48.

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i think i've seen this film before
and i didn't like the ending
you're not my homeland anymore
so what am i defendin' now?
you were my town
now i'm in exile seein' you out
i think i've seen this film before.


"Aggrappati a me con forza." disse
Zulema afferrando la bici e mi fece spazio mentre le stringevo la vita con le braccia.
"Zulema non ti lascio." mormorai vedendola incominciare a pedalare, i suoi capelli mi solleticavano il viso e appoggiai la guancia nella sua schiena inalando il suo profumo.
Mi era mancata terribilmente e una lacrima mi rigò il viso ma l'asciugai subito perché in questo momento dovevo essere forte dato che probabilmente i messicani ci avrebbero ricercate.
La strada fortunatamente era in discesa e in pochissimo tempo arrivammo all'hotel, scesi dalla bici mentre Zulema era senza fiato.
"Merda, non sono più allenata." disse andando nel retro dell'hotel e sdraiandosi su una piccola poltrona posizionata fuori.
La raggiunsi con il cuore che batteva all'impazzata e lentamente mi sedetti dietro di lei facendole appoggiare la testa sulle mie cosce, non oppose resistenza e notai il suo volto esausto.
Aveva gli occhi chiusi e la guardai incantata sorridendo per come l'eyeliner incorniciava alla perfezione i suoi occhi, non potevo vivere senza vederli, non potevo vivere senza di lei.
Con cautela le accarezzai i capelli lisci e subito si rilassò, continuai il mio percorso e lentamente tracciai il suo naso, le sue labbra, il suo collo e la sua fronte, avevo perso la testa per lei.
"Sarà una leggenda metropolitana ma sai che quando muori i capelli continuano a crescere? Sì, le cellule della tua testa continuano a lavorare, senza fermarsi mai." disse ad un certo punto e notai il suo battito cardiaco stabilizzarsi completamente.
Sorrisi tristemente e incominciai ad accarezzarle la testa più dolcemente, volevo entrare dentro al suo cervello e stapparle via quel tumore come non mai.
"Certo, vuoi che all''obitorio pensino che tu abbia dei bei capelli?" mormorai prendendola in giro con il cuore in gola ma Zulema scosse la testa seria.
Il suo sguardo era perso nel vuoto e volevo tanto baciarla e toglierle qualsiasi paura addosso, ma non potevo.
"Voglio parlarti senza guardarti." sussurrò dopo alcuni minuti serrando la mascella e sussultai non smettendo per un attimo di accarezzarle i capelli.
Era davvero strano il fatto che non volesse guardarmi negli occhi perché l'aveva sempre fatto, questo significava che non voleva crollare come niente.
Perché lo sapevo, se lei mi avesse guardata avrebbe visto tutto il mio amore nei suoi confronti ed io il suo.
E a quel punto saremo crollate come un castello di carte appena fatto.
Aspettai che parlasse e ingoiai il grosso groppo che avevo in gola, sentendo un macigno a dir poco enorme sul petto.
"Ho passato tutta la vita a scappare, sempre in fuga, sono scappata da mia madre e poi da quel porco che lei mi ha fatto sposare. E in carcere sognavo di scappare." incominciò con un tono freddo ma si fermò di colpo e sospirò pesantemente.
"Zulema, cosa vuoi dirmi?" le domandai con il cuore in gola.
"Beh, che non serve scappare quando hai una casa e che quella roulotte in cui abbiamo vissuto insieme è stata la cosa più simile a una casa che abbia mai avuto e ci tenevo a dirtelo." disse con un tono di voce mai sentito prima e una lacrima mi rigò il viso.
Lei era sempre stata la mia casa, anche quando eravamo in carcere perché con lei mi sentivo veramente al sicuro senza alcuna paura, era il mio posto sicuro.
"Anche per me è sempre stato così." dissi sgranando gli occhi non appena vidi una piccola lacrima rigarle il viso.
Anche se era girata di spalle potevo vederla comunque ed era raro che la vedessi piangere, poche volte l'avevo vista sfogare tutto il suo dolore così.
Zulema mi aveva appena regalato una delle sue lacrime, la più dolorosa forse.
I suoi occhi si posarono sui miei mentre con cautela mi avvicinavo sempre di più al suo viso, percependo tutto il suo dolore ma sopratutto tutta la sua forza di volontà perché lei non voleva lasciarmi.
Poteva avere tutte le barriere che voleva davanti a me, ma ero l'unica che poteva disintegrarle tutte quante.
Ma il suo orgoglio ancora una volta non poteva lasciarla in un momento come questo, doveva essere lucida.
Le nostre labbra si sfiorarono ma Goya ci interruppe facendoci staccare.
"Dovete venire forza! Sono tantissimi." ci disse impaurita e ci alzammo di scatto andando velocemente dentro al magazzino dove avevamo una piena visuale di tutto quanto.
Se loro fossero entrati noi potevamo benissimo spararli tramite le fessure perché tanto non avrebbero visto niente.
Cepo ci raggiunse e ci informò che aveva fatto evacuare tutte le persone all'interno dell'hotel.
"Ti manca solo una cosa per essere all'interno della banda, mettiti in quell'angolo e riempi quei caricatori quando sono vuoti. E se esci vivo da tutto ciò avrai una parte del bottino, non mi rimangio mai la parola." disse Zulema scoppiando a ridere e afferrai un mitra dal borsone che mi aveva dato, tremavo dalla paura.
Percepii un rumore di auto all'esterno dell'hotel e l'ansia aumentò.
"Okay sono qui fuori e sono più di venti, forza!" esclamò Triana seguita da Goya e mi alzai di scatto estasiata.
"Ramala non farà prigionieri." disse Zulema ricaricando il mitra.
"Nemmeno noi." ringhiai a denti stretti posizionandomi dietro le fessure.
Mettemmo tutti i caricatori ai nostri piedi e Goya incominciò a pregare mentre tremavo dalla paura, con cautela mi misi la mano nel ventre e chiusi gli occhi cercando di regolarizzare il mio battito cardiaco accelerato, non volevo perdere la donna di cui ero innamorata e nemmeno il feto che portavo in grembo.
Vidi Zulema guardarmi con la coda dell'occhio ma non mi voltai a guardarla, Cepo ci osservava in estasi mangiando dei semi di zucca e Zulema si avvicinò a lui porgendogli una pistola in cambio di quelli, notai che gli infilò alcuni diamanti e scossi la testa sorridendo.
Dalle fessure notammo i messicani dentro e alzammo subito le armi.
"Aspettate, non ancora." disse Zulema serrando la mascella, mi guardai attorno e notai che l'ansia era stata sostituita da pura adrenalina.
Volevo vendicarmi di tutto il male che ci avevano fatto, volevo porre fine a tutta questa faccenda e scappare via.
"Mi ricorda una storia che mi leggeva mio padre da piccola." incominciai guardando gli uomini avanzare e non ci potevano sentire a causa del muro spesso, però parlavo piano.
"Quale?" mi domandò Zulema incuriosita senza staccare lo sguardo da loro.
"Alice nel paese delle meraviglie. Ella disse che sarebbe stato bello attraversare lo specchio, "sono sicura che dall'altra parte ci sono tante cose interessanti" disse la bimba. Fingiamo che questo muro sia uno specchio morbido come un velo, così potremo attraversarlo. Alla fine Alice attraversò lo specchio e scoprì che dall'altra parte era nascosto un mondo puro di fantasia." conclusi stringendo tra le mie mani la pistola e sgranai gli occhi non appena un ragazzo aprì l'armadio e notai il teschio messicano del matrimonio sopra ad un bastone.
Non appena cadde a terra Zulema diede il via e sparammo all'impazzata rompendo tutto quanto uccidendoli tutti.
Dal primo all'ultimo.
Provai un senso di libertà assurdo nel mentre che li sparavo e mai in tutta la mia vita mi ero sentita così realizzata.
Cessammo il fuoco dopo alcuni minuti ed ero veramente sollevata.
"Maca, ci sono tanti proiettili a terra e vetri rotti dovresti andare via subito. Non devi mettere in pericolo il tuo bambino." disse Cepo ancora scosso da tutti gli spari e Zulema si irrigidì subito.
"Sarebbe fantastico essere a due mila chilometri con il mio bambino." mormorai afferrando una pistola da terra ricaricandola velocemente, il mio scorpione fece finta di niente ma sapevo che le mie parole l'avevano colpita eccome dato che aveva la mascella contratta e il respiro pesante.
"Sì ma io posso farti uscire senza che nessuno vi veda! Ecco, qui c'è un passaggio ed è lungo più di trecento metri, mamma mi ha raccontato che si usava durante la guerra civile ma ora serve per tenere a fresco i vini." disse alzandosi da terra e sgranammo gli occhi seguendolo nel mentre che spostava una lunga lastra di ferro mettendola di lato.
"Ma qui non si vede un cazzo." disse Triana ma trovai delle torce a terra accendendole e facendo tanta luce.
"Perché non ce lo hai detto prima?" disse Zulema infuriandosi.
"Perché puzza di umido." disse Cepo facendo spallucce ma il mio scorpione scosse la testa afferrando alcune armi.
"Per me profuma di libertà." disse quest'ultima infilandosi la pistola nei pantaloni con cura.
"Tu non vieni?" dissi avvicinandomi a Cepo ma scosse subito la testa.
"No, l'Oasis è la mia casa e mia madre mi ha sempre detto che è difficile trovare la propria casa." disse facendo spallucce e sorrisi tristemente voltandomi verso Zulema che mi raggiunse subito.
"Al prossimo colpo verrò a cercarti, sei il migliore della banda e l'unico a non volermi ammazzare, andiamo!" esclamò la mia regina araba dandogli una pacca sulla spalla andando dentro al tunnel, lo guardai dolcemente e lo abbracciai con forza, ci aveva letteralmente salvate.
"Abbi cura di te Cepo, attento." sussurrai scoccandogli un bacio sulla guancia e raggiungendo Zulema.
Il tunnel era abbastanza stretto ma man mano che ci avvicinavamo verso l'uscita diventava più alto, ero senza fiato.
Sentii Goya tossire e si fermò nel mentre che Triana ci intimava di andare avanti.
"Resto qui con lei, andate!" esclamò urlando e continuai a seguire Zulema, il sole ci colpii in faccia e respirai a pieni polmoni vedendo l'elicottero lontano.
"Corri bionda!" disse il mio scorpione non appena uscimmo e corsi come non mai in vita mia con lei al mio fianco.
Come sempre.
L'elicottero apparve sopra di noi e quasi piansi nel vederlo, il sole spaccava le pietre e percepivo le goccioline di sudore scendere lungo il mio collo, ero senza fiato ma strinsi i denti e non mi arresi.
Sentii il telefono squillare e la mia regina araba rispose, ma non si fermò.
"Zulema, dovevo solo venire a prendervi ma non avevi detto che c'era un'esercito, me ne vado!" urlò il pilota arrabbiato come non mai.
"Atterra con quel cazzo di elicottero o te lo infilo su per il culo!" disse Zulema continuando a correre e l'ansia mi divorò.
"Atterro per cinque secondi e me ne vado, sbrigatevi perché non aspetto nessuno vi ho avvisate!" esclamò l'uomo riattaccando e il mio scorpione lanciò il telefono afferrando la pistola.
Percepii le macchine dei messicani alle nostre spalle ma non mi voltai per nessuna ragione al mondo, il cuore stava per esplodermi nel petto, letteralmente.
Zulema si fermò di scatto riprendendo fiato e mi fermai anche io sconvolta.
"Che cazzo stai facendo?" urlai percependo una nausea assurda.
"Vattene da qui e stammi bene." disse Zulema sorridendomi debolmente ma scossi la testa con il volto rigato interamente dalle lacrime, no.
Io non dovevo lasciarla andare via.
"Zulema io non ti lascio cazzo!" urlai scoppiando a piangere ma la donna davanti a me si avvicinò appoggiando la fronte contro la mia, senza fiato.
"Vattene o giuro che ti uccido." sussurrò chiudendo gli occhi e inspirai il suo profumo per l'ultima volta nel mentre che mi spingeva e mi voltava le spalle.
Ero sicura che lei mi avrebbe raggiunta, la figlia di puttana aveva sempre un piano di riserva per tutto me lo aveva sempre detto e non poteva lasciarmi così.
L'avrei uccisa io alla stronza se si fosse lasciata andare come niente.
Serrai la mascella e corsi con tutte le mie forze mentre la sentivo cantare, le macchine si fermarono e lei era inginocchiata davanti a tutti loro con il viso rivolto verso al suolo, ad occhi chiusi.
Zulema aveva sempre cantato quando era in una situazione di pericolo, mi ero accorta di questa cosa tanto tempo fa.
Erano una decina di uomini e alzarono le armi puntandogliele contro non appena Zulema si rimise in piedi e nel mentre che salivo nell'elicottero vidi tutta la scena.
Raggiungimi, forza, non lasciarmi.
Lasciò cadere le pistole a terra e con il suo solito sorriso sulle labbra sparò facendo finta di impugnare le pistole con le mani e a quel punto sentii una serie di spari, colpendola in varie parti.
E a quel punto urlai con tutta la forza che avevo in corpo, ustionandomi la gola.
Uno, due, tre..
L'avevo persa per sempre perché non avrebbe mai potuto raggiungermi.
Scoppiai a piangere vedendo il suo corpo accasciarsi e un'urlo straziante riecheggiò nelle mie orecchie facendo tremare l'intero deserto, era la sua voce rotta.
Il suo era un urlo di dolore che sfogò solamente così, lacerandomi l'anima.
Percepii una cosa fuoriuscire dalla tasca dei miei jeans e sembrava che il mondo si fosse bloccato, anche i suoni che esso emanava non si sentivano più.
Tra le mani avevo la nostra polaroid che avevamo fatto il giorno di Natale per poi andare a letto insieme alcune ore dopo.
I nostri volti erano rilassati, felici ed io come al solito ero innamorata di lei.
Monica aveva ragione, i nostri occhi urlavano praticamente tutto quanto.
Sicuramente questa polaroid me l'aveva messa poco fa nel mentre che mi parlava per l'ultima volta, mi aveva preso in giro.

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