cuore mi si spezzò letteralmente in mille pezzi, con lei dentro.
Con me dentro.
Le lacrime incominciarono a scorrermi lungo il viso senza fermarsi e mi morsicai forte il labbro fino a farlo sanguinare.
Zulema stava male e mi aveva tenuto tutto nascosto senza darmi la minima preoccupazione, non voleva farmi soffrire.
Sapevo solo che ora avevo delle consapevolezze in più, perché la donna di cui ero innamorata aveva un tumore.
Singhiozzai disperatamente con la testa tra le mani e urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, ora capivo perché aveva tutti quei sintomi e non si ricordava nulla.
Avevo mille domande per la testa e mi meritavo delle risposte perché non potevo più immaginare la mia vita senza di lei.
Semplicemente era un'esistenza crudele come se non ci fosse nessuna speranza.
Ero seduta su quella sedia inerme con gli occhi aperti e avevo solo lei fissa in mente, domandandomi se fossi appena stata colpita da un proiettile o se avevo paura di perdere l'unica persona che volevo veramente dopo tanti anni.
Provai ad immaginare la mia senza di lei e anche se andavo in tutti i posti felici del mondo io ero comunque triste, riuscivo a vederla anche in ogni faccia vuota per tutta la notte e tutti i giorni, all'infinito.
Non so per quanto tempo rimasi a piangere e non mi accorsi nemmeno che passarono alcune ore fino a quando la porta non si aprí facendomi sobbalzare.
Non degnai di uno sguardo a Zulema e la sentii fermarsi di scatto con i suoi occhi su di me, mi asciugai le lacrime e il suo sguardo ricadde sul farmaco che avevo tra le mani.
La guardai dritta negli occhi e la vidi sospirare pesantemente, ormai avevo scoperto tutta quanta la verità.
"Bionda." sussurrò alzando le mani avanzando verso di me ma la prima cosa che mi venne in mente di fare fu di lanciarle il farmaco addosso, furiosa.
"Chiudi quella cazzo di bocca!" urlai alzandomi di scatto e scaraventando la sedia ai suoi piedi con una rabbia addosso disumana, ero sconvolta.
La sua espressione rimase impassibile e serrò la mascella, non sopportava l'idea che io ormai ero nel suo mondo per intero perché avevo scoperto cosa la stava disturbando e cambiando da tanto tempo.
Infatti non disse una parola ma i suoi occhi come al solito urlavano tutti i suoi pensieri, voleva essere aiutata ma allo stesso tempo voleva semplicemente lasciarsi andare, ma sapevamo entrambe che non l'avrei mai lasciata soffocare nel suo dolore o ancora peggio: nella sua disperazione più totale.
Perché tutto ciò che riguardava lei ormai riguardava anche me, dovevamo usare quella linea rossa non per allontanarci ma per legarci a vicenda senza separarci.
"Dobbiamo parlare." aggiunsi facendole un cenno verso la sedia incrociando le braccia al petto con la voce spezzata dal pianto e tremai come non mai.

Ma l'unica persona veramente distrutta in mille pezzi era la donna davanti a me.

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