37.

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Lidia mi abbracciò con forza e piansi tra le sue braccia affondando il viso sui suoi capelli, non avevo pianto per settimane e non appena vidi la mia migliore amica sfogai tutta la mia rabbia e le raccontai ciò che era successo.
Il Natale avevo deciso di passarlo da lei mentre Zulema da Saray, mi serviva il giusto tempo per metabolizzare bene la cosa e cercare di andare avanti.
"Tesoro sono qui, non ti lascio okay?" disse Lidia stringendomi ancora di più e annuii aggrappandomi con forza contro al suo corpo, come se fosse l'unica cosa che mi facesse rimanere in vita, senza lasciarmi andare nel buio totale.
Carlota e Marga mi afferrarono la mano e la strinsero per trasmettermi sicurezza ma sopratutto non volevano farmi sentire sola, anche se non avevo paura della solitudine.
Avevo paura di perdere Zulema, perché se sarebbe stato così non lo avrei mai accettato, mai in tutta la mia vita.
"Ho bisogno di uscire e di svagarmi un attimo, voglio spensieratezza." mormorai decisa scuotendo la testa e mi asciugai il volto ricoperto dalle lacrime.
"Hai ragione tesoro, te lo meriti." disse Carlota aiutandomi a scegliere un vestito e lo afferrai non appena me lo porse.

Una volta pronta uscii salendo in macchina e sfrecciai ad alta velocità nelle strade di Madrid, scelsi un locale a caso e non appena entrai venni sommersa da una miriade di gente che ballava tra di loro, lanciai il mio capotto in una poltrona a caso e incominciai a bere vari shottini.
Non volevo pensare a nulla, volevo che per un attimo il tumore di Zulema non esistesse e desideravo sentirmi una donna libera senza regole né limiti.
"Ne voglio un altro." ordinai al barista davanti a me che scosse la testa squadrando tutto il mio corpo esposto.
"Ecco a te." disse porgendomi l'ennesimo bicchiere di vodka e non appena lo finii con un solo sorso mi buttai in pista per ballare senza preoccuparmi di nessuno.
La musica era altissima e non sapevo nemmeno che ore erano, probabilmente le due o le tre del mattino, chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare sentendo poi una presenza alle mie spalle.
Delle mani si posizionarono sui miei fianchi e mi voltai guardando l'uomo davanti a me, mi incantai guardando i suoi occhi chiari e notai che era tanto ubriaco.
Il suo tocco non mi faceva provare assolutamente niente ma la prima cosa che feci incoscientemente fu di ricambiare il bacio visto che si attaccò alle mie labbra, ma lo spinsi lontano.
Non ero sicuramente una persona che si lasciava andare così facilmente con il primo che capitava, non era nella mia indole e sopratutto avevo occhi solamente per una sola persona, una.
"Whoa, stai calma!" urlò riavvicinandosi e stringendomi la vita con forza ma scossi la testa infuriandomi, lui mi ribaciò infilandomi la lingua in bocca per poi intrecciarla con la mia.
Non provai assolutamente niente ma chiusi gli occhi cercando di non pensare ad altro, avevo la necessità di essere per un'istante un'altra persona ma non funzionò quindi mi allontanai per l'ennesima volta dal suo corpo schifata.
"Vieni con me." disse prendendomi per un braccio e sussultai per la sua presa forte senza un minimo di delicatezza.
"Sai le ragazze come te mi piacciono perché vogliono solamente una botta." mi disse portandomi in un vicolo cieco al buio e mi spinse contro al muro posando le labbra sul mio collo mentre le sue mani stringevano il mio seno.
"Lasciami." mormorai dandogli uno schiaffo ma me lo restituì con forza facendo pressione ancora di più.
Sentii un dolore lancinante alla guancia e mi arrabbiai per ciò che aveva detto, come poteva sapere una cosa del genere sul mio conto se non mi conosceva?
Mi pentii tantissimo a non essermi allontanata da lui fin dall'inizio e lottai con tutte le mie forze per allontanarlo ma dopo l'ennesimo tentativo appoggiai la testa contro al muro schifata e sfinita, il suo corpo era troppo possente e stava facendo quello che voleva, letteralmente.
"Stai zitta, puttana." disse l'uomo davanti a me abbassandosi i pantaloni penetrandomi con una forza disumana, sussultai non appena iniziò a muoversi dentro di me e strinsi i denti dal dolore mentre cercavo di colpirlo ma bloccò i miei polsi aumentando le spinte il doppio e con più forza, provocandomi un dolore mai visto prima d'ora e speravo che finisse subito dato che ero inerme.
I miei erano gemiti di dolore e mi morsicai forte il labbro cercando di non mostrarmi debole davanti ai suoi occhi e ci riuscii.
Mi toccava come se fossi un'oggetto di sua proprietà, come se fossi sempre stata sua ma non era così, non ero di nessuno.
Lo sentii gemere nel mentre che mi leccava il collo e mi salii la nausea non appena venne dentro di me, senza preservativo oltretutto.
"Brava." disse ricercando le mie labbra rimanendo ancora dentro di me e misi il viso di lato schifata e sporca.
Notai che mi aveva strappato una buona parte del vestito e la guancia mi faceva male da morire a causa del suo schiaffo, avevo lo sguardo perso nel vuoto e mi sentivo un'idiota ad essermi lasciata andare con un perfetto sconosciuto.
Ma per un momento non avevo pensato ad altro se non ad essere libera e senza pensieri, oltre a questo non aveva il diritto di toccarmi senza il mio consenso.
"Allontanati e non toccarmi mai più." dissi ritrovando un briciolo di lucidità spingendolo nauseata, lui alzò le mani ridendo e sistemandosi i pantaloni perdendo l'equilibrio.
Mi avvicinai e gli diedi uno schiaffo con tutta la forza che avevo in corpo facendolo gemere dal dolore, avevo cercato in tutti i modi di allontanarlo ma non si era fatto nessuno scrupolo a violentarmi come se fosse normale.

"Un atto sessuale reciproco e soddisfacente è di notevole beneficio per la donna in generale, il suo magnetismo è salutare. Quando non è voluto da parte della donna e lei non risponde, non dovrebbe avvenire. Lo stupro è un'arma di guerra, un atto di aggressione e un crimine contro l'umanità. Contrastare la violenza sessuale è una responsabilità, si sa quali sono le azioni da intraprendere, quello che manca è la volontà."

Ritornai dentro al locale con le lacrime che mi rigavano il viso e pensai che avevo appena tradito la donna di cui ero innamorata e con la quale avevo trascorso dei momenti indimenticabili.
Entrai in macchina dopo aver preso le mie cose e chiamai Lidia raccontandole ciò che era successo, nel mentre che tornavo a casa diedi un colpo al voltante e sfogai tutta la mia rabbia e frustrazione, credevo di star facendo la cosa giusta ma mi sbagliavo di grosso.
"Posso stare da te anche stanotte?" chiesi alla mia migliore amica nel mentre che mi dava il consenso e annuí subito.
Accelerai e decisi di spegnere il telefono anche se sapevo già che Zulema non mi avrebbe chiamata perché ci eravamo imposte delle regole, volevo distaccarmi un attimo da lei per ritrovare un minimo di tranquillità ma avevo peggiorato tutto.
Francisco non appena mi vide mi abbracciò forte e notai la sua rabbia mentre chiamava la polizia ma lo fermai terrorizzata, mi faceva male tutto.
"Non farlo, non adesso ti prego." sussurrai nel mentre che Lidia mi toglieva il capotto, entrai in cucina e sussultò squadrandomi dalla testa ai piedi, avevo il vestito strappato nella coscia e sullo zigomo era rimasto il segno dello schiaffo che mi aveva dato quel verme.
"Maca, lascia fare a me." disse la mia migliore amica con le lacrime agli occhi ma la bloccai scuotendo la testa in ansia.
"È stata colpa mia, ero ubriaca e quell'idiota ha approfittato di me vedendomi in questo stato." dissi indicandomi e rabbrividendo al solo pensiero delle sue mani sul mio corpo.
"Pensavo di star facendo la cosa giusta ma dopo l'ennesimo tentativo di allontanarlo via da me non mi ha ascoltato e ha fatto quello che voleva." sussurrai guardando un punto fisso davanti e le lacrime incominciarono a rigarmi il viso un'altra volta.
"Aveva il preservativo?" chiese ad un certo punto Francisco e sgranai gli occhi scuotendo la testa in lacrime e in panico.
"Lurido pezzo di merda, potrebbe averti messo incinta cazzo!" disse quest'ultimo alzandosi di scatto e scoppiai a piangere realizzando che poteva essere tutto vero, ma speravo tanto di no.
Eva incominciò a piangere a causa delle sue urla e Lidia gli fece cenno di dileguarsi immediatamente, quest'ultimo sbuffò infuriato e ci lasciò sole.
"Che farai se dovesse essere così?" disse la mia migliore amica dolcemente e feci spallucce asciugandomi le lacrime.
"Beh non ho altra scelta, io lo tengo perché non deve avere nessuna colpa a causa di un mio sbaglio." sussurrai pensando al mio scorpione e a ciò che mi aveva raccontato di Fatima tempo fa.
"Tesoro ascolta, non è colpa tua se hai ricevuto una notizia bruttissima che ti ha destabilizzato letteralmente.
Io non so cosa farei se Francisco dovesse dirmi una cosa del genere, probabilmente uscirei fuori di testa ed è normale che tu la stia prendendo in questo modo, sei umana e provi dei sentimenti fortissimi per lei." incominciò Lidia stringendomi la mano e sussultai davanti alle sue parole.
"Devi metabolizzare bene la cosa e ci sta che tu abbia voluto svagarti per un attimo senza pensare a nulla." concluse decisa e annuii sentendo l'ansia svanire.
"Si però ho sbagliato a lasciarmi andare con un perfetto sconosciuto, non avrei dovuto tradirla." mormorai serrando la mascella ma la mia migliore amica mi afferrò il viso tra le mani.
"Ti sei accorta dello sbaglio quasi subito dato che lo stavi allontanando via, era compito suo farsi da parte dal momento non c'era il tuo consenso.
Non hai nessuna colpa, Macarena." disse Lidia abbracciandomi e annuii chiudendo gli occhi e pensando che d'ora in poi tutto sarebbe cambiato.

L'indomani mattina mi svegliai e ricordai subito ciò che era successo la notte precedente, un senso di nausea mi colpii in pieno ma scossi la testa legandomi i capelli e lavandomi i denti.
Non dovevo cadere nel buio più totale per colpa di un uomo che non aveva saputo controllare il suo istinto dopo l'ennesimo rifiuto, non meritava le mie lacrime.
"Buongiorno, pancake?" disse Lidia sorridendomi e annuii sedendomi a tavola nel mentre che Eva mi dava un bacio sulla guancia tranquillizzandomi subito.
Avevo ancora il segno ma grazie a tanto ghiaccio e a qualche antidolorifico stavo bene fisicamente, il dolore maggiore lo avevo dentro al cuore ma sarebbe passato via perché io ero più forte.
"Volevo scusarmi con te a proposito di ieri, non era mia intenzione trattarti così e spero potrai perdonarmi." disse Francisco con uno sguardo triste ma lo rassicurai facendogli un sorriso tranquillo.
"Non preoccuparti, va tutto bene." sussurrai calma e quest'ultimo mi abbracciò forte cogliendomi di sorpresa.
Sussultai per l'eccessivo contatto fisico ma serrai la mascella e ricambiai l'abbraccio stringendolo a me piano.
"Sono felice che abbiate risolto, così possiamo fare colazione in pace!" esclamò Lidia raggiungendoci e sorrisi con lo sguardo perso nel vuoto.

Zulema non doveva sapere nulla.

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