2.

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almeria, no time yet.

Mi svegliai con un forte mal di testa e non appena mi misi seduta vidi la stanza girare e mi massaggiai le tempie lentamente.
"Ma che diavolo?" sussurrai accorgendomi che ero completamente nuda e spalancai la bocca dallo stupore guardando Lexa al mio fianco.
"No, no, no." mormorai mettendomi le mani davanti alla bocca e scuotendo la testa incredula.
"Torna a dormire." sussurrò la ragazza al mio fianco accarezzandomi la schiena nuda ma mi alzai di scatto rivestendomi.
"È meglio che vada, è tardi." dissi
toccandomi il viso nervosamente nel mentre che i suoi occhi vagavano in tutto il mio corpo.
"Ma sono solo le 8!" esclamò afferrandomi per un braccio e spingendomi verso di lei, mi lasciò un tenero bacio sulle labbra e ricambiai incerta.
Mi sentivo tremendamente male e volevo andarmene da questa casa, non mi ricordavo niente della notte precedente e mi sentii una stupida ad essere andata a letto con una ragazza che conoscevo a stento.
"Ci vediamo dopo?" mi domandò Lexa e annuii guardando i suoi occhi azzurri che non mi facevano provare nessuna emozione.
Afferrai la borsa notando il telefono completamente scarico e aprii lo sportello entrando in macchina e sfrecciando verso casa.

"Che cosa?" urlò Carlota non appena le raccontai ciò che era successo e la sua faccia era abbastanza sconvolta.
Eravamo riunite nel mio tavolo fuori dal mio camper e il sole era alto nel cielo, Ottobre era alle porte e c'era un leggero vento gelido, ma si stava bene.
"Non urlare, dio ho mal di testa." sussurrai chiudendo gli occhi e toccandomi i capelli ancora umidi dalla doccia che avevi fatto poco fa.
"Ma cosa è successo?" domandò Lidia guardandomi attentamente e feci spallucce bevendo un altro sorso di acqua.
Ieri notte avevo bevuto veramente tanto e il mio corpo era parecchio disidratato, mi sentivo debole e priva di forze.
"È questo il punto, non mi ricordo nulla. Mi sono svegliata nel suo letto completamente nuda." dissi ridendo leggermente e scuotendo la testa, non ero tanto pentita di ciò che avevo fatto anche perché quella ragazza mi piaceva davvero, ma avevo come la netta sensazione di non star facendo la cosa giusta né tantomeno essere coerente con me stessa.
"Vabbè ma tanto lei ti piace no? Secondo me ora che avete fatto questa cosa, dovete conoscervi un po' di più e frequentarvi. Non capisco dove sia il problema." disse Marga facendo spallucce e sorridendomi per rassicurarmi ma non ero convinta.
Lexa non aveva nessun problema, ero semplicemente io quella a non essere sicura della "relazione" che si stava creando, perché una parte di me era ancora intrappolata nel passato, rimanendo ancora con Zulema e non aveva nessuna intenzione di staccarsi.

"Goditi la tua libertà, bionda."

Quando mi aveva detto quella frase nel mentre che mi teneva stretta a sé mi ero sentita malissimo, pensavo che sarei morta e mi ero sentita come se mi avessero tolto un pezzo importante della mia vita.
Quella donna era sempre stata il mio mondo, tutta la mia vita era incentrata su di lei, non avevo bisogno di altro ma sfortunatamente aveva deciso di lasciarmi andare.
Avevo combattuto tutte le mie battaglie da sola anni fa, erano troppo grandi ed ero affogata nel mio stesso dolore e disperazione cadendo un'infinità di volte.
Ero così piena di rabbia repressa e non riuscivo nemmeno a guardarmi allo specchio per come ero diventata, mi sentivo perennemente vuota e l'idea di andare e trovarla in carcere era troppo alta.
Ma non l'avevo mai fatto perché ero terrorizzata dal suo sguardo penetrante e come minimo sarei scoppiata a piangere come un'idiota.
Mi ero persa completamente e se non fosse stato per Lidia, Carlota e Marga non avrei più ritrovato la strada per stare bene, per sentirmi in pace con me stessa.
"Il problema non è lei, sono io." mormorai alzando gli occhi cielo e scuotendo la testa, con lei volevo provarci ma non ero convinta.
"Maca, tu non sei mai stata il problema, forse è troppo presto per andare avanti. Magari non sei anc-" disse Lidia ma la bloccai alzando la mano e chiudendo gli occhi.
"Va tutto bene, ho intenzione di provarci e di vedere come va." mormorai sorridendole e annuì sollevata nel vedere il mio coraggio.
Avevo lottato tantissimo per arrivare dov'ero e Zulema non poteva distruggere nuovamente tutto quanto, non le lascerò rovinare ogni mio progresso fatto con sacrificio e tanto dolore.
Dovevo crearmi dei nuovi ricordi, sovrastando quelli vecchi e custodendo solo i momenti che mi avevano fatto stare bene, nel vero senso della parola.
Una parte di me era sempre stata inevitabilmente sua, le avevo dato praticamente tutta me stessa e aveva tirato la parte migliore di me.
Mentre io avevo quella peggiore e l'avevo stretta a me fino a farmi mancare il fiato ogni volta che ne avevo l'occasione.
Cosa avevo fatto?
Perché era scappata da me?
Non le avevo dato abbastanza?
Forse avevo dato tutta me stessa ad una persona che non se lo meritava, mi ero promessa il meglio e dovevo provarci.
C'era sempre un mattone sgretolato o non abbastanza duro per sostenere tutto il resto, nonostante avessi applicato tutta la mia forza a distanza di anni per sostenere la mia torre, Zulema la calciava continuamente spazzandola.
Era triste il fatto che combattevo continuamente per stare bene e per non avere nessun pensiero, ma quella donna cancellava continuamente tutto.
"Devo andare a lavoro." disse Carlota e le altre la seguirono a ruota dato che lavoravano tutte e tre nella stessa azienda, come segretarie.
"Anche io, John mi starà aspettando." dissi salutando le mie amiche ed entrando dentro finendo di asciugarmi i capelli e truccandomi leggermente per essere presentabile.
Zulema scavava così a fondo e mi confondeva a tal punto da volerla allontanare dalla mia anima per paura che la schiacciasse, ma mi ero accorta con il passare del tempo che era il mattone più forte della mia torre.
"Fottuto elfo dell'inferno." sussurrai in preda ad un attacco di rabbia, non sopportavo l'idea che lei avesse ancora potere su di me.
Non dovevo permetterglielo perché dovevo concentrarmi sul mio futuro e volevo che Lexa ne facesse parte.
Avevo passato tutta la vita a preoccuparmi del mio futuro, a pianificarlo e a cercare di prevederlo, come se potesse in qualche modo attuire i colpi.
Ma il futuro cambiava sempre, ed era la dimostrazione delle mie paure più profonde e delle mie speranze più folli.
Ma una cosa era certa, quando alla fine si rivelava, il futuro non era come l'avevo immaginato.

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