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"Sì Macarena, sono qui." disse con la sua solita voce sicura e calma, notai che aveva imparato ancora di più lo spagnolo ma il suo accento inglese si sentiva notevolmente.
"Mi sei mancata così tanto." mormorai appoggiandomi nella sua spalla e inalai il suo profumo inconfondibile.
"Sono qui, ma tu non hai un bell'aspetto vieni nel mio ufficio così mi racconti cosa è successo ok?" disse facendomi strada e mi aggrappai a lei incamminandoci, non credevo che avesse trovato un posto di lavoro proprio in questo ospedale.
Era addirittura primario.
"Ho alcuni vestiti di ricambio perché quando ho il turno di notte rimango a dormire qui e Richard mi ha assegnato un'ufficio, inoltre devo dirgli assolutamente che sei qui. Il bagno è nella prima porta a destra, ti aspetto e fai con comodo." disse aprendo una porta al piano superiore e rimasi a bocca aperta nel constatare che era notevolmente enorme e perfetto.
Entrai in bagno e Amelia mi lasciò gentilmente i suoi vestiti e mi immersi sotto al getto dell'acqua bollente sospirando pesantemente e levandomi tutto il sangue incollato nella mia pelle.
L'urlo straziante di Zulema riecheggiava ancora dentro alla mia testa e alcune lacrime scesero lungo il mio viso facendomi sussultare ma era logico che mi sentissi così distrutta.
Volevo che lei fosse fuori pericolo ma dopo che avevo rincontrato Amelia l'ansia era un pochino svanita.
"Vieni qui, ti ascolto." disse una volta che fui uscita, mi sentivo rigenerata e finalmente mi ero tolta da dosso tutto quel sangue, come se fosse un brutto ricordo.
La mia amica stava controllando alcune cartelle cliniche e notai che anche lei si era cambiata dato che le avevo sporcato il camicie bianco di sangue.
"Ah non preoccuparti, ne ho a bizzeffe! Siediti." disse notando il mio sguardo un pochino dispiaciuto e indicandosi cioè che aveva indossato, era splendida.
Mi sedetti al suo fianco e appoggiai la testa nella sua spalla mentre mi accarezzava l'avambraccio lentamente, ero esausta per la corsa che avevo fatto e chiusi gli occhi mentre incominciavo a raccontarle tutto quanto, dalla cosa più insignificante alla più importante e mi ascoltò attentamente.
La sua faccia rimase impassibile ma non smetteva per un attimo di starmi vicina, di lei potevo fidarmi ciecamente dato che ci conoscevamo da una vita.
Compagne di elementari, medie, liceo, ed eravamo sempre rimaste in contatto nonostante lei fosse partita in Inghilterra per studiare medicina ad Harvard e fare il dottorato in America.
Ma ora era qui, ed io avevo bisogno di lei e lo sapeva bene.
"Hai una forza assurda." mormorò dandomi un bacio tra i capelli e la strinsi di più a me, sfogando tutto il mio dolore tra le lacrime.
"Amelia io la amo davvero, sono innamorata di lei da tanto tempo." dissi singhiozzando e affondando il viso contro il suo collo abbracciandola forte.
"Che succede realmente Macarena?" disse accarezzandomi i capelli e decisi di confessarle del tumore al cervello, la sua faccia era sconvolta e mi sgridò con lo sguardo, facendomi tremare.
"Sono un neurochirurgo cazzo, dovevi venire subito da me e parlarmene. Faccio miracoli di mestiere e ho sempre saputo ribaltare l'impossibile." sbottò alzandosi e mi ripresi un attimo mentre metteva le mani nei fianchi.
"Zulema ha un carattere troppo difficile, io volevo contattare qualcuno ma lei ha detto che le restano mesi. Ho voluto salvarla nonostante tutto da quel deserto del cazzo perché lei merita di vivere, non di morire.
Ha un'orgoglio enorme e non vuole cedere per nessuna ragione al mondo ma non può lasciarmi ora, io sono incinta." dissi toccandomi il viso nervosamente e Amelia sgranò gli occhi inginocchiandosi davanti a me sfiorandomi poi il ventre.
"Cosa?" sussurrò alzando lo sguardo su di me e i suoi occhi incontrarono i miei, annuii tra le lacrime e mi porse la mano per alzarmi e mi abbracciò stringendomi forte e sé per l'ennesima volta.
"Sono felice per te." disse scoccandomi un bacio rumoroso sulla guancia, mi rilassai subito tra le sue braccia e mi sentii bene, Amelia era come una sorella per me e conosceva ogni lato del mio carattere, colori e sfumature comprese.
Le raccontai dell'uomo che mi aveva violentata ma non le dissi che Zulema lo aveva ucciso, le raccontai che era in carcere a causa di varie denunce.
"Ho superato tutto quanto stai tranquilla, non mi importa più." dissi facendo spallucce e la mia amica mi sfiorò il viso notando quanto fossi pallida.
"Devi rimetterti in sesto, stai praticamente svenendo tra le mie braccia. Ora tu ti riposi e non pensi a niente ne riparleremo al tuo risveglio." mormorò indicandomi il divano e mi sdraiai accoccolandomi nel cuscino.
Guardai la mia amica muoversi abilmente frugando tra i vari cassetti e mensole, le sorrisi perché nonostante gli anni passati era diventata ancora più bella.
Era il neurochirurgo migliore, il più brillante e sapevo che non mi avrebbe deluso.
Amelia non deludeva mai.
"Ora ti metto una flebo e vedrai che ti sentirai meglio okay?" disse prendendomi il braccio e nemmeno in mezzo secondo aveva già trovato la mia vena infilandomi subito l'ago.
Sentii le palpebre farsi pesanti e mi addormentai sperando con tutto il cuore che Zulema non mi lasciasse.

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